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Vita, famiglia, scuola: si può ancora vincere. Intanto in Francia…

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Giuseppe Rusconi - Rossoporpora - pubblicato il 13/12/13
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Il ‘no’ del Parlamento europeo al rapporto Estrela, figlio dell’ideologia gender, dimostra che si può ancora riuscire a bloccare la macchina da guerra della nota lobby sconfitta anche dal voto dei croati

Il ‘no’- il 10 dicembre – del Parlamento europeo al rapporto Estrela, figlio dell’ideologia gender, dimostra che, se lo si vuole, si può ancora riuscire a bloccare la gioiosa macchina da guerra della nota lobby, sconfitta per la seconda volta in pochi giorni dopo il voto dei croati. Una lezione anche per quelle imprese e associazioni che in Francia hanno ceduto, come la Barilla in Italia, all’intolleranza ricattatoria della stessa lobby, che ha ottenuto il ritiro di alcune pubblicità ‘familiari’.

 

Doppia e cocente sconfitta in pochi giorni per la nota lobby: in Croazia il primo dicembre e a Strasburgo il 10. Della Croazia si è detto nel commento “Matrimonio uomo-donna: Croazia, luce per l’Europa” (sempre in www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano) : quello croato è stato il primo voto popolare sull’argomento all’interno dell’Unione europea. Con un risultato chiaro: due terzi dei votanti hanno approvato l’inserimento nella Costituzione della precisazione-aggiunta “unione tra uomo e donna” alla parola ‘matrimonio’ già presente. Da notare che in Croazia, come del resto in Svizzera, l’istituto del referendum non conosce la norma del quorum da raggiungere per la sua validità: si è recato alle urne circa il 38% degli iscritti in catalogo, percentuale non certo misera se confrontato con il 43% del referendum sull’adesione del Paese all’Unione europea.

Passiamo alla seconda sconfitta, tanto più bruciante quanto inattesa. Riunito a Strasburgo, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione proposta da popolari e conservatori con cui si è affossato il rapporto detto “Estrela’ (dal nome della relatrice, una deputata socialista portoghese): un vero attentato al diritto alla vita (finanziamento dell’aborto in tutto il mondo), all’obiezione di coscienza del personale medico, al diritto alla libertà di educazione (imposizione dell’insegnamento ‘di genere’), alle prerogative dei singoli Stati in materia di sanità ed educazione, allo stesso vigente diritto europeo relativo al diritto alla vita. Il testo del rapporto è stato analizzato nei dettagli nel commento “Parlamento europeo: nuovo attacco all’obiezione di coscienza) sempre in www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano . Ricordiamo che il rapporto era stato approvato a larga maggioranza nella commissione “per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere” e sottoposto al vaglio dell’Aula il 22 ottobre. In tale occasione il plenum aveva sorprendentemente rinviato il rapporto in commissione, per un riesame del testo, con 351 voti contro 319 e 18 astensioni. Successivamente – con caparbietà degna di miglior causa – la commissione aveva approvato di nuovo il testo con modifiche marginali e aveva chiesto il ritorno in Aula in tempi brevi. Da notare che normalmente, secondo tradizione, il rapporto sarebbe tornato in plenaria solo con il nuovo Parlamento che uscirà dalle prossime elezioni di fine maggio 2014. Ma la nota lobby ha voluto imporsi a tutti i costi, confidando che in Aula – senza dibattito, rifiutato dalla presidenza dell’Assemblea – i numeri le avrebbero stavolta dato ragione, così anche da annullare l’effetto positivo provocato dal successo (quasi 1,9 milioni di firme in tutta Europa, oltre 630mila in Italia) della petizione antiabortista “Uno di noi” promossa dal Movimento per la Vita e da numerose altre associazioni pro life (il Comitato è presieduto dal giurista Grégor Puppinck).

