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I giornalisti cattolici dell’Ucraina chiedono solidarietà ai colleghi e l’intervento del Papa

UKRAINE, Kiev : Government opponents rally at the President's well-protected country home, about 15 kilometres (10 miles) from Kiev on December 29, 2013. AFP PHOTO/ SERGEI SUPINSKY

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Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 31/12/13
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Nel Paese continuano le dimostrazioni contro la sospensione della firma dell’accordo di associazione con l’Unione europea

L’associazione dei giornalisti cattolici dell’Ucraina ha lanciato un appello ai colleghi di tutto il mondo e alle persone di buona volontà con la richiesta di “mostrare la loro solidarietà cristiana, a coprire gli eventi legati alla pacifica protesta ucraina contro l’ingiustizia e la violenza, e a chiedere alle gerarchie cattoliche di alzare le loro voci”. Le proteste nel Paese della “rivoluzione arancione” sono cominciate lo scorso 21 novembre dopo che il presidente Yanukovych ha annunciato la sospensione dei preparativi per firmare l’accordo di associazione con l’Unione europea.

 

Per più di un mese – scrivono i giornalisti ucraini, c’è stata una protesta pacifica in Ucraina. E’ cominciata come una dimostrazione a favore della scelta europea del Paese, ed è proseguita come una protesta nazionale contro gli eccessi del governo al potere. “Gli ucraini vogliono vivere in un Paese libero e democratico senza corruzione, senza menzogna, senza violenza”. Piazza dell’Indipendenza a Kiev (Maidan)  è diventata la piattaforma centrale dove gli ucraini combattono per i loro diritti (La Stampa 29 dicembre).

 

La protesta pacifica di milioni è stata macchiata dal sangue – scrivono i giornalisti nel loro appello. Pavolo Mazurenkov è morto per i colpi ricevuti dalle unità speciali, Dmytro Pylypets ha ricevuto dodici colpi di coltello, e la giornalista Tatiana Chornovol è stata picchiata quasi a morte in un agguato. “La questione ucraina ha cessato di essere politica. E’ un problema di protezione dei diritti e delle libertà fondamentali”.

 

Siamo giornalisti, siamo cristiani”, scrivono i giornalisti. E si rivolgono ai colleghi del Vaticano, e al Papa. “Che aspira a essere il vescovo degli abusati e dei derelitti, avvocato dei poveri. E’ già da un mese che l’Ucraina, collocata nel cuore dell’Europa, è la casa degli oppressi, dei picchiati, di quelli che piangono, che chiedono verità e giustizia. Che si senta la voce del Pastore rivolta a noi in questi giorni. Vogliamo sentire le parole del Pietro dei nostri giorni, destinate a rafforzare i fratelli nella fede” (La Stampa 29 dicembre).

 

I giornalisti ucraini fanno affidamento nella solidarietà dei colleghi e in Papa Francesco e fanno eco alla fiducia dei loro concittadini nella chiesa e nei media, più che nel Parlamento, nei tribunali e nella polizia. Secondo un sondaggio condotto tra il 7 e il 17 dicembre e riportato dal Risu (Religion Information Service of Ukraine, 30 dicembre – nostra traduzione da Il Sismografo), il 64,3% degli intervistati ha espresso fiducia nella Chiesa mentre il 58,4% si fida dei media. Allo stesso tempo l'80,2% del campione – 3200 intervistati, sopra i 18 anni e appartenenti a tutte le religioni – non si fida del Parlamento, il 79,2% dei tribunali e il 79% della polizia.

 

La gente a Maidan – ha affermato in un'intervista il patriarca della Chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchuk (Risu, 26 dicembre – nostra traduzione da Il Sismografo) – non è lì per un interesse personale ma per nuove prospettive per l'Ucraina”. Secondo Shevchuk l'aver dimostrato la propria volontà politica da parte della società ucraina è già una vittoria: “nell'età post-sovietica – ha affermato il patriarca – è raro che qualcuno non solo abbia la garanzia della libertà scritta nella Costituzione e in altri atti normativi ma possa creare uno spazio di libertà per se stesso”.

 

Il patriarca è anche consapevole che la protesta nella piazza di Maidan “non può durare per sempre”. I manifestanti chiedono la liberazione di coloro che sono stati arrestati durante la protesta pacifica e la punizione dei responsabili delle violenze sulla folla. “Al momento – ha affermato Shevchuk – solo le vittime sono note mentre nessuno si è assunto la responsabilità dell'uso della forza contro la gente” e da questo deriva la richiesta di dimissioni del governo che è responsabile di tali eventi. Infine c'è la richiesta di firmare l'accordo di associazione all'Unione europea. A questo proposito “esiste una chance, perché Yanukovych continua a ripetere che non ha cambiato idea, che l'accordo con Bruxelles sarà firmato ma secondo termini diversi”. Il patriarca si augura che tutte le questioni poste di carattere economico – compreso l'esito dei contratti firmati di recente con la Russia – possano essere risolte e che non cada nel vuoto “il desiderio dell'Ucraina di associarsi all'Unione Europea e impedito l'obiettivo futuro di una piena adesione così che l'Occidente non ci percepisca ancora a lungo solo come un paese post-sovietico”. “La gente di Maidan – ha concluso Shevchuk – è lì per una vita migliore per il paese e le future generazioni perché capisce che l'integrazione europea è un processo complesso a lungo termine” (Risu, 26 dicembre – nostra traduzione da Il Sismografo).

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