I cristiani non rinunciano a testimoniare la fede e a vivere in pienezza lo spirito dell’Avvento anche quando vivono in paesi in cui sono un’esigua minoranza
di Anna Bono
I cristiani non rinunciano a testimoniare la fede e a vivere in pienezza lo spirito dell’Avvento anche quando vivono in paesi in cui sono un’esigua minoranza. Persino dove, all’approssimarsi del Natale, cresce l’ostilità nei loro confronti, molti sono tuttavia disposti ad affrontare i rischi che ciò comporta.
In Indonesia, nella provincia di Aceh in cui è in vigore la legge coranica, gli ulema hanno ingiunto ai cristiani di non “disturbare o creare inconvenienti” durante le prossime festività e ai musulmani di non parteciparvi: anche solo inviare auguri e saluti ad amici e conoscenti cristiani è “haram”, vietato. Il 4 dicembre le autorità del distretto di Pangkep, nella provincia di South Sulawesi, hanno ordinato la demolizione di una chiesa, l’unica a disposizione della comunità protestante Gkss, sostenendo che mancava dei permessi di costruzione. Anche a Binjai, nella provincia di North Sumatra, la chiesa frequentata dalla Huria Kristen Batak Protestant Church secondo gli estremisti del Fronte di difesa islamico è illegale. Con questo pretesto, la prima domenica di dicembre in centinaia hanno attaccato la comunità raccolta in preghiera, costringendo i fedeli a interrompere la funzione.
Simli e ancora più gravi episodi di intolleranza sono sempre più frequenti in Indonesia. Tuttavia le parrocchie hanno deciso ugualmente di prepararsi al Natale. “Il periodo dell’Avvento – ha commentato all’agenzia di stampa AsiaNews padre Sulpicius Parjono, della parrocchia di Santa Teresa a Majenang, diocesi di Purwokerto – è occasione per vivere la fede con maggiore profondità e partecipare alla missione della Chiesa”. A tal fine i cristiani, che costituiscono l’8,7% della popolazione, organizzano ritiri spirituali, momenti di preghiera, iniziative di carità e condivisione che si traducono da anni in progetti di solidarietà in favore dei bisognosi, seguiti con grande partecipazione, all’insegna dello slogan “diffondiamo il virus dell’amore”. Quest’anno alcune parrocchie hanno allestito degli ambulatori mobili che offrono a chiunque lo desideri una verifica gratuita del suo stato di salute. L’8 dicembre la parrocchia della Madonna di Fatima, a Brebes, Java centrale, ha aperto un centro mobile per la donazione del sangue. Nello stesso giorno in un’altra parrocchia, quella di Santa Maria a Slawi, i cattolici hanno organizzato la pulizia delle strade, un mercatino all’aperto di merci gratuite e un servizio, anch’esso gratuito, di trasporto su due ruote. Per il giorno di Natale l’arcidiocesi di Jakarta, inoltre, sta preparando un pranzo di ringraziamento, completato da giochi e intrattenimenti destinati a oltre mille bambini orfani o abbandonati.
Anche in India, malgrado gli abusi e le violenze, i cristiani diffondono lo spirito dell’Avvento. Ne è un esempio, tra i tanti, padre Lino Fernandes, missionario del Pilar nella parrocchia Beata Madre Teresa, a Siadih, che ha deciso di intraprendere un “tour dell’Avvento” per portare anche ai tribali Mundari residenti nei dieci villaggi più lontani e isolati della sua missione il Vangelo, la messa e i sacramenti, affrontando un viaggio non privo di difficoltà e rischi. Le scuse presentate dal primo ministro Singh al clero di Delhi per le violenze subite da parte della polizia durante la marcia in favore dei dalit, l’11 dicembre, non hanno infatti dissuaso i fondamentalisti indù dalla violenza. Si deve probabilmente a loro un gravissimo atto vandalico verificatosi a Mumbai il 15 dicembre. Mentre decine di bambini stavano per ricevere la prima Comunione in una chiesa vicina, un antico crocifisso eretto nel 1880 nella strada principale del quartiere di Vile Perle è stato violato: la statua di Gesù è stata divelta e smembrata, i pezzi gettati via, lasciando soltanto un piccolo lembo del corpo attaccato alla croce.
In Thailandia i cristiani che rappresentano appena lo 0,1% della popolazione godono di migliori condizioni, ma attualmente sono le tensioni sociali e politiche a dividere la popolazione. Tuttavia i cristiani si preparano con entusiasmo al Natale. I loro momenti di incontro e di preghiera organizzati ogni fine settimana spesso riuniscono oppositori e sostenitori del governo e anche le visite alle famiglie, a cui i 15 dicembre hanno aderito 120 persone, prescindono dalla politica e creano unione a partire dalla preghiera. Il 21 dicembre sono in programma le confessioni comunitarie e il 24 la celebrazione solenne della santa messa "con intrattenimento fino a mezzanotte". Il 25, andando alla messa, i fedeli porteranno in dono cibo e altri beni di prima necessità che il 30 verranno distribuiti ai poveri. Il missionario del PIME, padre Pelosin, è certo che alle celebrazioni natalizie parteciperanno molti buddisti.
Anche in Nepal, dove nel 2011 il governo ha deciso di rendere festa nazionale il giorno di Natale, la testimonianza cristiana ha dato i suoi frutti. Quest’anno, in particolare, i preparativi per la ricorrenza si sono trasformati in un’occasione di incontro e riconciliazione tra cristiani, indù, buddisti e musulmani che nella capitale Kathmandu addobbano insieme case, strade e negozi. Cattolici e indù, insieme, hanno anche decorato la cattedrale dell’Assunzione e imparano i canti natalizi, ha raccontato con soddisfazione ad AsiaNews padre Robin Rai, parroco della cattedrale dell’Assunzione di Kathmandu, e le cartoline più vendute nei negozi di souvenir in questi giorni sono quelle che raffigurano Gesù e la Madonna.
articolo tratto da: http://lanuovabq.it/it/articoli-cristiani-martiri-e-testimoni-di-fede-8015.htm