Invece… Nel primo pomeriggio di martedì 10 dicembre 2013 il Parlamento ha votato dapprima su due risoluzioni analoghe, la prima presentata dal gruppo federalista (ha raccolto 95 consensi), la seconda da popolari e conservatori, in cui si evidenziava che “la formulazione e l’applicazione delle politiche in materia di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nonché in materia di educazione sessuale nelle scuole è di competenza degli Stati membri”. Il ‘sì’ a tale risoluzione avrebbe comportato la decadenza immediata della risoluzione commissionale che concludeva il rapporto Estrela. Il risultato? 334 i consensi alla risoluzione popolare-conservatrice, 327 i contrari, 35 le astensioni: il rapporto Estrela veniva dunque bocciato. A favore della risoluzione vincente popolari, conservatori, federalisti. Contrari socialisti, verdi, estrema sinistra, qualche liberale. Tra gli italiani ‘sì’ da parte del variegato gruppo popolare (sei però gli assenti tra cui Clemente Mastella e Barbara Matera) e dai leghisti, no’ dalla maggior parte del centro-sinistra (compresi i deputati dell’Italia dei Valori). Astenuti i piddini Patrizia Toia, Silvia Costa, David Sassoli, Mario Pirillo, Franco Frigo e Vittorio Prodi: un comportamento in sé ambiguo, che però – a conti fatti e solo a conti fatti – ha pesato positivamente sul risultato finale del voto.  Sull’esito ha di certo influito anche il grande e capillare lavoro di informazione svolto da quella parte di mondo cattolico impegnato , nel quotidiano, sul fronte del diritto alla vita: per una volta la testimonianza di migliaia di cittadini – che hanno inondato con scritti e petizioni le caselle postali, in particolare dei deputati del PPE – ha avuto partita vinta. 

Tra le reazioni al voto quella del presidente del Movimento per la Vita Carlo Casini (“La maggioranza dell’Europarlamento ha mostrato l’insopportabilità di certe posizioni che si ripresentano a scadenze fisse, volte a minacciare la vita e la famiglia”) e del Forum delle associazioni familiari, che , in un comunicato intitolato “Rapporto Estrela. I cittadini europei fermano l’arroganza delle lobby”, scrive a firma del presidente Francesco Belletti: “In sostanza il testo era un’intromissione, aberrante nei contenuti, in argomenti e tematiche di stretta competenza dei singoli Stati membri e non delle istituzioni europee. Con fortissimi dubbi anche sulla procedura, visto che era già stato bocciato dall’assemblea ad ottobre, ma reiterato dalla Commissione ‘Diritti della donna’ con una forzatura senza precedenti delle procedure del Parlamento. Questo voto è una grande vittoria dei cittadini dell’UE che in questi giorni avevano levato la loro voce attraverso mozioni e pressioni sui parlamentari”.

Furenti si stracciano le vesti gli esponenti della nota lobby, in primo luogo la stessa Edite Estrela, che ha parlato di “oscurantismo e azione ipocrita che nega i diritti delle donne” e ha esortato i cittadini europei a non dimenticare “questo voto vergognoso”. Dal canto suo il Coordinamento italiano della lobby europea delle donne rileva in un comunicato che “con questo voto i deputati europei danno un segnale di arretramento culturale e democratico… Chissà se le donne se ne ricorderanno alle prossime elezioni europee del maggio 2014?”.

 

I VESCOVI TEDESCHI, IL 10 MAGGIO DI BAGNASCO

E le reazioni delle gerarchie cattoliche? Sorprendente – considerati i precedenti – è giunta la presa di posizione del presidente della Conferenza episcopale tedesca, l’arcivescovo Robert Zollitsch, che firma un comunicato emesso lunedì 9 dicembre: “Chiediamo ai membri del Parlamento europeo di rifiutare fermamente la risoluzione Estrela. (…) Il contenuto di questa proposta è altamente problematico. Come un ritornello ritornano la rimessa in questione e la marginalizzazione dei diritti fondamentali che sono la dignità umana, il diritto alla vita e la libertà di coscienza. Si propugna un preteso diritto all’aborto, dietro cui dovrebbero ritirarsi tutti gli altri diritti”.

