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Non è un conflitto tra cristiani e musulmani: la difficile situazione della Repubblica Centrafricana

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Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 27/12/13
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Giorni di scontri nella capitale Bangui dove migliaia di sfollati si sono rifugiati vicino all’aeroporto

Cinque soldati ciadiani e almeno 10 civili uccisi: questo il bilancio degli ultimi giorni per la nuova ondata di violenze che ha investito la capitale della Repubblica Centrafricana, Bangui. Nel Paese sono in atto da mesi scontri tra fazioni opposte dopo la destituzione in marzo del presidente Francois Bozizé. La situazione ha provocato l'intervento agli inizi di dicembre di un contingente di 1600 militari francesi a sostegno di una forza di pace panafricana con l'obiettivo di assicurare la necessaria stabilità per poter svolgere libere elezioni. Per la Repubblica Centrafricana si è levato l'appello alla pace di Papa Francesco nella benedizione Urbi et Orbi del giorno di Natale.

 

 

 

Dopo un Natale all'insegna di violenze e confusione, a Bangui nella giornata di Santo Stefano è regnata la tensione. All'alba di ieri i soldati francesi hanno lanciato un’operazione di messa in sicurezza di due quartieri cristiani, uno nel nord della città, vicino all’aeroporto, l’altro a sud.

Le violenze del giorno di Natale hanno provocato la fuga di migliaia di residenti in preda al panico, molti dei quali si sono rifugiati vicino all’aeroporto, dove si contano già decine di migliaia di sfollati. In questa situazione il Marocco ha acconsentito all’invio di centinaia di truppe che si uniranno ai 4 mila soldati della Misca, e ai 1.600 unità francesi (Euronews 26 dicembre).

 

Secondo La voce della Russia (27 dicembre) nella notte nella capitale della Repubblica Centrafricana è stato respinto un massiccio attacco al palazzo presidenziale e alla residenza del Capo dello Stato Michel Djotodia che “è salito al potere come primo leader musulmano nella storia del paese, per una popolazione che in gran parte è cristiana con il pericolo che il conflitto degeneri in guerra civile” (La voce della Russia 27 dicembre).

 

Preoccupazione per la violenza dilagante nel Paese è stata espressa anche dal segretario di Stato americano, John Kerry, che ha esortato le autorità a indire rapidamente le elezioni. “Il prolungato scontro settario non fa che aggravare le ferite del Paese e rendere la riconciliazione più difficile”, ha affermato Kerry, sottolineando che gli Stati Uniti sono rimasti “profondamente turbati” dalla scoperta di una ventina di cadaveri in una fossa comune nella capitale Bangui (Repubblica.it 27 dicembre).

 

Intanto l'Unione europea ha vietato l'esportazione di armi e l'invio di mercenari nella Repubblica Centrafricana, un divieto che segue una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu questo mese che chiede a tutti i paese di evitare forniture dirette o indirette, vendite o trasferimento di armi e materiali simili alla nazione africana. Il bando Ue riguarda assistenza tecnica e finanziaria, compreso personale mercenario, ma esclude i materiali usati esclusivamente per gli sforzi di peacekeeping internazionale e dall'esercito francese impiegato nella Repubblica Centrafricana. (Reuters 23 dicembre).

 

Suor Elianna, una missionaria comboniana presente nel Paese in un colloquio telefonico con Radio Vaticana (26 dicembre) ha dato un quadro catastrofico di quanto sta succedendo: “Potremmo dire che lo Stato del Centrafrica è attualmente uno Stato completamente e capillarmente occupato da una ribellione che è fatta del 90 per cento di mercenari del Ciad e del Sudan, dove ovunque dettano legge i signori della guerra: sono diventati loro gli amministratori, i poliziotti, i gendarmi, giudici… Il loro modo di governare è attraverso la violenza: quindi innescano granate, sparano sulla popolazione, sequestrano le persone e le liberano, dopo averle torturate, soltanto in cambio di un riscatto”.

 

Per quanto riguarda la possibilità che quello in atto nel Paese sia un conflitto interreligioso tra sostenitori del presidente del deposto presidente Bozizè, cristiano, e quelli del nuovo leader musulmano, “C’è qualcuno – ha risposto la religiosa – che cerca di manipolare, a livello internazionale, la visione di questa guerra che non è assolutamente una guerra religione: è una guerra politica ed economica, di conquista del potere e anche di vendette personali, che purtroppo è formata da un piccolissimo gruppo di centrafricani, perché il 90 per cento di questi ribelli sono dei mercenari ciadiani e sudanesi, che sono tra l’altro di religione musulmana. Che cosa è successo? Mentre occupavano tutti i villaggi, tutti i luoghi amministrativi, queste persone parlavano soltanto l’arabo, né il francese né la lingua nazionale: quindi era più facile la comunicazione con i musulmani, che da sempre convivono pacificamente in Centrafrica con i cristiani. E’ stato più facile, per loro, offrire una certa protezione alla comunità musulmana in cambio di soldi, di piccoli riscatti – anche da parte loro – di piccole tangenti oppure in cambio di favori. Quindi si sono accaniti contro i cristiani, contro la comunità cristiana, ma non per delle ragioni di religione!”.

 

A dar sostegno ai 210 mila sfollati interni a Bangui che si sono rifugiati in luoghi improvvisati e senza il minimo necessario, sono soprattutto la Chiesa – attraverso la Caritas – e la Croce Rossa internazionale mentre risultano insufficienti gli aiuti della Comunità internazionale.

 

La presenza dei missionari in questo particolare momento assume una particolare funzione di segno di speranza per la gente: “finché ci sono loro – ha spiegato suor Elianna – , c’è ancora la possibilità che il futuro sia migliore! Sono un sostegno, sono un appoggio e dove è possibile far arrivare degli aiuti, sono loro che gestiscono anche delle situazioni di emergenza. Si vede che il Vangelo che può essere vissuto e annunciato ovunque e in questa situazione ha davvero una grande portata profetica” (Radio Vaticana 26 dicembre).

 

 

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