Approvato durante la notte il decreto che elimina IMU e riorganizza la Banca d’Italia, non sono mancati tafferugli e proteste alla CameraApprovato nella notte il cosiddetto decreto “Imu-Bankitalia”. Per riuscirci entro la mezzanotte, superando l'ostruzionismo dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, la presidenza della Camera ha applicato la cosiddetta “ghigliottina”, un provvedimento che permette di arrivare al voto anche senza aver completato la discussione della legge. Provvedimento “teorico”, minacciato più volte dai presidenti della Camera (nella XIV legislatura da Pier Ferdinando Casini, nella seduta del 23 luglio 2003; nella XVI legislatura da Gianfranco Fini nella seduta del 30 settembre 2009), ma mai applicato (Avvenire, 29 gennaio)
Tutto questo ha provocato, anzi inasprito, la tensione all'interno della Camera tra maggioranza e opposizione grillina. Dopo il provvedimento di Laura Boldrini, il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio (M5S) ha infatti dichiarato: "Per me la presidente Boldrini deve dimettersi. Questo comportamento è pericoloso per il Paese. Quando si sopprimono i diritti dell'opposizione, il conflitto, dal dibattito parlamentare che si svolge a norma di regolamento, si trasferisce fuori dal parlamento. Quando togli all'opposizione gli strumenti per discutere democraticamente, aumenta l'aggressività in aula. E – aggiunge – la responsabilità è del presidente Boldrini "
Non meno gravi gli episodi a danno di alcune deputate del PD sono state pesantemente insultate dal deputato del 5 Stelle Massimo Felice De Rosa. E' quanto spiegano le deputate di area bersaniana dei democratici, Micaela Campana e Alessandra Moretti: "Dopo quanto accaduto nell'aula della Camera una parte dei deputati M5S è venuta a provocarci in commissione Giustizia, dove eravamo regolarmente riuniti. Io ed altre colleghe abbiamo detto a De Rosa che queste azioni di impedimento dei lavori parlamentari si vedevano in altri tempi. Per tutta risposta, De Rosa ci ha aggredite rivolgendoci insulti a sfondo sessuale. A noi 13 deputate Pd ha detto – per usare parole accettabili – siete solo capaci di fare sesso orale'". Un episodio per il quale, annunciano Campana e Moretti, "faremo una denuncia-querela collettiva (effettivamente partita oggi, ndr). Si è trattato di un'atteggiamento intimidatorio, sessista e fascista un episodio che non siamo disposte a lasciar cadere" (La Repubblica, 29 gennaio).
Ma cosa comporta il decreto? Innanzi tutto scompare anche la seconda rata Imu prima casa relativo al 2013 e con lei la vicenda dell’imposta municipale che dal 2014 che cambia nome e fisionomia. Viene confermata tuttavia anche la mini-Imu pagata la scorsa settimana, vale a dire la differenza tra quanto dovuto con l’aliquota base e l’aliquota aumentata dal Comune (La Stampa, 29 gennaio)
A questo si aggiunge il decreto che riordina l’assetto proprietario della Banca d’Italia, e che molto ha fatto (e fa ancora) oggi discutere molto in rete. E' bene ricordare che la Banca d'Italia sebbene abbia soci privati è e resta un ente di diritto pubblico e il decreto cerca di chiarirne definitivamene lo status e la governance dopo anni di discussioni e di tentativi andati a vuoto. Il primo necessario passo per farlo è stata la rivalutazione del capitale rimasto fermo alla cifra – 300 milioni di lire – versata alla costituzione dell’Istituto, nel lontano 1936.
La conversione in euro ha reso ancora più evidente l’esiguità del valore del capitale della Banca, pari ad appena 156 mila euro. Il decreto propone quindi la rivalutazione di quei 156 mila euro a 7,5 miliardi.
La domanda è: chi ci guadagna dal riassetto? Certamente la definizione di un problema che si trascina da tempo fa del bene alla Banca d’Italia, ma anche lo Stato avrà i suoi benefici in termini di imposte sulle plusvalenze che le banche azioniste dovranno versare in base alle quote possedute (con una aliquota secca del 12%). Queste ultime potranno beneficiare – e non sarà certo poco – della rivalutazione che rafforzerà i rispettivi patrimoni ed anche la possibilità di allargare l’attivo cioè i prestiti all’economia, legata appunto all’ammontare del capitale, un meccanismo che quindi rafforza il comparto creditizio del Paese anche se non lo potranno fare a valere prima del bilancio del 2014, quindi non sul primo “stress test” che la BCE sta facendo sulle banche dell'Eurozona per capirne la solidità e l'affidabilità. Per l’Italia comunque avere banche solide è un elemento di forza in Europa (Corriere della Sera, 30 gennaio).
Uno dei poteri dati tramite il decreto permetterà al Consiglio superiore della Banca d’Italia di valutare « la professionalità e la onorabilità dei soggetti entranti e delle relative compagini, con un diritto di veto». A questo si aggiunge il tetto delle quote che un singolo istituto può possedere, che passa dal 5% al 3% con un periodo transitorio che passa da 24 a 36 mesi. L’italianità è salvaguardata dall’obbligo di mantenere per i soci la sede legale in Italia. Perdendola bisognerà necessariamente vendere la propria quota di partecipazione (La Stampa, 29 gennaio).
E' vero anche che questo può essere considerato una sorta di "trucco contabile" per rafforzare le banche private che – in ogni caso – si ritroverebbero con potenziali dividendi molto superiori agli attuali 70 milioni annui. Tutto starà alla scelta del Governatore Ignazio Visco che potrà approvare quote di remunerazione del capitale superiore all'1% deciso dal decreto e fino al 6% com'era fino al 2012 (su una valutazione assai più bassa però). Sarà importante vigilare su quello che rischia di essere una vera e propria regalia al sistema bancario italiano (blog Noise from Amerika, 30 gennaio).