Il riconoscimento a lungo atteso invita a nuova attenzione verso il cinema italiano
La grande bellezza del regista Paolo Sorrentino si è aggiudicato il premio Golden Globe per il miglior film straniero, un “passo avanti” come affermano tutti i commentatori italiani con prudenza e scaramanzia verso l'assegnazione degli Oscar le cui candidature saranno annunciate il prossimo 16 gennaio. Il Golden Globe, organizzato da 71 anni dall’Hollywood Foreign Press Association, è infatti considerato da sempre un buon indicatore di cosa succederà in area Oscar, un riconoscimento dal quale si distingue per la doppia selezione tra film drammatici e brillanti, anche se a volte la distinzione può apparire forzata. Del significato di questo riconoscimento per il cinema italiano, Aleteia ha parlato con don Ivan Maffeis, presidente della Fondazione Ente dello spettacolo e direttore della rivista “Il cinematografo”.
Il Golden Globe a La grande bellezza è una grande soddisfazione per il cinema italiano…
Maffeis: Erano 25 anni che non arrivava un premio per il cinema italiano, dai tempi di Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore. Una grande soddisfazione sì, per un riconoscimento che rompe questo “lungo incantesimo” che negava la premiazione a una nostra opera di qualità.
Quali sono i punti di forza di questo film?
Maffeis: Siamo tutti debitori a Sorrentino per la rappresentazione di una “grande cavalcata”, come la definisce lui stesso, dentro Roma, raccontata nei suoi colori, suoni, i palazzi del centro storico, il percorso lungo il Tevere. In questo modo egli torna a portare la città eterna sugli schermi di tutto il mondo. Ma ciò che mi è piaciuto di più – e penso sia anche il motivo della premiazione – è la profondità con la quale il regista descrive l'umanità che popola Roma e in fondo tutto il Paese. Una umanità sfatta, frivola, decadente, contraddistinta da rapporti inconsistenti. Una umanità nella quale, purtroppo, non facciamo fatica a rispecchiarci anche se a questa visione non possiamo arrenderci. Mettendoci di fronte a questa realtà Sorrentino fotografa il tempo che stiamo vivendo. “I nostri treni sono i più belli – afferma a un certo punto il protagonista, Toni Servillo – perché non vanno da nessuna parte”. C'è amarezza in questa rappresentazione ma anche ricerca di senso. Il sorriso disincantato con il quale Servillo guarda in camera ci provoca a non fermarci a questo quadro. Noi crediamo che una Grande Bellezza ci sia e siamo spinti a trovarla e a riconoscerla sempre anche laddove non c'è o ne appare poca.
Questo riconoscimento potrà aprire nuove prospettive per il cinema italiano?
Maffeis: Non so se – come mi auguro – l'assegnazione del Golden Globe per il miglior film straniero preluda anche all'ambito riconoscimento dell'Oscar, però credo che in ogni caso costituisca un invito a mantenere uno sguardo attento sul panorama cinematografico italiano con i suoi autori e talenti e le opportunità e difficoltà con le quali si confronta. Bisogna prestare attenzione a chi non smette di investire nell'industria culturale del Paese: anche questo è un modo di servire la bellezza.