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Cos’è la virtù della carità?

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Amici Domenicani - pubblicato il 05/03/14
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Ogni atto di carità verso il prossimo è sempre e anzitutto un atto di amore di Dio

Quesito

Vorrei sapere cosa è la virtù della carità e come si attua verso il prossimo. La saluto e la ringrazio cordialmente.
Stefano


Risposta del sacerdote

Caro Stefano,
1. comincio subito con sfatare un equivoco. Molti pensano che la carità s’identifichi con l’elemosina, ma questo è sbagliato. L’elemosina può essere un atto di carità, ma non s’identifica con la carità.

2. Per carità s’intende il modo di amare di Dio. Quando gli scrittori sacri hanno voluto parlare del modo di amare di Dio non hanno trovato nel vocabolario greco una parola adeguata. Potrei dire che allora ne hanno coniato una nuova. E questa parola in greco è “agàpe”.

3. Per carità dunque s’intende il modo proprio di amare di Dio e anche il modo di amare di coloro ai quali Dio ha fatto questo dono. Che il modo di amare di Dio sia stato donato agli uomini è attestato chiaramente dalla Sacra Scrittura in modo particolare da San Paolo: “perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).

4. C’è da chiedersi come sia fatto questo modo divino di amare. Si potrebbero dire tante cose, ma io riduco tutto il discorso ad un’affermazione: Dio ci ama in modo da voler a noi il più grande dei beni, e cioè Se stesso.

5. Allora noi amiamo di carità il nostro prossimo quando al nostro prossimo, pur comunicandogli tanti altri beni, gli desideriamo soprattutto Dio. Per questo San Tommaso dice: “Il motivo di amare il prossimo è Dio: infatti nel prossimo dobbiamo amare il suo inserimento in Dio: dal che si deduce che l’atto col quale si ama Dio è il medesimo di quello con cui si ama il prossimo” (Somma teologica, II-II, 25, 1). E ancora: “Il prossimo viene amato d’amore di carità per il fatto che in lui vive Dio e perché in lui viva Dio. Di conseguenza è chiaro che con lo stesso abito di carità amiamo Dio e il prossimo. Però se amassimo il prossimo per se stesso e non per amore di Dio, il nostro amore apparterrebbe a un altro ordine: per esempio all’amore naturale o politico” (Quaest. disp. de caritate, a. 4). Amare il prossimo, con amore di carità, significa dunque volergli il bene soprannaturale: che aderisca e sia fisso in Dio come nel suo fine ultimo, lo possegga, lo ami e goda della sua compagnia in eterno. Per questo San Tommaso precisa ancora: “La carità è amore, ma non ogni amore è carità”.

5. Mi chiedi infine come si attui la carità verso il prossimo. Le maniere sono infinite, anzi sono tutte quelle per le quali si può volere bene al prossimo; ma con la prospettiva diretta o indiretta di dargli il bene più importante che è Dio stesso.
Sicché ogni atto di carità verso il prossimo è sempre e anzitutto un atto di amore di Dio. Gli antichi, a cominciare da Lattanzio (III secolo), avevano compendiato le maniere concrete di amare il prossimo nelle sette opere di misericordia corporale e nelle sette opere di misericordia spirituale. Ma ve ne sono infinite altre.

Ti ringrazio per la domanda, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

qui l’articolo originale

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