Domani in parlamento la legge che permetterà l’eutanasia dei minori senza limiti di etàdi Tommaso Scandroglio
Domani, 13 febbraio, la Camera del Parlamento belga, riunita in seduta plenaria, si pronuncerà in modo definitivo sull’estensione dell’eutanasia anche ai bambini (per una sintesi del contenuto di questa legge si legga l’articolo “Morte agli innocenti: l’eutanasia dei bambini in Belgio”). Il risultato appare scontato e così il Belgio sarà la prima nazione al mondo che permetterà di far accedere a pratiche eutanasiche i minori senza limiti di età.
Le reazioni di segno contrario non si sono fatte attendere. Il 30 gennaio scorso 58 parlamentari dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa hanno redatto un Dichiarazione scritta, che però non impegna l’intero Consiglio, in cui si afferma che il Senato “presume in maniera erronea che i bambini sono capaci di dare un consenso informato all’eutanasia e che possono comprendere il significato grave e le complesse conseguenze associate a una tale decisione”. Poi aggiungono che “questo voto del Senato belga tradisce i bambini più vulnerabili accettando che la loro vita non avrebbe alcun valore intrinseco e, pertanto, devono morire” e “promuove l’idea inaccettabile secondo cui una vita possa essere indegna di essere vissuta rimettendo così in discussione la base stessa di un società civilizzata”.
A questo proposito i firmatari dell’appello ricordano ai colleghi belgi la Raccomandazione n. 1418 del 1999 che incoraggia “gli Stati membri del Consiglio d’Europa a rispettare e proteggere in ogni modo la dignità dei malati terminali o delle persone morenti accogliendo il divieto di sopprimere malati terminali o persone che stanno per morire”. Altresì i parlamentari hanno rammentato anche la Risoluzione n. 1859 del 2012 della stessa Assemblea parlamentare in cui si esplicita che "l’eutanasia , intesa come uccisione intenzionale per atto positivo o per omissione di un essere umano che dipende da altri e perpetrata a motivo di un suo presunto beneficio, deve essere sempre proibita”.
Facendo eco a questa iniziativa politica anche alcuni medici belgi hanno alzato la voce. Trentotto pediatri infatti hanno pubblicato una lettera-appello su "La Libre Belgique” con il titolo “Fine-vita dei bambini: una legge inutile e precipitosa”. In essa si fa presente che “questa legge non risponde ad alcuna reale esigenza” e che “la maggior parte delle équipe mediche che hanno in cura bambini in fase terminale, a domicilio o in ospedale, devono ammettere che non si sono mai trovati nella loro pratica davanti a una domanda di eutanasia spontanea e volontaria espressa da un minore. Allo stato attuale della medicina – continuano i pediatri – i mezzi per attenuare il dolore sono largamente disponibili nel nostro Paese, più che in altri Paesi. È evidente che oggi nessun paziente, e dunque bambino, debba soffrire”.
La discussione frettolosa in Parlamento – svolta senza sentire pediatri ed esperti del settore che avevano chiesto di essere ascoltati – “crea l’impressione che la situazione nel nostro Paese sia drammatica e che occorre quindi agire con urgenza. Noi smentiamo questa falsa impressione e affermiamo che la situazione nel nostro Paese è lontana dall’essere drammatica”. Poi i pediatri puntano il dito sull’effetto plagio che i genitori, anche in modo inconsapevole, potrebbero praticare sui loro figli spingendoli “consciamente o inconsciamente […] a farla finita. Non è incongruo pensare – continua la lettera – che un bambino dotato di una sensibilità particolare percepisca l’opzione dell’eutanasia come una soluzione o addirittura un dovere soprattutto se sente che i suoi genitori non sopportano più di vederlo soffrire”. Non esiste “alcun modo oggettivo” per verificare la reale volontà eutanasica del piccolo, posto che mai possa esistere nei bambini. “Si tratta – concludono i pediatri – di una valutazione largamente soggettiva e soggetta a varie influenze”.
I pediatri belgi hanno trovato solidarietà in alcuni colleghi canadesi. Infatti la Coalition des mèdecisn pour la juistice sociale, un’associazione di medici del Quèbec, ha realizzato un video in cui, anche grazie all’intervento di alcuni bambini (dato che il tema li riguarda da vicino), si chiede al Re del Belgio di non firmare questa legge. La memoria va subito a Re Baldovino che si dimise dalla sua carica per un giorno al fine di non firmare la legge belga che legittimò l’aborto procurato sul suolo belga. Un re amico dei bambini. Tra l’altro in Quèbec è al vaglio una proposta di legge, che sarà votata a fine mese, per legalizzare l’eutanasia e quindi il tema è particolarmente sentito.
Infine contro questa legge che permetterà di uccidere esseri umani senza soluzione di continuità dal concepimento alla pensione, si sono scagliati anche i vescovi del Belgio e rappresentanti di altre confessioni religiose che qualche mese or sono hanno firmato una dichiarazione congiunta. Lo scorso 6 e 8 febbraio ci sono state inoltre alcune veglie di preghiera a Bruxelles, Lovanio e Basse-Wavre, veglie che hanno raccolto migliaia di partecipanti. L’arcivescovo di Malines-Bruxelles monsignor André-Joseph Léonard infine non ha usato mezze misure per tentare di dare la scossa a credenti e non credenti: “Osiamo dire ai nostri concittadini: ‘Non è mai troppo tardi. È questo il momento!’. Scuotiamo le nostre coscienze e con rispetto anche quelle dei nostri fratelli e sorelle in umanità. È giunto il momento di agire. Contiamo su di voi!”.
Tutti d’accordo quindi nel condannare questa legge? Una voce fuori dal coro – e non certo l’unica se ci rammentiamo quanto asserito sul punto dai ricercatori italiani Giubilini e Minerva (si legga “Il sorriso beffardo di Re Erode”) – è quella del prof. Umberto Veronesi il quale sul settimanale Oggi così si pronuncia sulla legge belga: “È un problema delicatissimo, e io penso che forse non ci sarebbe bisogno di una legge. Una decisione così drammatica non può essere presa che volta per volta, nella discrezione delle coscienze. E questo, a mio giudizio, resta il criterio di riferimento, pur nella necessità di stabilire un quadro giuridico”.
Tradotto: ci vorrebbe anche qui da noi in Italia una bella legge sull’eutanasia infantile, ma non come quella belga che qualche inutile paletto lo mette, bensì ancor più libertaria, la quale permettesse di togliere la vita ai bambini ad arbitrio dei medici e genitori. Non preordiniamo nemmeno le condizioni minime per uccidere, lasciamo decidere liberamente agli adulti.
Secondo Veronesi la scelta è quasi obbligata perché di fronte al dolore dei bambini “ci sono casi in cui la scienza si trova impotente”. E che dire poi del Protocollo Groningen sull’eutanasia neonatale made in Olanda? Questa nazione, secondo il famigerato oncologo, “è stata accusata di ripetere le pratiche di morte della Germania nazista, scambiando la pietà di oggi con gli orrori di ieri. È una polemica solo ideologica, ingenerosa e crudele”. Il vento della “dolce morte” soffia da nord e porta i propri letali semi sin qui da noi, trovando già terreno fertile per far crescere la mala pianta dell’eutanasia infantile.