Un Paese drogato e le tentazioni di disintossicarlo con la forza
Immaginiamo che la grande maggioranza dei nostri cittadini fumi abitualmente marijuana. Immaginate che alcuni di loro riescano a mantenere il proprio impiego e sembrino vivere senza grandi problemi. Altri sono già debilitati dagli effetti intorpidenti e soporiferi della droga fumata tutto il giorno. La produttività nel lavoro crolla, è chiaro, e molti aspetti della nostra cultura vengono pregiudicati: molte persone, nei loro anni migliori e più creativi a livello lavorativo, vivono un “relax di mezza età”. L’uso della marijuana è talmente penetrato nella società che se si presentasse l’ipotesi di proibirla in un salone pieno di gente tutti scoppierebbero a ridere (e se si presentasse in ufficio farebbe proporre un licenziamento). Il 5% della popolazione di questo Paese immaginario sa però la verità sulla marijuana. Questa minoranza si è astenuta dal fumarla. Alcuni hanno perfino sussurrato che la marijuana dovrebbe essere dichiarata illegale, ma nessuno li ha presi sul serio.
Questo Paese immaginario affronterebbe ad ogni modo problemi molto più grandi della marijuana. Immaginate che oltre alla maggioranza assoluta di fumatori abituali di marijuana legalizzata ci sia anche una grande quantità di persone dipendenti dall’eroina, anch’essa legalizzata. Queste persone abuserebbero dell’eroina al punto che un milione di cittadini morirebbe di overdose ogni anno. Gli effetti dell’eroina sarebbero così apertamente devastanti che la metà dei cittadini si opporrebbe al suo uso. L’opinione pubblica sarebbe propensa a proibire la droga. Metà dei fumatori di marijuana concorderebbe nel proibire l’eroina. Immaginate che alcuni dei fumatori di marijuana si uniscano addirittura a un movimento organizzato per rendere l’eroina illegale. Questo movimento sarebbe guidato da persone che non fanno uso nemmeno di marijuana, perché ritengono che anch’essa sia distruttiva.
Immaginate ora le tensioni esistenti all’interno di questo movimento. Gli “astemi” totali rabbrividirebbero ogni volta che i loro alleati fumatori di marijuana uscissero da qualche riunione per fumare un po’ fuori. E molto probabilmente cercherebbero di dire loro: “Tutti noi concordiamo sul fatto che l’eroina è un male, ma anche la marijuana è un problema, e un problema più grande di quello che voi pensate. Fumare marijuana può essere la porta d’ingresso per l’eroina”. I fumatori resterebbero tranquilli e continuerebbero a lavorare fianco a fianco con gli “astemi” per risolvere il problema dell’eroina, che è più urgente e più letale, e lascerebbero la discussione sulla marijuana ad altri momenti, più privati, con persone nelle quali avessero più fiducia e più familiarità. Queste persone di fiducia potrebbero convincere alcuni degli alleati che fumano marijuana a scegliere una volta per tutte la sobrietà completa.
L’unica cosa che i membri sobri del movimento di lotta all’eroina sanno di non poter fare in quasi nessun contesto è affermare che la loro agenda finirà per portare anche alla proibizione della marijuana. Mentre lavorano con i loro alleati per (cercare di) salvare un milione di vite all’anno, possono, di quando in quando, diffondere un opuscolo qui, un altro lì, sugli aspetti negativi della marijuana. Ma se nel più profondo del loro cuore sognano il giorno in cui i trafficanti di marijuana saranno dietro le sbarre, questo sogno resta lì: nel loro cuore. Sanno che proibire una droga letale è molto più importante di presentare argomentazioni intellettualmente consistenti per liberare il Paese da tutte le droghe mediante le armi e le prigioni dello Stato. Sanno che, in questo Paese viziato, parlare di proibizione totale suonerebbe come utopico nella migliore delle ipotesi e dittatoriale nella peggiore.
