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Il Natale di Bergoglio, quello di Francesco

CITE DU VATICAN, Vatican City : Pope Francis kisses the unveiled baby Jesus during a Christmas Eve mass at St Peter's Basilica to mark the nativity of Jesus Christ, on December 24, 2013 at the Vatican. TOPSHOTS/AFP PHOTO/FILIPPO MONTEFORTE

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Alver Metalli - Terre D'America - pubblicato il 26/12/13
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Dove, come e con chi lo passava l’allora arcivescovo di Buenos Aires

L’orario della messa natalizia coincide o quasi, minuto più, minuto meno; la “Messa del gallo”, com’è conosciuta popolarmente, Bergoglio era solito celebrarla alle ore 21 nella cattedrale di Buenos Aires, come lo farà questa notte nella Basilica di san Pietro. Ma salvo l’orario, il resto sarà tutto diverso, come annota la giornalista Silvina Premat sul quotidiano argentino La Nación rievocando gli ultimi Natali di Bergoglio cardinale. A partire dagli invitati. “Negli ultimi anni Bergoglio ha condiviso la Nochebuena con Claudio Epelman, direttore del Congresso ebreo latinoamericano e Alberto Zimerman, protesoriere della Delegazione delle associazioni israelite argentine (DAIA)”.

Finita la messa gli invitati e le consorti si trasferivano dalla prima fila alla sacrestia, invitati dal cardinal Bergoglio a consumare “una modesta cena: bibite e tramezzini di formaggio senza prosciutto per rispettare le consuetudini ebraiche”. E lì aveva luogo anche il brindisi natalizio. “Era tutto molto semplice” ha ricordato Epelman, il cui rapporto con Bergoglio risale alla Conferenza di Aparecida, nel 2007, quando nella cittadina brasiliana si riunirono i vescovi dell’America Latina per la V Assemblea generale. Da notare che il direttore del Congresso ebraico era l’unico osservatore ebreo invitato ai lavori, che proprio Bergoglio presiedette nella fase conclusiva, quella della redazione del documento finale. Epelman racconta alla giornalista argentina di essere poi andato in Cattedrale a salutarlo quello stesso Natale del 2007. Con relativo brindisi. «L’anno seguente – ricorda – pochi giorni prima di Natale parlammo al telefono e lui mi disse: “Immagino che verrai anche quest’anno, no?”». Ci andò. E a lui si unì anche Zimerman, della Daia.

Sull’ultimo Natale di Bergoglio a Buenos Aires, nel 2012, c’è l’omelia, che in questi giorni circola sui media argentini, e la testimonianza del rettore della cattedrale.

Della prima si può notare la brevità: 51 righe, poco più di 600 parole, dedicate in prevalenza a commentare il versetto evangelico dell’ “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. “Un messaggio – aggiunse Bergoglio – che dopo venti secoli continua ad avere validità davanti alla petulanza, la prepotenza, la sufficienza, l’aggressione, l’insulto, la guerra, la disinformazione che disorienta, la diffamazione e la calunnia”. Il sacerdote Alejandro Russo, che ha a carico la cattedrale metropolitana, ricorda che l’arcivescovo invitò alla cena posteriore anche quattro signore che collaborano abitualmente con i sacerdoti del tempio. “Prepararono riso con gamberi, matambre di pollo, uova ripiene e insalata. Hanno mangiato gelato come dessert e brindato con champagne”.

Su come trascorresse il giorno di Natale le versioni si dividono ed il mistero è più fitto. Il viso e la voce li si potevano vedere e ascoltare alla radio e alla televisione dell’arcivescovado, Canale 21, ma su dove fosse Bergoglio in carne e ossa la giornalista de La Nación offre la testimonianza di una persona vicina all’arcivescovo che non vuole essere identificata. “Sapevamo dove sarebbe andato per la lavanda dei piedi il Giovedì Santo ma non sapevamo dove andava i 25”. Avvertiva che non sarebbe stato in casa e chiedeva che la messa del giorno di Natale la celebrasse il vicario generale. “Poi venivamo a sapere che era andato a visitare i carcerati di una qualche prigione, degli ammalati in qualche ospedale o qualche quartiere povero”.

“Pochi sapevano” rivela Silvina Premat, che Bergoglio ogni 25 dicembre visitava – come del resto ogni domenica di Pasqua – i sacerdoti anziani o infermi che vivono nella casa sacerdotale nel quartiere Flores, dove lui stesso aveva riservato una stanza per quando si sarebbe pensionato da arcivescovo”. Ad alcuni portava delle immaginette con delle frasi, ad altri consegnava una lettera personale, ad altri delle bottiglie di vino o un maiale o qualche altro piatto di carne che il cuoco preparava per questa giornata”.

La stanza per sé, a quanto ne sappiamo, Bergoglio non l’ha mai disdetta.

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