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Allarme cyberbullismo: è la maggiore fonte di angoscia degli adolescenti europei

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 26/02/14
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Nasce al Policlinico Gemelli un ambulatorio per l’ascolto e la cura di vittime e cyberbulli

E' in continuo aumento il cyberbullismo cioè il fenomeno di violenze psicologiche, insulti, offese e rivelazione di segreti compiuto online. Secondo una ricerca realizzata lo scorso anno da Save the Children, in collaborazione con Ipsos, risulta che 4 minori su 10 sono testimoni di atti di bullismo online verso coetanei, percepiti “diversi” per aspetto fisico (67%), per orientamento sessuale (56%) o perché stranieri (43%). Per far fronte alla crescita del disagio tra i minori, il Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma ha inaugurato un ambulatorio dedicato all'ascolto e alla cura delle vittime del cyberbullismo, particolarmente diffuso nel Lazio e nella capitale. La struttura potrà potenzialmente raccordarsi con gli istituti scolastici per scovare i possibili utenti anche grazie alla Polizia postale e delle Comunicazioni con la quale è in atto una collaborazione. Il coordinamento dell'ambulatorio è affidato al dottor Federico Tonioni, dell'Istituto di psichiatria e psicologia dell'Università cattolica di Roma, responsabile anche dell'Ambulatorio per la dipendenza da Internet del Gemelli, che dal 2009 – primo del genere in Italia – ha accolto e curato oltre 600 pazienti.

Perchè il Gemelli ha deciso di aprire un ambulatorio dedicato al cyberbullismo? Quanto è grave questo problema?

Tonioni: Gravissimo e chiunque abbia figli che frequentano l'ultimo anno delle scuole elementari o delle medie può testimoniarlo. Il bullismo online è ormai riconosciuto come la maggior fonte di angoscia degli adolescenti nativi digitali in Europa. In realtà il bullismo è sempre esistito ma oggi i ragazzi arrivano a suicidarsi quando ne sono vittime via web oppure si registrano fenomeni altrettanto gravi come il ritiro sociale. Tutto questo perchè l'aggressività online è esacerbata da tre elementi: innanzitutto la mancanza di contatto fisico. Basti pensare che una litigata al telefono trascende molto di più di quanto succederebbe in un incontro da vicino e via web ancora di più. L'aggressività è importante per un adolescente, perchè significa affermazione di sè. Per tutti, la parte costruttiva dell'aggressività è la possibilità di avere il proprio spazio nel mondo, come fanno i bambini piccoli che muovendosi magari rompono degli oggetti ma così conquistano la padronanza dello spazio. Online però l'aggressività viene amplificata, come tutti gli istinti, compresi quelli sessuali. Così ci sono ragazzine che postano immagini di sè in atteggiamenti sexi che in realtà non sono in grado di replicare in un incontro dal vivo. Non è infrequente che dei ragazzini di 10-11 anni si "fidanzino" online chattando per ore e scambiandosi baci virtuali e poi incontrandosi non riescano nemmeno a dirsi "ciao".

 

Quali sono gli altri elementi che rendono più intensa l'aggressività online?

 

Tonioni: Il secondo elemento è l'assenza degli adulti negli spazi dove gli adolescenti si incontrano online. E' giusto che sia così, ma la presenza di un adulto – come accade "dal vivo" quando qualcuno interviene a difendere un ragazzino aggredito da compagni più grandi – è chiaramente un elemento di dissuasione. Il terzo elemento è la visibilità. Per realizzare un atto di bullismo non bastano un bullo e una vittima, ma c'è bisogno di spettatori che assistano alla dimostrazione di forza di uno a spese dell'altro. La visibilità su Internet è enormemente amplificata e il bullo diventa una star. Per questo il cyberbullismo è più pericoloso del bullismo esercitato in un incontro faccia a faccia.

 

Come si svolge l'intervento terapeutico?

 

Tonioni: Noi ci occupiamo di entrambi i protagonisti: la vittima e il bullo. Per la vittima il focus, attraverso colloqui psicologici, è l'aggressività trattenuta; in qualche modo la vittima deve essere educata ad esprimere e gestire questa aggressività. Invece per il bullo il focus è sulla capacità di empatia, di mettersi nei panni dell'altro e magari nel cominciare a sentire un senso di colpa. Nella convinzione che nessuno nasce bullo.

 

Come si diventa bulli allora?

 

Tonioni: I ragazzi sono quello che "respirano". Spesso nelle famiglie respirano vero e proprio razzismo, c'è una tendenza all' individualismo ormai strutturata da qualche decennio, aggravata dagli effetti della crisi economica. Nessuno ha voglia di mettersi nei panni degli altri, in una sorta di guerra tra poveri. I ragazzi espongono i valori che vengono veicolati dalle famiglie. Per questo occorre dare spazi di ascolto alle famiglie stesse per prendere atto di ciò che siamo, senza allarmismi ma con consapevolezza.

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