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Bestiario medievale, quando l’arte diventa strumento di rivelazione

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Àncora Editrice - pubblicato il 25/02/14
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Un viaggio sorprendente e affascinante alla scoperta degli animali simbolici nell’arte cristiana

 «Che cosa vengono a fare nei vostri chiostri quei mostri grotteschi?
Che cosa significano qui scimmie immonde, leoni feroci, bizzarri centauri che sono uomini soltanto a mezzo?
Perché quelle tigri maculate?
Perché cacciatori che soffiano nei corni?»
(San Bernardo di Chiaravalle)

Lassù un leone ci osserva minaccioso spalancando le fauci. Poco sotto un cervo fugge inseguito da una bizzarra figura, mezzo uomo, mezzo cavallo. Davanti a noi, tra un groviglio di rovi, si dibatte un uccello, mentre un asino tenta di suonare una cetra. Arretriamo di qualche passo, incuriositi, dubbiosi. Quanto basta per tenersi alla larga dalle spire di un drago, per nulla amichevole. Ma dove siamo finiti? In una chiesa.

Leoni, cervi, draghi, pesci, serpenti, sirene… Sulle facciate delle nostre cattedrali, come sui capitelli delle chiese medievali, nei chiostri dei monasteri e sulle pagine di antichi codici miniati è tutto un agitarsi di creature animali, reali o fantastiche, mansuete o feroci. Un “bestiario” sorprendente e affascinante, scolpito nella pietra o dipinto a tinte vivaci; un linguaggio che si serve di simboli e segni per “parlare” delle cose celesti, ma ormai difficile da interpretare con immediatezza.

Ma perché gli artisti medievali, il cui lavoro era spesso guidato da teologi ed esegeti, scelsero questo linguaggio? Una risposta la fornisce Alano di Lilla, nel XII secolo: «Ogni creatura del mondo funge per noi da specchio della nostra vita, della nostra morte, della nostra condizione ed e segno fedele della nostra sorte». Ecco perche i “bestiari” scritti, scolpiti, dipinti o miniati, hanno tanta diffusione in epoca medievale: gli animali, infatti, possono essere letti in chiave simbolica, quale personificazione dei vizi umani o, al contrario, come raffigurazione delle virtù e degli stessi insegnamenti, morali e spirituali, della dottrina cristiana.

Il “Bestiario Medievale” di Luca Frigerio (Àncora Editrice, in libreria da mercoledì 26 febbraio), ci guida in modo semplice e chiaro – grazie ad un ricco e originale apparato di immagini realizzato dall’autore stesso per questo progetto – nel mondo simbolico delle numerose e diverse rappresentazioni “zoologiche” che affollano gli edifici sacri e le pagine miniate dell’età medievale, accompagnando nella riscoperta di un linguaggio complesso e misterioso, ispirato ai testi biblici e ai Padri della Chiesa, ma anche alla tradizione classica e alle credenze popolari.

Il testo raccoglie e presenta in modo organico i vari animali per gruppi omogenei, sul modello degli stessi bestiari medievali. Dopo un’introduzione dedicata in particolare agli animali nella Bibbia, all’eredità dell’antichità, ai bestiari e al rapporto dell’uomo medievale con il mondo animale, il libro affronta l’interpretazione simbolica degli animali attraverso una scansione tematica. Dal leone alla fenice il percorso si snoda attraverso tra le pagine sulle tracce degli animali selvaggi e di quelli domestici. Conoscerà il “popolo del cielo” e navigherà tra acque, paludi e deserti e rimarrà affascinato dalle creature mostruose e fantastiche. Senza tralasciare infine il Tetramorfo, la rappresentazione simbolica dei quattro evangelisti.

Poste sulle pareti di chiese e chiostri, attorno ai portali e agli altari, queste figure appaiono dunque come ammonimenti o richiami, simboli che dalla terra rimandano al cielo. Una catechesi per immagini, efficace quanto suggestiva, potente nell’espressione, evocativa nell’allusione, che accompagna il monaco nella contemplazione quotidiana, il fedele nella preghiera, il pellegrino nel suo cammino. Dove ognuno si sente parte di un tutto, creatura allo stesso tempo unica e universale. E in cui nemmeno l’esotico elefante o il misterioso grifone appaiono estranei al proprio vissuto.

Il viaggio nel “bestiario medievale” richiede all’osservatore uno sforzo di interpretazione, che presuppone a sua volta un desiderio di conoscenza: «L’arte, insomma, come strumento di rivelazione, di rinascita, di quella conversione che deve continuamente operare all’interno dell’uomo, al di là del semplice approccio emozionale di uno sguardo».

Guarda l'anteprima del libro

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Luca Frigerio, giornalista, scrittore e fotografo, è redattore dei periodici della diocesi di Milano, per i quali cura la sezione culturale. Autore di saggi critici, di documentari televisivi sul patrimonio artistico italiano, collabora con associazioni e centri culturali realizzando corsi e incontri sull’arte sacra, con particolare attenzione al simbolismo medievale. Con Àncora ha pubblicato i libri Caravaggio. La luce e le tenebre (2010) e Cene Ultime. Dai mosaici di Ravenna al Cenacolo di Leonardo (2011).
 

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