Il pontefice durante l’omelia a Santa Marta ha ribadito che è l’umiltà la strada che avvicina a Cristo
di Sergio Centofanti
Un credente può perdere la fede a causa delle sue passioni e vanità, mentre un pagano può diventare credente attraverso la sua umiltà: questo, in sintesi, quanto ha detto il Papa stamani durante la Messa presieduta a Santa Marta.
Le letture del giorno fanno riflettere su un duplice cammino: “dall’idolatria al Dio vivente” e, al contrario, “dal Dio vivente verso l’idolatria”. La meditazione del Papa parte dal Vangelo, in cui una “donna coraggiosa”, una cananea, cioè una pagana, chiede a Gesù di liberare la figlia dal demonio. E’ una madre “disperata” – commenta Papa Francesco – “e una madre, davanti alla salute di un figlio, fa di tutto”. “Gesù le spiega che lui è venuto prima per le pecore della casa d’Israele, ma glielo spiega con un linguaggio duro: ‘Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini’. Questa donna, che certamente non era andata all’università, sapeva come rispondere”. E risponde – sottolinea il Papa – “non con la sua intelligenza, ma con le sue viscere di madre, con il suo amore: ‘Ma anche i cagnolini mangiano quello che cade dalla mensa; dà a me, queste briciole a me!’”. Questa donna – spiega il Papa – “non ha avuto vergogna” e per la sua fede Gesù “le ha fatto il miracolo”:
“Si era esposta al rischio di fare una brutta figura, ma ha insistito, e dal paganesimo e dall’idolatria ha trovato la salute per sua figlia e per lei ha trovato il Dio vivente. Questo è il cammino di una persona di buona volontà, che cerca Dio e lo trova. Il Signore la benedice. Quanta gente fa questo cammino e il Signore l’aspetta! Ma è lo stesso Spirito Santo che li porta avanti per fare questo cammino. Ogni giorno nella Chiesa del Signore ci sono persone che fanno questo cammino, silenziosamente, per trovare il Signore, perché si lasciano portare avanti dallo Spirito Santo”.
“Ma c’è anche il cammino contrario” – osserva il Papa – quello di Salomone, come riportato dalla prima lettura. Salomone era “l’uomo più saggio della terra”, aveva ricevuto da Dio grandi benedizioni, aveva “una fama universale, tutto il potere”, era “un credente in Dio, ma cosa è successo?”. Gli piacevano le donne e aveva tante concubine pagane che gli hanno fatto “deviare il cuore per seguire altri dei”: così ha introdotto gli idoli in Israele. “E queste donne hanno indebolito il cuore di Salomone lentamente, lentamente. Il suo cuore non restò integro con il Signore, come il cuore di Davide, suo padre”:
“Il suo cuore si indebolì, si è indebolito così e ha perso la fede. Ha perso la fede. L’uomo più saggio del mondo si è lasciato portare avanti per un amore indiscreto, senza discrezione; si è lasciato andare avanti per le sue passioni. ‘Ma padre, Salomone non ha perso la fede, lui credeva in Dio ed era capace di recitare la Bibbia!’. Sì, è vero, ma avere fede non significa essere capaci di recitare il Credo. Ma tu puoi recitare il Credo e avere perso la fede”.
Salomone – ha proseguito il Papa – “era peccatore, come suo padre Davide. Ma poi è andato avanti e da peccatore si è convertito in corrotto. Il suo cuore era corrotto, per questa idolatria. Suo padre era peccatore, ma il Signore aveva perdonato tutti i peccati, perché lui era umile e chiedeva perdono”. Salomone, invece, era “tanto saggio”, ma la vanità e le sue passioni lo hanno portato alla corruzione. E’ proprio nel cuore, dove si perde la fede”:
“Il seme maligno delle sue passioni è cresciuto nel cuore di Salomone e lo ha portato all’idolatria. E abbiamo sentito, dopo la prima Lettura, nell’Alleluja, questo bel consiglio: ‘Accogliete con docilità la Parola’ – con docilità – ‘la Parola che è stata piantata in voi può portarvi alla salvezza’. Facciamo la strada di quella donna cananea, di quella donna pagana, accogliendo la Parola di Dio, che è stata piantata in noi e che ci porterà alla salvezza. Che la Parola di Dio, potente, ci custodisca in questa strada e non permetta che noi finiamo nella corruzione e questa ci porti all’idolatria”.