A Torino in via di distribuzione nelle scuole schede che usano la Bibbia per parlare di omosessualità“Davvero le Istituzioni Pubbliche italiane ritengono che il deprecabile fenomeno del bullismo scolastico si combatta contrapponendo l’Antico al Nuovo Testamento, l’insegnamento evangelico a San Paolo, o attraverso una vergognosa parodia della dottrina della Chiesa cattolica, presentata come la sentina di tutti i mali oscuri dell’umanità: schiavitù, ineguaglianza, discriminazione, ecc.?” (Avvenire, 20 febbraio)
La domanda sorge leggendo le schede didattiche per le scuole superiori, già in distribuzione negli istituti scolastici, predisposte dal Servizio Lgbt per il superamento delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere del Comune di Torino.
La scheda numero 3 parla infatti della Bibbia, presentando alcuni brani dell'Antico e del Nuovo Testamento per riferirsi all'omosessualità.
Trattando del Nuovo Testamento, si cita il brano evangelico di Matteo in cui Gesù, riferendosi al ripudio matrimoniale, spiega come l’antica legge mosaica fosse stata adottata solo per la “durezza dei cuori” del popolo ebreo. Seguono nella scheda due domande: “Non vi sono nei Vangeli brani riferiti all’omosessualità. In questo testo, che cosa stabilisce Gesù sul matrimonio?”; “Quello che dice, è conforme alle prescrizioni dell’Antico Testamento?”; “I cristiani devono considerare tutto ciò che è scritto nell’Antico Testamento come norma valida anche per loro?” (Avvenire, 20 febbraio).
La scheda prosegue riportando poi un passo della Prima Lettera di San Paolo ai Romani: “Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno”.
San Paolo continua ad essere citato, prima nella Prima Lettera ai Corinzi – “Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio” – e poi nella Prima Lettera a Timoteo – “Sappiamo anche che la legge è fatta non per il giusto ma per gl’iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e gl’irreligiosi, per coloro che uccidono padre e madre, per gli omicidi, per i fornicatori, per i sodomiti, per i mercanti di schiavi, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina”.
La scheda prosegue con due domande: “Nelle lettere di Paolo di Tarso, come viene considerata l’omosessualità?” e “La condanna cristiana dell’omosessualità è quindi contenuta nel messaggio di Gesù o nelle parole di coloro che lo diffusero?”.
Viene infine presentata la citazione tratta dalla lettera ai Colossesi che afferma: “Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore”. Una delle ultime tre domande recita: “In base alla lettera di Paolo ai Colossesi, nel matrimonio può esservi parità di diritti tra uomo e donna?”.
Se si vuole usare il testo sacro in questo modo, “forse, allora, in gioco c’è qualcosa di più che la semplice finalità di contrastare un brutto fenomeno giovanile. Se è così si abbia il coraggio di dirlo”.