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Sudamerica, tornano le comunità di base

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Alver Metalli - Terre D'America - pubblicato il 31/12/13
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In Brasile i primi di gennaio le cosiddette “comunità dei cristiani di base” si riuniranno dopo quasi 15 anniNon si sono mai estinte, a dire il vero, ma negli anni di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sono entrate in un cono d’ombra. Adesso tornano a parlare di sé, a riflettere sulla loro missione e il loro ruolo nella Chiesa del Papa latinoamericano. Lo faranno in Brasile a gennaio, nel paese, cioè, che ne ha visto la nascita e il maggior sviluppo. A Puebla, in Messico, nel 1978, le CEBs – com’erano conosciute – ricevono la loro consacrazione dopo gli inizi, nel 1968. “Sono diventate mature e si sono moltiplicate soprattutto in alcuni paesi, tanto che ora costituiscono uno dei motivi di gioia e di speranza per la Chiesa” scrivevano i vescovi nel documento finale della terza Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano. “In comunione con il vescovo, com’era stato chiesto a Medellín, esse si sono trasformate in fulcri di evangelizzazione ed in operatrici di liberazione e sviluppo”. Tra le raccomandazioni rivolte dalla Conferenza al resto delle chiese dell’America Latina figurava anche quella di riconoscere “la validità dell’esperienza delle comunità ecclesiali di base” e stimolare “il loro sviluppo (Puebla n. 156)”.

Puebla riserva uno speciale capitolo alle Comunità ecclesiali di base; le chiama “speranza della Chiesa”, le descrive come “luoghi propizi alla maturazione della fede”. In quegli anni, contrassegnati da regimi autoritari in molta parte del continente, le CEBs mettevano radici nei settori poveri: suburbi urbani, favelas, città satellite, bidonville, zone marginali e periferie di ogni genere. Non a caso l’impeto più forte lo registravano in Brasile, un paese in piena rivoluzione industriale attraversato da grandi fenomeni di immigrazione interna, di urbanizzazione accelerata, di crescita selvaggia della città, dai servizi sociali carenti o inesistenti. Le Comunità di base sorgono attorno a chiese mal edificate, quartieri abusivi e senza servizi, terreni invasi da masse di contadini in via di urbanizzazione, dove si fanno carico di bisogni elementari come la casa, l’elettrificazione, l’acqua potabile, le fognature e l’igiene urbana in generale. In Brasile le CEBs prolificano in un momento di sospensione della normale dialettica politica – la dittatura militare dal 1964 al 1985 – e divengono un fattore non immediatamente partitico di rivendicazione sociale là dove i partiti non potevano agire.

Quindici anni dopo, a Santo Domingo, dove la Chiesa del continente riunisce per la quarta volta i suoi stati generali, il clima è moto cambiato. Si parla – per la prima volta – di “nuovi movimenti apostolici”. Ci si continua a riferire anche alle Comunità ecclesiali di base, ma con meno ottimismo, anzi, ormai con un certo sospetto. Nelle discussioni e nelle riflessioni di tanti autorevoli partecipanti si coglie cautela, diffidenza, allarme; i toni sono preoccupati; si osserva che tante comunità sono “vittima di manipolazione ideologica o politica”. A Santo Domingo si ratifica la validità delle CEBs ma si sottolineano i rischi e si avverte l’esigenza di definire dei criteri di ecclesialità. Per la prima volta compare nel documento conclusivo della conferenza un capitolo sui movimenti apostolici: “E’ necessario accompagnare i movimenti in un processo di inculturazione più definito e promuovere la formazione di movimenti con una maggior caratterizzazione latinoamericana (Santo Domingo n. 102)”.
La conferenza di Aparecida – 30 anni dopo quella di Puebla e 15 da Santo Domingo – recupera le Comunità di base all’interno di un impulso fortemente missionario. Il luogo privilegiato della comunione e della missione torna ad essere la parrocchia “intesa come comunità di comunità, spazio di iniziazione cristiana, di educazione e celebrazione della fede, aperta alla diversità dei carismi, servizi e ministeri”. La parrocchia è vista come integratrice di comunità e movimenti, tanto d’ambiente come apostolici. E’ una Chiesa dal basso quella che si disegna, fatta di piccole realtà di base che aderiscono al territorio in tutte le sue pieghe.

Con papa Francesco il momento torna ad essere propizio per le CEBs. Anche per questo i delegati si riuniranno in Brasile, nella cittadina di Juazeiro do Norte, nello stato del Ceará dal 7 all’11 gennaio. “Sarà un momento per riaffermare il ruolo delle CEBs all’interno della Chiesa” scrivono i promotori “e definire la loro importanza come motori di cambiamento nelle diverse realtà del Brasile”. Il raduno avrà come tema “Giustizia e profezia al servizio della vita” e come parola d’ordine “L’annuncio del Regno nelle campagne e nelle città”. Sono previsti 4 mila delegati in rappresentanza di tutto il Brasile. “In questa occasione” si legge nel sito della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani (CNBB) “sono previste visite a parrocchie e comunità, testimonianze di lotta, sfida e speranza, momenti di celebrazione e una fiera dell’economia solidale e del commercio giusto”.

Dal blog Terre D'America

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