Esce il libro dell’archeologo Fabrizio Bisconti, esperto di paleocristianesimo una vera e propria “cassetta degli attrezzi” per lettori e cultori della materiadi Federico Cenci
In una sala gremitissima di Palazzo Massimo, con una folta rappresentanza di studenti universitari, è stato presentato l’ultimo libro di Fabrizio Bisconti, docente ordinario di archeologia e iconografia all’Università Roma Tre, nonché sovrintendente archeologico delle catacombe. Il volume, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, si intitola “Primi cristiani. Le storie, i monumenti, le figure” e si arricchisce della prefazione del cardinal Gianfranco Ravasi.
Ad aprire l’incontro è stato don Giuseppe Costa, direttore della LEV, il quale si è detto soddisfatto dell’ampia partecipazione ed ha rivolto un appello d’incoraggiamento ai tanti giovani presenti, affinché non abbandonino la fiducia in un futuro che possa premiare lo studio e la passione per l’arte.
La parola è stata dunque ceduta al professor Paolo Liverani, docente di Topografia dell’Italia Antica presso l’Università di Firenze. Servendosi di una serie di immagini proiettate in diapositiva, Liverani ha illustrato alcuni contenuti del libro. Il suo eloquio limpido e scorrevole ha coinvolto la sala, suscitando interesse per il libro di Bisconti e per la materia dell’arte anche in quanti non se ne occupano per professione. Proprio l’opera in questione è stata definita un tentativo ben riuscito di spiegare cosa ci sia dietro un’immagine, per capire cosa abbia portato l’autore a realizzarla in quel modo e per contestualizzarla in un periodo storico.
Durante la sua relazione ha spiegato che l’avvento del Cristianesimo ha generato una carica rivoluzionaria che si è tradotta anche nelle manifestazioni iconografiche. Il volume lo spiega molto bene. Liverani si è soffermato su un paio di significativi esempi in tal senso tratti dalle pagine del volume. Sul proiettore ha dapprima illustrato un’immagine del Mausoleo di Costanza, a Roma, nella quale si vede Cristo che consegna un papiro della Legge. Successivamente, ha presentato un affresco presente nella basilica di San Vitale, a Ravenna, nel quale Cristo è raffigurato sopra il cosmo. Queste due immagini dimostrano come la regalità divina di Cristo abbia fatto il proprio ingresso nella storia dell’arte nel periodo paleocristiano.
Nelle catacombe di San Gennaro, a Napoli, si rileva inoltre una nuova usanza di rappresentare anche le persone. I ritratti, in mezzobusto, vengono contornati da cornici, introducendo così una tradizione destinata a svilupparsi nel corso dei secoli. Soprattutto però, Liverani ha fatto notare come le raffigurazioni dei santi si differenziano da quelle degli dei pagani. Mentre questi ultimi sembrano maggiormente assorbiti da una dimensione divina, irraggiungibile da chi guarda, i santi appaiono invece come mediatori tra l’osservatore e Dio. L’iconografia assume dunque un ruolo anche evangelico.
Ma in questo periodo l’arte si arricchisce di nuovi elementi non solo di carattere teologico. Ne è testimonianza la cappella di Sant’Aquilino nella basilica di San Lorenzo, a Milano, primo esempio di mosaico a sfondo dorato (in quelli più antichi, lo sfondo è solitamente blu). Nel campionario dei pittori dell’epoca si inserisce poi l’elemento del cielo. La prima testimonianza è presente nel battistero di San Giovanni in Fonte, a Napoli, la cui calotta della volta è decorata con un cielo turchese punteggiato da stelle d’oro, bianche e blu, e sul quale si staglia maestoso il monogramma di Cristo (Chrismon) tra le lettere alfa e omega.
Infine ha preso la parola l’autore, il professor Fabrizio Bisconti. Il suo intervento si è caratterizzato per una lunga sequela di ringraziamenti nei confronti delle persone che nel corso di due anni lo hanno coadiuvato nella realizzazione dell’opera. L’autore ha spiegato che il suo libro è costituito da una raccolta di articoli pubblicati su L’Osservatore Romano, e che si prefigge di diventare una “cassetta degli attrezzi” per chiunque voglia occuparsi della storia dei cristiani.