Approvata l’eutanasia sui minori di qualsiasi età
Il 13 febbraio la Camera belga ha approvato in via definitiva con 86 voti favorevoli, 44 contrari e 12 astensioni la modifica della legge sull’eutanasia, in vigore dal 2002, estendendo la facoltà di richiederla anche ai minori, senza alcun limite di età. Il Belgio diventa così il primo Paese al mondo a consentire la pratica anche ai bambini senza limiti d’età, mentre in Olanda la soglia è fissata a 12 anni.
“A niente sono serviti gli appelli dei rappresentanti di tutte le grandi religioni, a niente neppure quelli di pediatri belgi e internazionali, e neppure la mobilitazione di associazioni non confessionali”, che chiedevano di non approvare la legge (Avvenire, 14 febbraio).
Il provvedimento del 2002 consente agli adulti malati di chiedere un’iniezione letale per porre fine a gravi patologie e a sofferenze, o anche di lasciare indicazioni di volontà, con validità massima di cinque anni. La modifica consente ora anche ai minori di scegliere l’eutanasia facendo riferimento alla “capacità di discernimento” del bambino con la “garanzia che ciò che esprime sia ciò che comprende”. La valutazione sarà affidata a psichiatri dell’età evolutiva e psicologi. Solo all’ultimo è stata introdotta la necessità dell’assenso dei genitori e soppressa tra le cause per applicare l’eutanasia la “sofferenza psicologica”, assai diffusa tra gli adolescenti a prescindere dalle malattie.
La modifica prevede inoltre che la dichiarazione anticipata di adulti in caso di futura demenza possa essere illimitata, “ampliando dunque enormemente le possibilità di eutanasia di malati di Alzheimer anche a distanza di decenni da una loro vecchia dichiarazione”.
Un editoriale su La Libre Belgique afferma che la legge “risponde a un non problema”, perché “la maggioranza dei medici coinvolti dice di non essersi mai trovata di fronte a un bambino o a un adolescente che chiedesse di farla di finita”.
In una lettera recapitata pochi giorni fa al presidente della Camera belga, 160 pediatri hanno infatti avvertito che “non c’è alcuna domanda da parte della popolazione e del mondo medico-scientifico di estendere ai minori la possibilità dell’eutanasia”, ricordando che “un giovane può pensare da adulto solo dopo i 18 anni”. Un appello ai parlamentari belgi a non approvare la legge è giunto anche dal primo Congresso internazionale delle cure palliative pediatriche, svoltosi a Mumbai (India). 250 esperti di 35 Paesi hanno firmato un documento in cui si sottolinea che “l’eutanasia non fa parte della terapia palliativa pediatrica e non costituisca un’alternativa”.
Forti proteste erano giunte dai rappresentanti di tutte le religioni. Il vescovo di Bruxelles, monsignor André-Joseph Léonard, presidente della Conferenza Episcopale Belga, a fine novembre aveva promosso un appello firmato da rappresentanti cattolici, luterani, ortodossi, musulmani, ebrei e buddisti, nel quale si metteva in guarda contro una “logica che conduce a distruggere le fondamenta della società”.
Dopo l’approvazione della legge, i vescovi belgi hanno espresso tristezza e preoccupazione per il futuro. In un comunicato, si dicono “molto delusi” e “deplorano l’adozione di una legge che numerosi esperti considerano inutile”. I presuli “sostengono totalmente i diritti del bambino, il cui diritto all’amore e al rispetto è il più fondamentale. Ma il diritto del bambino a chiedere la sua propria morte è un passo eccessivo. Si tratta di trasgredire al divieto di uccidere che costituisce la base della nostra società umana”. Per questo, “temono che questa nuova legge possa aprire la grande porta ad un’ulteriore estensione alle persone portatrici di handicap, alle persone dementi, ai malati psichici e a coloro che sono stanchi di vivere” (Agenzia Sir, 14 febbraio).
“Come si può ritenere che un minore abbia piena facoltà di discernimento per scegliere in piena autonomia di giudizio una decisione che riguarda il porre fine alla propria vita, soprattutto quando fiaccata dalla sofferenza della malattia?”, si chiedono Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza & Vita (Famiglia Cristiana, 28 novembre 2013).
L’eutanasia, aggiungono, “è una pratica già non condivisibile quando riguarda soggetti adulti”, e l’idea di estenderla anche ai bambini “è il segno più drammatico di una deriva etica e antropologica cui bisogna opporsi con forza”.
Anche se alcuni presentano l’eutanasia sui bambini come un gesto compassionevole “non lo è”, perché avere compassione di un bambino malato significa “fare di tutto perché viva senza soffrire, garantendogli la massima qualità della vita possibile”, di modo che anche la famiglia abbia il tempo di “abituarsi all’idea della morte”, ha indicato Joan Marston, direttrice responsabile del Network internazionale delle cure palliative per i bambini (Tempi, 13 febbraio).
Per Assuntina Morresi, membro del Comitato Nazionale di Bioetica, l’idea che l’eutanasia sia il rimedio a un grande dolore “poteva avere un senso nei secoli scorsi quando non c’erano gli antidolorifici, le medicine, e la sofferenza era davvero insopportabile”. Oggi, invece, esistono “strumenti con cui controllare il dolore fino a farlo quasi scomparire o renderlo almeno sopportabile, anche a costo di accorciare la vita come succede per certi tipi di antidolorifici” (Famiglia Cristiana, 28 novembre).
L’ultima speranza è ora riposta nel re Filippo del Belgio, che ha la facoltà di rinviare al Parlamento una legge che non lo convince e al quale sarà indirizzata una petizione popolare per la quale sta raccogliendo firme la piattaforma “CitizenGO”. Visto che a breve il Parlamento belga si scioglierà, “potrebbe essere la fine di una legge che in tanti considerano disumana” (Avvenire, 14 febbraio).
Secondo gli estensori, la legge avrà una portata limitata riguardando un massimo di 15 minori l’anno su una popolazione complessiva di 11 milioni di abitanti (Vita, 28 novembre).