Non c’entra direttamente in sé c
on il ‘Rapporto Estrela’, ma è un bel segno di vita in tempi dominati da una diffusa incertezza sull’opportunità di testimonianze cattoliche pubbliche di massa a proposito dei ‘valori non negoziabili’ alla luce del nuovo e controverso approccio papale in materia:  nel messaggio per l’insegnamento della religione cattolica a scuola, pubblicizzato il 10 dicembre, la presidenza della Conferenza episcopale italiana rileva che “la Chiesa in Italia vuole ribadire il proprio impegno e la propria passione per la scuola (…) anche in maniera pubblica”. In che modo? “Con un grande pomeriggio di festa e di incontro con il Papa in Piazza San Pietro il prossimo 10 maggio”. Al raduno “sono invitati gli studenti, gli insegnanti, le famiglie e tutti coloro che sono coinvolti nella grande avventura della scuola e dell’educazione”. Viene così concretizzato quanto preannunciato dal cardinale Bagnasco nella prolusione tenuta in occasione dell’Assemblea generale della Cei dello scorso maggio. Il grande incontro appare particolarmente significativo in un momento in cui tra l’altro le difficoltà della scuola cattolica sono accresciute dalla continua erosione del finanziamento statale in applicazione della legge Berlinguer del 2000 sulla parità scolastica.   

INTANTO IN FRANCIA…

Intanto, pur costretta a leccarsi le dolorose ferite croate ed europarlamentari, la nota lobby prosegue nel suo attivismo planetario a sostegno dei ‘nuovi diritti’. In Italia ci si ricorderà dell’intolleranza ricattatoria nei confronti della Barilla, specie dopo le dichiarazioni di Guido Barilla sull’immagine tradizionalmente ‘amica della famiglia’ della multinazionale parmense: la Barilla s’è messa le ceneri in capo e si è dovuta e anche voluta sottoporre a un umiliante, penoso risciacquo degli spaghetti in acqua arcobaleno con aggiunta di paillettes.

L’attacco ricattatorio alla pubblicità ‘familiare’ si è però registrato ultimamente anche in Francia. Ed anche lì le ditte hanno ceduto, prese da calabrachismo acuto, nel tentativo di scongiurare prefigurati cali di vendite (e se – ciò vale anche per la Barilla – fosse invece la ‘nuova’ pubblicità a far calare gli acquisti?). Già a maggio gli ottici Lissac sono stati accusati di omofobia dalla nota lobby, considerato come nella loro pubblicità apparisse una famiglia con padre, madre, figlio e figlia assomigliante al logo della Manif pour tous. Conclusione? Un comunicato della Lissac, in cui la ditta si scusa: “A Lissac dispiace  che la somiglianza abbia potuto dar adito a essere interpretata come una presa di posizione nell’ambito di un dibattito politico cui non prende parte per nulla. Lissac ci tiene a precisare che la sua carta fedeltà si indirizza a tutte le famiglie, quali che siano il numero di bambini e la loro composizione”. E per essere ancora più chiari: “”La carta Familissac s’indirizza alla famiglia nell’accezione larga del termine!”. All’inizio di dicembre è invece toccato alla banca Société générale, che in una delle sue campagne pubblicitarie presentava due mani che si aprivano su un famiglia (padre, madre, figlio e figlia che si tengono per mano) ritagliata nella carta, con questo slogan: “Proteggete voi e la vostra famiglia…”. La nota lobby però veglia notte e giorno al bene del popolo francese: l’allarme è risuonato il 3 dicembre e il giorno dopo la Société générale comunicava di aver predisposto delle ricerche “sulla provenienza di tale pubblicità, del tutto contraria ai nostri impegni”, annunciando la sostituzione del logo incriminato sia su carta che su internet.  Non è finita: la nota lobby ha ingiunto anche (udite, udite!) al Ministero della Giustizia (proprio quello della tristemente nota ministra Taubira) di ritirare dal sito un’immagine della famiglia tradizionale utilizzata per illustrare la lotta contro il rapimento di bambini. E per oggi concludiamo su questo vero e proprio délire républicain!

Articolo apparso su Rosso Porpora
 

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