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Un Paese smarrito, infelice e dominato dalle diseguaglianze sociali

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Team - pubblicato il 06/12/13
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Il rapporto annuale del Censis denuncia: famiglie italiane in grande difficoltà, si sono adattate alla legge della sopravvivenza
Il calo dei consumi in Italia è sintomo di «un Paese sotto sforzo», «smarrito», «profondamente fiaccato da una crisi persistente». Lo rileva il Censis nel Rapporto annuale evidenziando che nel 2013 su un campione di 1.200 famiglie «il 69% ha indicato una riduzione e un peggioramento della capacità di spesa». Le spese delle famiglie «sono tornate indietro di oltre dieci anni».

Si tratta di «un quadro preoccupante nel quale risulta ormai essenziale agire con rapidità in termini di radicale abbassamento della pressione fiscale, di incentivi ai consumi prontamente utilizzabili» e di politiche del lavoro. Una famiglia su quattro fa fatica a pagare tasse o bollette e il 70% è in difficoltà se deve affrontare una spesa imprevista (Avvenire, 6 dicembre).

La società italiana oggigiorno è anche «sciapa e infelice»: non c’è fermento, c’è accidia, furbizia generalizzata, disabitudine al lavoro, immoralismo diffuso, crescente evasione fiscale, disinteresse per le tematiche di governo del sistema, accettazione passiva della  comunicazione di massa. Infelici, dunque, «perché viviamo un grande, inatteso ampliamento delle diseguaglianze sociali» (Il Sussidiario, 6 dicembre).

Nonostante la drammatizzazione, viene sottolineato nel rapporto del Censis, «il crollo atteso da molti non c’è stato. Negli anni della crisi abbiamo avuto il dominio di un solo processo, che ha impegnato ogni soggetto economico e sociale: la sopravvivenza. C’è stata la reazione di adattamento continuato delle imprese e delle famiglie». (Redattore Sociale, 6 dicembre)

Secondo il Censis si è «rotto il ‘grande lago della cetomedizzazione’, storico perno della agiatezza e della coesione sociale. Troppa gente non cresce, ma declina nella scala sociale». Ed è in tale contesto che gli esperti individuano una crisi della società civile la quale «’verosimilmente ha consumato il suo orgoglio in illusorie ambizioni di una superiorità morale e utilizzata come strumento politico».

Ma il Censis individua «due grandi ambiti che consentirebbero l’apertura di nuovi spazi imprenditoriali e di nuove occasioni occupazionali: un processo di radicale revisione del welfare e l’economia digitale. Il filo rosso – aggiunge – che può fare da nuovo motore dello sviluppo è la connettività (non banalmente la connessione tecnica) fra i soggetti coinvolti in questi processi» (Asca, 6 dicembre).

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