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Un vescovo rivela le conversioni segrete al cristianesimo in Libano

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Catholic News Agency - pubblicato il 13/02/14
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“È difficilissimo sapere quanti vengono battezzati, perché tutto avviene in segreto”Secondo un vescovo locale, ogni giorno in Libano avvengono molte conversioni di musulmani al cristianesimo, ma il vero numero è sconosciuto per il rischio di stigmatizzazione sociale e di persecuzione.

“La maggior parte di loro cerca di lasciare il Libano per recarsi in Europa o in America, in Canada o in Australia per vivere lì, perché non è possibile essere dei convertiti e rimanere qui”, ha dichiarato un vescovo cattolico del Libano alla CNA il 10 febbraio in un'intervista telefonica.

“È difficilissimo sapere quanti vengono battezzati, perché tutto avviene in segreto”.

Vista la delicatezza delle conversioni in Libano – un Paese mediorientale con una leggera maggioranza musulmana –, il presule ha parlato in forma anonima. Se il Paese viene lodato per la sua pluralità relativa, perché in genere i musulmani coesistono pacificamente con la popolazione cristiana, ci possono essere delle ostilità nei confronti di coloro che si convertono dall'islam.

“Ho sentito molte storie di conversioni di musulmani”, ha affermato, sia nella comunità maronita che in quella melchita – i due principali gruppi cattolici del Paese.

Il vescovo ha ricordato che un sacerdote melchita ha battezzato l'anno scorso 75 musulmani. “La maggior parte di loro ha abbandonato le zone musulmane per risiedere in quella cristiana”, ha indicato, e molti cercano di emigrare.

Una ragazza di Baalbek, ha riferito, si è convertita e la sua famiglia “ha accusato il sacerdote di aver usato la stregoneria per farla convertire al cristianesimo”. “Il sacerdote è quindi stato rapito dalla famiglia. Si è poi giunti a un accordo tra la diocesi e la tribù della famiglia, in base al quale la famiglia avrebbe riportato a casa la figlia senza torturarla”.

La famiglia della ragazza si è poi convertita, ha spiegato, “ma in segreto”.

Se i convertiti dall'islam non riescono a lasciare il Libano, spesso si spostano nelle zone del Paese con una più alta concentrazione di cristiani. “Altri hanno abbandonato la valle di Beqaa per risiedere a Beirut, o a Jounieh, nella zona cristiana”.

I convertiti al cristianesimo in Libano sono in gran parte libanesi. “So di un solo siriano”, ha detto il vescovo.

Questo convertito siriano è di Aleppo, e si trovava a Beirut per studiare la sharia (la legge islamica) e diventare sceicco.

“È stato battezzato in Libano e ora è sposato, ma non può registrare il proprio matrimonio in Siria. È nei guai perché non può andare in Siria e non può registrare il matrimonio neanche in Libano. Stiamo cercando di vedere se può uscire dal Libano per andare in Europa o altrove, per vivere lì con la sua famiglia”.

Secondo il Dipartimento di Stato americano, il Libano non prevede procedure per il matrimonio civile; tutti i matrimoni realizzati lì sono celebrati da rappresentanti religiosi.

“Tutto è un segreto”, ha dichiarato il vescovo. “Non è facile parlare pubblicamente della conversione al cristianesimo”.

Il Libano, ad ogni modo, “è migliore di altri Paesi arabi”, “ma c'è ancora un problema”.

La Costituzione libanese prevede la libertà di religione, e gli incarichi di membri del Parlamento e funzionari di gabinetto sono tutti ripartiti tra musulmani e cristiani.

Le carte d'identità nazionali in genere riportano la religione della persona, anche se non è un requisito di legge.

“È facile per un convertito registrarsi come cristiano”, ha spiegato il vescovo. “In altri Paesi non è possibile. So, ad esempio, che in Egitto ci sono molte conversioni, ma le persone sono ancora registrate come musulmane, non come cristiane”.

Anche se il Governo libanese prevede la libertà religiosa, è diffusa la discriminazione sociale nei confronti dei convertiti. Il presule ha riferito che le famiglie dei convertiti spesso “non accettano mai” la fede cristiana del proprio parente, e il convertito “è perseguitato dalla propria famiglia e dalla propria tribù, dal suo villaggio”.

Se il Paese è riuscito a far convivere a lungo in modo più o meno stabile i suoi gruppi religiosi – si stima un 54% di musulmani e un 41% di cristiani –, il consistente afflusso di rifugiati siriani a seguito della guerra civile ha messo ha dura prova lo status quo.

Il Governo libanese ritiene che più di un milione di rifugiati siriani viva ora nel Paese. Nel 2011, all'inizio della guerra civile in Siria, la popolazione del Libano era stimata in poco più di 4 milioni di abitanti.

Ora che quasi il 20% dei residenti in Libano è costituito da rifugiati siriani, i rapporti interreligiosi sono sottoposti a tensione. Il 3 febbraio, un attentatore suicida ha ferito molte persone in un distretto di Beirut in cui vivono moltissimi cristiani e drusi.

Il vescovo ha ricordato che la sua diocesi assiste rifugiati sia cristiani che musulmani.

“Quando accogliamo i musulmani, li aiutiamo senza cercare di convertirli, perché offriamo aiuti materiali; questo gioco non ci piace”.

[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

 

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