Le considerazioni del vaticanista del TG2 Lucio Brunelli sui “cattolici arrabbiati” e Papa Francesco
“I concetti creano gli idoli, solo lo stupore conosce”. L’insegnamento di Gregorio di Nissa, grande autore cristiano dei primi secoli, mi viene in mente ogni volta che mi imbatto nel web in commenti acidi verso papa Francesco da parte di cattolici “militanti”. Hanno un loro schema mentale, essere cristiani a tutto tondo significa per loro essere in uno stato di lotta permanente, sempre sulle barricate, accigliati e arrabbiati con il mondo. Papa Francesco purtroppo si ostina a non rientrare in questo schema. A questi cattolici non piace perché non strilla tutti i giorni, in pratica, contro aborto, eutanasia, matrimoni gay.
Nulla che esuli dai loro “concetti” li “stupisce”. Ad esempio il pensiero che baciare un disabile, deforme, o stringere al petto un neonato affetto da una grave malattia genetica, possa essere una predicazione più visivamente forte sul valore della vita che organizzare di continuo referendum o manifestazioni di piazza.
Altro enigma, per me. Alcuni cattolici che si sentono duri e puri invece che rallegrarsi per la simpatia che il papa riscuote tra tante persone lontane dalla Chiesa (e magari pensare come aiutare, con la propria testimonianza, un possibile ritorno) ne sono infastiditi. Sindrome del fratello maggiore del figliol prodigo, forse. Ma come, noi sempre in prima linea, per anni a menar fendenti e prendere botte… e ora questi che vengono da lontano, magari dal lato opposto della trincea, se la cavano con un piccolo passo e tanta misericordia “a buon mercato”?
Ho trovato patetica, tristemente patetica, l’euforia mal mascherata da indignazione con cui i devoti dell’ateo devoto Ferrara, il direttore del quotidiano italiano Il Foglio, hanno reagito al becero pronunciamento di una commissione Onu contro il Vaticano sulla questione del clero pedofilo. Cosa seria certo, e infatti la Santa Sede ha subito risposto, con puntualità e fermezza nel merito. Ma no, non era quello che interessava. Il caso Onu era solo un pretesto, per brindare, finalmente, alla “rottura della tregua” fra la chiesa e il mondo. Smaniosi di rispolverare le vecchie uniformi impolverate, tornare alla guerra. Perché è come se senza un nemico fossero spaesati. Non sapessero più che fare. Reazionari nel senso tecnico, lessicale del termine: di chi si lascia definire in reazione ad altro. Non da un positivo, che sovrabbonda.
Ma i primi che hanno seguito Gesù da cosa erano attratti? Si, alcuni, secondo i “concetti” della loro cultura religiosa e politica si aspettavano un Messia che venisse a liberare Israele dai romani. Un Messia contro, politico. Ma poi, al di la dei loro stessi schemi, a prevalere era lo stupore di fronte a quello sguardo mite, a quella libertà che lo spingeva a compiere miracoli di bene anche il sabato, violando la legge del riposo. Una corrispondenza inattesa fra la loro domanda di felicità, più profonda delle cose fin qui immaginate, e quella presenza così umana da non poter essere spiegabile in termini solo umani. “Il cristianesimo non cresce per proselitismo ma per attrazione”: la citazione di Benedetto XVI più ricorrente nei discorsi di Francesco.
Ho la fortuna, come giornalista che segue da molti anni l’attività dei papi, di potermi immergere nella folla spesso caotica che segue Francesco a san Pietro, nelle parrocchie di periferia, o nei suoi viaggi. Di vedere il papa con i loro occhi. Gente semplice, magari non tutti in grado elaborare discorsi sofisticati sulla fede. Ma d’istinto, leggi in quegli sguardi allegri o commossi uno stupore buono. Pensi che doveva essere qualcosa di simile, come un povero segno, a quello che accadeva duemila anni fa nelle strade della Palestina. E dimentichi i commenti acidi dei blog supercattolici, gli appelli contro il papa “cala-braghe”… Ma si, pensi, liberi tutti, e vorresti solo imparare lo stesso stupore da quella gente.