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Le piante nella Bibbia

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Lucandrea Massaro - Aleteia Team - pubblicato il 09/12/13
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Esce un volume, per i tipi di Gangemi, che analizza e racconta tutte le piante e i frutti che vengono citati nelle Sacre Scritture, un lavoro certosino di un gruppo di botanici italianiCi sono molti modi di approcciarsi al testo biblico, uno di questi è la curiosità, non quella piccola, delle minuzie, ma quella di chi si accosta con voglia di sapere qualcosa di più su un periodo, un popolo e un percorso, quello molto umano, caratterizzato dal rapporto con Dio in ogni sua pagina. Ecco che un modo per conoscere e apprezzare il Creato come manifestazione della bellezza e della cura che il Signore ha per il suo Popolo, è possibile trovare una lettura interessante nel volume, da poco nelle librerie, “Le piante nella Bibbia” (Gangemi, pagine 206, euro 30,00), che viene presentato oggi a Roma. Gli autori di questo volume sono tutti specialisti delle discipline botaniche: Maria Grilli Caiola, professoressa emerito di botanica a Tor Vergata, Paolo Maria Guarrera, etnobotanico e Alessandro Travaglini, aerobiologo. Proprio a quest'ultimo lo abbiamo raggiunto e a lui Aleteia ha posto alcune domande sul tema e sul libro.

Professor Travaglini, innanzi tutto come nasce questo progetto e come mai – secondo lei – nonostante proposte simili nella letteratura scientifica straniera, in Italia nessuno si era mai prestato a questo tipo di analisi?

Travaglini: L’idea nasce da un viaggio fatto nel 1999 dalla prof.ssa Grilli negli Stati Uniti in occasione di un congresso internazionale di Botanica a St Louis, Missouri. Nel locale orto botanico c’era un’aiuola con le piante della Bibbia e il marito della professoressa, Mario Caiola, le suggerì di fare qualcosa di simile a Roma.
In previsione della Giornata mondiale della Gioventù a Roma prendemmo la palla al balzo e realizzammo un giardino con dieci aiuole in cui erano raccolte un po’ di “piante bibliche”. Giovanni Paolo II passò con i giovani rappresentanti dei vari continenti sotto la Porta Santa eretta nel giardino.

C'è una certa ritrosia a volersi occupare da scienziati di Sacra Scrittura, se non per criticarla. Voi nel vostro volume invece costruite un rapporto decisamente positivo: l'amore per la Scrittura (citata, rappresentata, cercata) accompagna un lavoro di catalogazione e di comprensione, fatto tutto con gli strumenti della ricerca empirica. La fine di un tabù?

Travaglini: L’augurio che il lettore possa stupirsi della bellezza della Bibbia e della bellezza costituita dalla natura. E anche di come la storia degli uomini è strettamente legata al territorio, alla diversità floristica e faunistica.
Una diversità percepita e riconosciuta dal popolo eletto e dai cristiani come “opera del Creatore”, quindi qualcosa di cui rendere grazie e da rispettare.
Ovviamente diamo per scontato che la Chiesa riconosce le teorie sull’origine della vita o il Big Bang, etc…

Leggendo il libro si scopre che grano, vite e incenso sono le piante e i frutti più citati nella Bibbia: una centralità provvidenziale che ancora oggi nella Chiesa viene ribadita ogni giorno nell'Eucarestia e nelle solennità più importanti, che ne pensa?

Travaglini: Lo studioso guarda ai fatti e questo è un dato che emerge evidentemente, e grano e vite sono presenze costanti nell’AT e NT. E’ anche vero che costituivano la base dell’alimentazione.
Mi colpisce poi come nel NT leggendo ad esempio i primi versetti del capitolo XV del Vangelo di Giovanni, l’identificazione di Gesù con la vite, e con la vite e il grano nei passi del NT istitutivi dell’Eucaristia. L’uso dell’incenso viene probabilmente appreso dagli Israeliti da altri popoli, e viene adottato nelle funzioni religiose nel Tempio.
L’uso delle incenso nelle cerimonie religiose della chiesa cattolica e orientale rimane ancora oggi e costituisce segno importante, ad esempio nel momento dell’offertorio e della consacrazione. Il Natale imminente ci ricorda come tra i doni dei Magi vi fosse anche l’incenso.

Ci sono piante del solo Antico Testamento e piante esclusive del Nuovo? La Bibbia è davvero grande libro di storia alimentare e climatica, quanto risulta accurata?

Travaglini: Ci sono 54 specie esclusive dell’AT e 6 esclusive del NT. Siamo di fronte a un testo che narra vicende documentate anche da altri testi. Se ci fidiamo di altri documenti storici, coetanei, mi sembra corretto prendere in seria considerazione anche la Bibbia. Molti fatti e descrizioni di eventi sono realmente confrontabili con altri testi, e questo diventa via via più documentabile.

Avete avuto difficoltà con il riconoscimento di ogni pianta? Esistono ancora tutte in quell'area? Quali le più rare e le più particolari?

Travaglini: Non abbiamo lavorato sulle piante direttamente, ma abbiamo fatto un lavoro di sintesi della più vasta letteratura possibile (170 citazioni). La maggior parte di esse sono ancora lì, altre non erano originarie del territorio di Israele, per le une e per altre vi è in diversi casi il concreto pericolo di estinzione. Ad esempio l’incenso, la zizzania, ormai scomparsa a seguito dell’uso degli erbicidi, o al più familiare Cedro del Libano. Ci dimentichiamo delle tragedie che affliggono alcuni popoli, penso alla Siria o al Libano. Giustamente la nostra attenzione va alle perdite umane, ma non consideriamo che anche il territorio e le specie presenti su esso vengono devastate dalle guerre, direttamente o indirettamente.

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