Il diritto a morire difende la libertà e la dignità dell’uomo?Proponiamo qui di seguito alcuni spunti che spiegano, in modo chiaro e sintetico, che cosa sia realmente l’eutanasia e in che modo differisce dall’accanimento terapeutico.
"Per eutanasia in senso vero e proprio si deve intendere un’azione o un’omissione che di natura sua e nelle intenzioni procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore. L’eutanasia si situa, dunque, al livello delle intenzioni e dei metodi usati" (Evangelium Vitae, n.65, Giovanni Paolo II).
L’eutanasia, chiamata in modo fuorviante "dolce morte", viene sempre più proposta come soluzione delle sofferenze che l’uomo non può (o sa) sopportare. E’ fuorviante l’associazione che viene spesso fatta con l’accanimento terapeutico che invece riguarda "interventi medici non più adeguati alla reale situazione del malato, perché ormai sproporzionati ai risultati che si potrebbero sperare o anche perché troppo gravosi per lui e per la sua famiglia" (Evangelium Vitae). Oggi è possibile lenire la sofferenza attraverso le cure palliative e del dolore, che permettono alla persona di essere adeguatamente accompagnate nella fase finale della vita.
Accettando, suggerendo e applicando l’eutanasia, "la medicina offre – invece – una sensazione di impotenza che prelude all’abbandono del malato e della sua famiglia alla solitudine" (Si veda Scienza e Vita, Manifesto tematico sull’eutanasia).
L’uomo per natura chiede di essere accolto, consolato e curato: "Il germe dell’eternità che porta in sé, irriducibile com’è ala sola materia, insorge contro la morte" (Gaudium et Spes, Concilio Vaticano II).