Che bisogno c’era di collocare nei ruoli decisionali dell’Università Cattolica una presenza così legata a un certo schieramento?
No, Letta no!! Chi pensa che parli di politica si tranquillizzi: qui non sto alludendo all'attuale premier Enrico Letta, bensì al suo potentissimo zio Gianni: già direttore del quotidiano romano Il Tempo, già vicepresidente Fininvest, già (anzi ancora) consigliere di Silvio Berlusconi, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio. E al suo prestigiosissimo curriculum adesso l'influente abruzzese aggiungerà l'ingresso nel comitato di indirizzo dell'Istituto Toniolo: ovvero la "cassaforte" dell'Università Cattolica.
È a questo Letta che si riferisce il "no" iniziale. La sua nomina viene direttamente dal cardinale Angelo Scola, che l'ha accompagnata con quella di due figure legate all'area di Cl. E allora viene spontaneo (l'ha fatto anche qualche giornale) chiedersi come mai l'arcivescovo di Milano abbia scelto proprio lui: un esponente del potere politicante e "romano" quant'altri mai (a parte forse Giulio Andreotti), dunque piuttosto estraneo a una struttura prevalentemente ambrosiana come la Cattolica; un personaggio che da vent'anni è accreditato tra le eminenze grigie di una precisa parte, e anzi come fedelissimo di Berlusconi (gli era accanto anche all'incontro recente con Renzi); un uomo che, pur senza dar retta alle chiacchiere che corrono, rappresenta per lo meno un cerchio di interessi "forti" piuttosto diverso dall'immagine che papa Francesco sembra voler dare alla Chiesa.
Che bisogno c'era dunque di fare una scelta tanto caratterizzante, di collocare nei ruoli decisionali della Cattolica tale potente ma pure ingombrante presenza? Nessuno, a mio parere. Anzi, forse bisognava considerare meglio l'immagine che una nomina del genere inevitabilmente avrebbe trasmesso: è ovvio difatti che un osservatore si possa ora interrogare su questo singolare aggancio tra la diocesi più grande del mondo e il berlusconismo - con tutto ciò che ne consegue, da qualche anno a questa parte. E certamente non saranno pochi i cristiani, non solo ambrosiani, che penseranno in cuor loro che anche la Chiesa si comporta come il resto del mondo: predica predica, ma alla fine si affida sempre alle mani di chi conta qualcosa.
La scelta di Scola è legittima, certo; ma non è neutra. Infatti Gianni Letta non è soltanto il consulente di Goldman Sachs, una delle massime banche d'affari del mondo (lo è, o lo era, anche Romano Prodi); non è solo l'uomo navigato da decenni in tutti i grandi poteri d'Italia, dunque un prezioso alleato anche per gli investimenti finanziari della Cattolica; non è appena il gentiluomo papale che - così dicono – ogni settimana saliva alla Cei di Ruini e poi di Bagnasco ad accogliere desiderata e a distribuire consigli: Letta è il braccio di Berlusconi, aziende e partito. Cos'avremmo detto se al Toniolo fossero andati, puta caso, De Benedetti o Scalfari? Che lo voglia o no, questa decisione indica uno schieramento. Era successo anche nel passato, quando al Toniolo sedevano ex ministri o ex presidenti democristiani; ma ora si sperava che l'aria fosse cambiata.