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Divorzio “breve”: un solo anno dalla separazione o anche nessuno

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Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 23/01/14
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In discussione alla Commissione giustizia del Senato quattro disegni di legge. Il parere del Forum delle associazioni familiariSono quattro i disegni di legge sul cosiddetto “divorzio breve” depositati presso la Commissione giustizia del Senato che li prenderà in esame in questi giorni. I provvedimenti – di Roberta Pinotti (Pd), Enrico Buemi (Psi), Ciro Falanga (Fi-Pdl) e Giuseppe Lumia (Pd) – intendono modificare le norme introdotte nell’ordinamento giuridico italiano con la legge 898 del 1970, che prevedono la possibilità di ottenere lo scioglimento del matrimonio decorsi tre anni dalla separazione dei coniugi.

Fatta salva la specificità delle proposte, il tempo della separazione verrebbe in genere ridotto a un anno solo mentre la proposta Buemi prevede che in caso di accordo dei coniugi, si salti la fase della separazione e si agisca direttamente per lo scioglimento del vincolo matrimoniale. Contrario a qualunque ipotesi di “divorzio breve” il Forum delle associazioni familiari, come spiega Simone Pillon, avvocato familiarista e presidente del Forum dell'Umbria.
 

Qual è il giudizio del Forum sui provvedimenti relativi al divorzio breve?

 

Pillon: Siamo contrari alla riduzione dei termini fissati per la separazione dall'attuale legge perché è un tempo stabilito dal codice civile per tentare di risolvere la crisi familiare: se togliamo questo tempo l'istituto viene svuotato di significato. Inoltre viene soppresso il tentativo di conciliazione che già oggi di fatto non viene effettuato: in questo modo non viene data nessuna chance alla famiglia. Una delle proposte addirittura prevede l'azzeramento totale dei tempi per il divorzio qualora vi sia il consenso dei coniugi il che configurerebbe un nuovo istituto in quanto il nostro ordinamento prevede solo la separazione consensuale e non il divorzio consensuale. E' una modifica che cambierebbe l'essenza giuridica del matrimonio che è un istituto di diritto pubblico, trasformandolo in un istituto di diritto privato, cioè nella disponibilità delle parti. Con la conseguenza, come avviene per esempio negli Stati Uniti, di forti pressioni sulla parte più debole del rapporto.

 

Il Forum ha delle sue proposte in merito alle norme sulla separazione?

 

Pillon: Noi vorremmo che i tentativi di conciliazione fossero implementati e il servizio fosse esternalizzato, coinvolgendo un mediatore familiare o un consulente familiare al posto del giudice che di fatto non provvede. La stabilità familiare è un valore garantito dalla Costituzione e va tutelato. Tra le norme proposte, una misura che riteniamo auspicabile – ma non nell'ambito del divorzio breve bensì in un provvedimento autonomo – è la previsione che lo scioglimento della comunione dei beni tra i coniugi, in caso di divorzio, retroceda alla data della prima udienza di separazione. Oggi questa ha effetto solo al passaggio in giudicato della sentenza di divorzio e la questione pone problemi notevoli in merito ai beni che uno dei coniugi acquisti durante questo tempo.

 

C'è chi pensa che l'introduzione del divorzio breve comporterebbe una sorta di “banalizzazione” del matrimonio: condivide questo giudizio?

 

Pillon: Trasformare il matrimonio in qualcosa di privato renderebbe più fragile la famiglia. Il matrimonio trova il suo contenuto specifico nella rilevanza pubblica, altrimenti si può scegliere la convivenza di fatto. In un tempo nel quale già i legami forti spaventano, non bisogna indebolire ancora di più il matrimonio. Per questo il periodo di tre anni pensato per la separazione è prezioso, a patto, però, che venga riempito di contenuti.

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