Due sfide per la nuova evangelizzazione: meglio una presenza “sterilizzata” nel web o un annuncio più “deistituzionalizzato”?
Ovviamente la nota è stata anche condivisa sulla pagina Facebook del portale, dove tra l’altro si è sviluppata un’ampia conversazione con gli utenti che l’hanno commentata e persino contribuito a integrarla. Fenomeno raro su tante altre pagine istituzionali e per nulla disonorevole, anzi.
I social infatti funzionano anche così: i tuoi interlocutori, bene o male intenzionati che siano, sono anche fonte di preziose informazioni che possono diventare utilissimi contenuti; o suggerire azioni non solo digitali a tutto vantaggio di chi ha avuto la prontezza di cogliere nella “crisi comunicativa” il buono che arriva. Il fenomeno dei “fake”, ossia i finti profili o finte pagine con nome e immagine del Pontefice, comunque precede Papa Francesco ma non era stato gestito pubblicamente prima di questa nota.
Ho fatto una breve, sommaria e non scientifica ricerca sul motore interno di Facebook. Esistono ancora oggi una quindicina di “Profili/Pagine/Gruppi” in italiano intestati esplicitamente a “Benedetto XVI”, quasi tutti da fedeli affezionati al Papa emerito, e pochissimi con intento diffamatorio o ironico. Più altri che nell’account riportano in varia forma e sostanza il suo nome. Qualche pagina in più ruota intorno all’uso del cognome “Ratzinger” e tra le quali prevalgono quelle meno rispettose. Ma sono anche le meno evidentemente credibili come voci ufficiali.
Riporto questo per dire che ricordo di aver personalmente invitato diverse volte persone che condividevano parole attribuite al Papa, da queste fonti, a verificare quelle parole o comunque ricordando l’opportunità di contestualizzarle. Un paio di volte mi sono imbattuto in citazioni false o molto approssimative usate per sostenere questa o quella tesi o battaglia dialettica. Eppure questo genere di vulgata non ha destato la stessa preoccupazione, anche nei commentatori.
Alcuni hanno criticato questa presa di posizione della Santa Sede, rilanciando il rischio della strumentalizzazione delle parole del Pontefice e individuando la causa proprio nel modo di comunicare del Papa. Apparentemente ingestibile.
Ma cosa deve e può davvero essere gestito e controllato dell’immagine, dell’identità e delle parole della persona probabilmente più in vista e probabilmente riconosciuta come più autorevole del pianeta? E che – a differenza di qualsiasi altra istituzione, organizzazione, marchio o prodotto – porta prima di tutto un messaggio di salvezza, una “buona parola”, che lo supera e riguarda ciascuno dei 7 miliardi di esseri umani, connessi o meno, e la cui efficacia non si può misurare né pretendere di controllare?
Cosa serve di più, oggi, per la nuova evangelizzazione: la sterilizzazione della presenza nel web per evitare rischi e il controllo istituzionale di ogni virgola? O il rischio dell’annuncio meditato, attento alle verità di fede ma personale e a volte “deistituzionalizzato”? Non è una domanda retorica. Credo sia quasi seria. Ma non ho una risposta compiuta.
Le pagine che ruotano intorno alla figura di Benedetto XVI non hanno, oggi, questi numeri. Non ho fatto la stessa ricerca quando Papa Ratzinger era ancora in carica.
La pagina di News.va invece ha solo 31.600 e rotti “mi piace”. Questo ultimo può essere un dato da valutare meglio. Anche se trovo normale che in un ambiente che nasce per conversare risulti più immediatamente credibile e “appetibile” una Pagina o un Profilo personalizzato e dedicato che non uno istituzionale e generico.
In ogni caso, per tutti gli uomini di buona volontà, c’è almeno una buona azione da tentare: andare in una delle pagine non ufficiali del Papa e cliccare il link “Suggerisci una modifica” e seguire le istruzioni. Tentare di sicuro non nuoce.