La maggior parte degli attivisti sobri capirebbe tutto ciò. Ma… Ad alcuni di loro non importerebbe. Alcuni sarebbero così indignati nei confronti della cultura della droga, o talmente appassionati della propria giustizia, che griderebbero ai quattro venti che tutte le droghe devono essere proibite e che i membri del movimento che non concordano con questo non sarebbero sinceramente contrari alla devastazione provocata dalle droghe. Adottando questo atteggiamento radicale, richiamerebbero molta più attenzione, e probabilmente farebbero molti più soldi. Di tanto in tanto, potrebbero attaccare e cercare di distruggere gli altri attivisti del movimento, trovandoli “incoerenti” e “troppo condiscendenti verso la cultura delle droghe”, visto che non affrontano la questione della marijuana con la stessa determinazione di sobrietà con cui combattono l’eroina. Cosa provocherebbero nel movimento questi attivisti dalla linea dura? Riuscirebbero a screditarlo, dichiarando a tutti che, una volta proibita l’eroina letale, il prossimo passo sarebbe bandire anche la droga meno nociva consumata dalla maggior parte dei cittadini.
Questo messaggio sarebbe musica per le orecchie dell’industria dell’eroina, i cui leader andrebbero in brodo di giuggiole ogni volta che i rappresentanti della “linea dura” attirano un po’ di attenzione sulla stampa. Ma alla linea dura non importerebbe: alla fine, è più concentrata sul provare l’integrità delle sue motivazioni e la consistenza della sua logica che sull’impedire che le persone muoiano per overdose di eroina. Il suo cuore è puro e le sue mani sono pulite: continuerebbero a marciare a testa alta.
Allo stesso modo, esiste oggi un piccolo contingente di fedeli cattolici non soddisfatti nel reiterare (come del resto dovremmo fare tutti) gli insegnamenti della Chiesa sulla contraccezione e sulla castità. Non si accontentano di affermare che l’aborto dovrebbe essere illegale, e cercano di convincere i cittadini che ci sono costi morali e sociali elevati e occulti nella contraccezione. Insistono sul fatto che questa viola la legge naturale e lo Stato farebbe bene a proibirla.
Mettiamo da parte l’analogia con le droghe ed esaminiamo direttamente la questione del sesso. È vero che nessuno ha il diritto morale di fare qualcosa di autodistruttivo e peccaminoso. Atti che violano la legge naturale sono intrinsecamente negativi e non dobbiamo considerarli come un “esercizio di diritti personali”. Sono abusi della libertà. Non servono per la nostra vera ricerca della felicità.
Anche così, significa che sarebbe prudente rendere tutti questi atti illegali?
Sappiamo che l’esistenza di Dio può essere riconosciuta con la ragione; possiamo quindi affermare che l’ateismo non rispetta la legge naturale. Ma questo vuol dire forse che dobbiamo proibire tutti i libri di base atea e togliere i figli degli atei dalla casa dei genitori per farli allevare da persone cristiane? Evidentemente no, perché questo violerebbe beni maggiori, come la libera espressione delle idee e l’integrità della famiglia. Esistono innumerevoli atti, del resto, che le persone compiono tutti i giorni e che violano la legge naturale. Questi atti potrebbero essere proibiti solo da uno Stato totalitario e dittatoriale. Allo stesso modo, i farmaci abortivi devono essere dichiarati illegali, ma il tentativo di proibire tutte le forme di contraccezione, dai preservativi al coito interrotto, è una prospettiva talmente remota e improbabile che non vale nemmeno la pena di prenderla in considerazione. Possiamo affermare onestamente, come cattolici, che non favoriamo nemmeno questa prospettiva, perché una legge di questo tipo – se venisse imposta – sarebbe estremamente intrusiva e distruttiva.
Alcuni cattolici, però, non sembrano preoccupati di queste conseguenze. Fantasticano su schemi utopici in cui ogni peccato verrebbe soppresso grazie alla viole
nza organizzata dello Stato. Fortunatamente non riusciranno a trasformare il nostro Paese in una Corea del Nord con crocifissi, ma anche così stanno svolgendo un lavoro eccellente per screditare il resto di noi cattolici che preferisce la virtù della prudenza e conosce i mali che comporterebbe un governo illimitato, rafforzandosi ora con l’alta tecnologia.
Lasciamo da parte questi vaneggiamenti di potere totale sui nostri vicini e sforziamoci invece di servire il bene, la verità e la bellezza, in questo momento della storia in cui Dio ci ha messo al mondo e in questo Paese in particolare.
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]