Nel frattempo, l’insoddisfazione degli statunitensi nei confronti del suo governo tocca limiti storiciIn quello che è stato forse il suo atteggiamento più chiaro al riguardo, il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha confermato questo mercoledì la sua difesa del “diritto all'aborto” per le donne statunitensi che decidono di sottoporvisi.
Il 27 marzo Obama sarà in Vaticano e porta con sé un'agenda ampia da trattare con papa Francesco. I temi che secondo gli esperti di politica statunitense Obama porterà davanti al pontefice hanno a che vedere con la situazione in Terra Santa, in Siria, in Medio Oriente e le riforme sanitarie implementate di recente.
Queste ultime cercano di obbligare tutte le istituzioni cattoliche della Chiesa negli Stati Uniti (scuole, ospedali, fondazioni) e anche gli imprenditori cattolici ad assicurare i propri impiegati con polizze che coprano metodi anticoncezionali e farmaci abortivi.
Paese di libertà, ma non per i concepiti
Nel 41° anniversario della sentenza della Corte Suprema americana che ha aperto la porta all'aborto, il primo Presidente di colore degli Stati Uniti ha affermato che “tutte le donne dovrebbero poter prendere le proprie decisioni relativamente al loro corpo e alla loro salute”.
La Corte si è pronunciata nel 1973 a favore di Norma McCorvey, che con lo pseudonimo di Jane Roe fece ricorso contro una legge dello Stato del Texas che permetteva l'aborto solo se la vita della donna era in pericolo. La Corte intese allora che la donna poteva interrompere la gravidanza tenendo conto del diritto alla sua vita privata.
Obama ha approfittato dell'anniversario della sentenza per ribadire in un comunicato il suo “impegno perché tutte le donne possano contare su un'assistenza sanitaria sicura e abbiano garantito il loro diritto costituzionale alla privacy, incluso il diritto alla libertà riproduttiva”.
Il Presidente ha chiesto anche di continuare a lavorare per ridurre il numero delle gravidanze non desiderate, difendere la salute materno-infantile e costruire comunità sicure e sane per i minori. “Questo è un Paese in cui tutti meritano le stesse libertà e opportunità per realizzare i propri sogni”, ha dichiarato.
Abortisti dell'aborto
Nel frattempo, migliaia di persone hanno manifestato contro l'aborto nella “Marcia per la Vita”, che come ogni 22 gennaio si è celebrata questo mercoledì a Washington, e hanno difeso l'adozione di un'alternativa per le donne incinte che non vogliono tenere i propri figli.
“Siamo abortisti dell'aborto” e “L'aborto è un omicidio” erano alcuni slogan che apparivano sugli striscioni nel 41° anniversario della sentenza della Corte Suprema. I manifestanti hanno sfidato le bassissime temperature e si sono concentrati sul National Mall della capitale statunitense, dove si è svolto un meeting con vari attivisti anti-aborto e legislatori.
Dai giardini del Mall coperti da una coltre di neve, i manifestanti – tra i quali numerosi bambini e giovani – hanno percorso le vie del centro di Washington fino ad arrivare alla Corte Suprema.
Calo della popolarità di Obama
In base a una ricerca pubblicata questo mercoledì da Gallup, due statunitensi su tre non sono soddisfatti del sistema di governo del Paese né del suo funzionamento.
Nel 2002, dopo gli attentati dell'11 settembre dell'anno precedente, gli insoddisfatti non superavano il 25%. Il 65% degli intervistati ha espresso il proprio disaccordo con il sistema. Si tratta della percentuale più alta da quando Gallup ha iniziato a studiare questa tendenza, nel 2001. L'insoddisfazione supera di cinque punti quella registrata nel 2013 e si colloca un punto al di sopra del massimo precedente, registrato nel 2012.
Traduzione dall'originale a cura di Aleteia