Per il curatore dell’indagine preliminare, don John Udris, sarebbe un esempio per tutti i laici contemporaneidi Marco Respinti
Da un po’ si parla con insistenza della possibilità che Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), il grande scrittore e saggista inglese, convertito al cattolicesimo nel 1922, possa diventare santo.
In settembre, mons. Peter John Haworth Doyle, vescovo di Northampton, in Inghilterra – la diocesi in cui Chesterton visse – ha chiesto ufficialmente di verificare se ne sussistano le condizioni a don John Udris, oggi direttore spirituale del Seminario di St. Mary presso l’Oscott College (il seminario dell’arcidiocesi cattolica di Birmingham) nonché ex parroco di Beaconsfield, nel Buckinghamshire, cittadina dove Chesterton morì nel 1936 (e nel 1797 pure Edmund Burke, il pensatore anglicano che univa l’antigiacobinismo al filocattolicesimo). Poi il giornalista inglese William Oddie, presidente della Chesterton Society in Inghilterra ed editorialista di The Catholic Herald, ha diffuso la notizia che fra coloro che vedrebbero di buon occhio la canonizzazione di Chesterton vi è nientemeno che Papa Francesco, mentre già Papa Giovanni Paolo I (1912-1978) ne stimava pubblicamente le virtù cristiane. E non solo su Internet circola, in diverse lingue, una preghiera d’intercessione a Chesterton che ‒ composta originariamente in inglese sul modello di una orazione al futuro beato John Henry Newman (1801-1890), diffusa in Canada negli anni 1930 ‒ nella versione spagnola è stata approvata dall’allora card. Jorge Mario Bergoglio tre giorni prima di diventare Papa.
Oggi però, avvisa The Catholic Herald, il settimanale cattolico di Londra particolarmente sensibile all’argomento, la vicenda fa un piccolo ma significativo passo avanti. Don Udris, l’incaricato dal vescovo di Northampton dell’indagine preventiva, rompe il riserbo e dice che Chesterton è «potenzialmente un grande modello» per la Chiesa, uno che «rompe gli schemi della santità convenzionale». Capiamoci: non è che lo scrittore “rivoluzioni” la santità o che gli altri santi siano “superati”, ma, spiega don Udris, che del tutto originale è stato il modo in cui la sua devozione si è espressa. Mostrando ai cattolici «che non è necessario recitare il rosario ogni cinque minuti per raggiungere la santità», Chesterton ha incarnato alla perfezione un modello di santità davvero possibile per i laici attivi nel mondo contemporaneo, addirittura impegnati nelle professioni (e in professioni specifiche, quali quella del giornalista, dello scrittore, e simili). Per don Udris, la santità di Chesterton si è manifestata nella carità che egli sapeva dimostrare, soprattutto nella sua profonda umiltà e persino nel suo humour. Il modo, poi, in cui difendeva la fede resta un vero modello da seguire. «Per lui provavano rispetto anche personaggi con cui lo scrittore ingaggiò dibattiti duri; lo amavano anche se ne dissentivano»: fu questo proprio il caso del romanziere materialista Herbert G. Wells (1866-1846) e del drammaturgo socialista George Bernard Shaw (1856-1950).
Don Udris sottoporrà le proprie valutazioni a mons. Doyle in settembre, a conclusione del primo anno d’indagine. Non spetterà certo a lui raccomandare l’eventuale apertura della causa di beatificazione di Chesterton, ma, a quel punto, aggiunge, «il mio parere sarà probabilmente ovvio».
Don Udris parla del resto senza false reticenze anche dell’unico ostacolo contro cui potrebbe arenarsi il processo: l’accusa di antisemitismo che, nel bene o nel male, lo scrittore inglese si porta dietro da sempre. Chesterton disse alcune «cose sciocche» sugli ebrei e per questo «è facile capire perché qualcuno lo taccia di antisemitismo. Ma io vorrei proprio cercare di dimostrare che è vero il contrario», e per farlo c’è «ancora un mucchio di cose che debbo leggere». Mentre invece ‒ ed è altamente significativo, oltre che prezioso ‒ la «gran parte» delle e-mail che don Udris riceve su questo argomento proviene da persone che «affermano di dovere a Chesterton la propria conversione al cattolicesimo». Una delle cose più belle sul conto dello scrittore inglese la dice del resto esattamente il riconoscente don Udris: «Il modo globale di approcciare la vita che egli aveva era quello di dire “grazie”». Ringraziava Dio non solo prima di ogni pasto, ma anche prima di aprire un libro o di assistere a una rappresentazione teatrale. «Per questo la devozione che provo per lui consiste nel domandargli di pregare affinché possa anch’io avere il medesimo atteggiamento».
Preghiera a G.K. Chesterton, approvata dal cardinale Jorge Maria Bergoglio, tre giorni prima di diventare Papa Francesco.