Una ragazza siriana sarebbe stata condannata a morte da un tribunale islamico per aver aperto un profilo Fb, considerato grave atto di immoralità
La notizia è arrivata dall’agenzia iraniana Fars ed è rimbalzata sui media occidentali, ma è così orribile che nessuno se la sente di usare verbi che affermano certezze e ci si limita al condizionale, sebbene il conflitto in corso in Siria ormai da quasi tre anni non stupisca più per ferocia contro la popolazione, specie i più giovani. Fatoum Al -Jassem, una ragazza siriana nella città di Rakka, sarebbe stata lapidata a morte per aver posseduto un profilo Facebook.
L’essere presente in Rete con una propria pagina nella quale postare notizie, foto, idee di sè e degli amici per rimanere in contatto con molti è stato considerato in conflitto con la legge islamica. Il giudice di un tribunale della Sharia ha stabilito che avere un account Facebook è comportamento immorale, da punire allo stesso modo di un adulterio. L’account di Facebook è stato descritto come un atto di "grande malvagità" che meritava punizione severa (Avvenire 17 febbraio).
Fars rilancia una notizia della fonte in arabo Al-Rai al Yaoum (Il Mondo oggi).L’episodio sarebbe accaduto nella zona di Rakka, la città del nord della Siria, sull’Eufrate, vicina al confine con la Turchia, dove le milizie islamiche dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) hanno imposto il loro dominio. "E’ una notizia di quelle che appaiono incredibili, ma purtroppo quello che accade in Siria, nelle zone dove imperversano le milizie internazionali islamiche finanziate e aiutate da Arabia Saudita, Qatar, Stati Uniti e Turchia ci sta abituando anche a ciò che sembra irreale" afferma Marco Tosatti su La Stampa (17 febbraio).
Ancora più sconvolgente per la constatazione che lo stesso Fronte Al Nusra, la filiale siriana di Al Qaeda, ha una propria pagina Facebook: è evidente che gli standard applicati a uomini e donne dal fondamentalismo islamico sono molto diverse. Rakka è stato il primo capoluogo di provincia a cadere in mano ai ribelli islamici sunniti. E da Raqqa arrivano anche le orribili immagini della lapidazione della giovane Fatoum, colpevole di avere un account su Facebook (Avvenire 17 febbraio).
Hanno ragione l’Unicef e le altre organizzazioni internazionali che hanno lanciato la campagna di raccolta fondi ‘No Lost Generation": è necessario 1 miliardo di dollari per non perdere una intera generazione di bambini siriani. Oltre un milione di rifugiati in fuga dalla guerra sono bambini, di cui più di 425.000 hanno meno di 5 anni. 5.000 i bambini sono separati dalle proprie famiglie e non accompagnati. Oltre 3 milioni i bambini sfollati all’interno della Siria. "No Lost Generation" è una strategia che si propone di aiutare coloro che sono stati colpiti dal conflitto siriano perché abbiano l’opportunità di un futuro più stabile e sicuro (Repubblica.it 7 gennaio). E in un futuro più sicuro ci deve essere anche la possibilità per una ragazza di essere presente con il suo profilo su Facebook.