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In Europa avanzano i populismi

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Team - pubblicato il 02/12/13
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Il V-Day di Grillo è la spia di un fenomeno in espansione, dove la politica diventa urlo e sloganPolitica e populismi viaggiano sempre più a braccetto in Europa. Il V-day di Beppe Grillo a Genova davanti a 40mila fan estasiati è la dimostrazione che l'urlo e lo slogan ad effetto riescono a catalizzare sempre più l'attenzione di cittadini e media. Questa volta nel calderone del comico non è finito solo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il quale verrà chiesto «l’impeachment», ma si registra anche l’arruolamento di Papa Francesco perché «siamo nati il 4 ottobre, il giorno di san Francesco, anche lui è un grillino». L’annuncio, infine, che «in Europa vinceremo e saremo il primo movimento» e l'immancabile ritornello del referendum sull’euro.

La politica degli slogan urlati sta facendo breccia in Francia dove Marine Le Pen, leader del Fronte Nazionale di estrema destra si prepara alle elezioni europee dopo il lusinghiero 17,9% ottenuto alle presidenziali. I sondaggi sono in discesa anche grazie ai quattro punti del programma elettorale: la fine dello spazio di Schengen, l’addio all’euro, il patriottismo economico e la superiorità del diritto nazionale sulle direttive europee. «Se entro un anno non otterremo soddisfazione allora promuoveremo in Francia un referendum per chiedere l’uscita dall’Unione europea. Sono convinta che i cittadini saranno d’accordo con me», ha tagliato corto Le Pen.

Il suo emulo oltremanica, Nigel Farage è il volto dell'anti-europeismo britannico viscerale, del fastidio di un'isola che fu un impero per un continente di cui non si sente parte. Quarantanove anni, lasciò il partito conservatore al tempo del trattato di Maastricht per fondare l'Ukip, (Uk Independence Party), il partito iper-conservatore (ma liberale) che il premier Letta ha individuato tra i pericoli per l'Unione alle prossime elezioni europee. Oltre all’euroscetticismo, il suo partito si contraddistingue per uno spiccato nazionalismo, una concezione dell’economia estremamente liberale, una visione dell’immigrazione (anche intra europea, quindi italiani compresi) alquanto ristretta e molti punti interrogativi sui diritti civili, come l’obiezione ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.

In Ungheria il populismo strillato di Jobbik sembra frenare dopo l'exploit alle parlamentari dell'aprile 2010 (terzo partito con il 16%). Jobbik affonda le sue radici nei temi tradizionali dell’estrema destra ungherese e si scaglia contro quelli che vengono definiti come “nemici della patria”: Zingari in primo luogo, poi gay, socialisti (bolscevichi), capitalisti, politici corrotti e per finire l’asse Tel Aviv–Washington–Bruxelles. La scalata al potere di Jobbik, nato nel 2002 come movimento studentesco di estrema destra e trasformatosi in partito l’anno successivo, ricorda molto le esperienze di altri partiti appartenenti alla nouvelle vague populista comparsa in Europa dalla metà degli anni ’90.

Non si arresta il fenomeno del partito razzista greco Alba Dorata, che, cavalcando l’onda del dissenso causata dalla crisi economica e dall’afflusso degli immigrati illegali, è entrato in Parlamento per la prima volta nel 2012. Politici e commentatori greci paragonano la sua ascesa a quella dei nazisti nel 1930. Antimusulmano, antisemita, omofobo, il partito incoraggia gli attacchi violenti. Human Rights Watch ha affermato che “le aggressioni contro i migranti afgani, nordafricani e subsahariani sono preoccupantemente diffuse, e per la maggior parte non denunciate” in Grecia e che “alcuni politici sembrano riluttanti ad agire con decisione per timore di una reazione populista da parte dei militanti di Alba Dorata”.

Naviga appena sotto il 5% il partito tedesco euroscettico Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania), che critica Angela Merkel, ma da destra. Il premier viene accusato di aver perseguito nella crisi europea una politica inutilmente dispendiosa, di aver gettato nel pozzo senza fondo dei meccanismi di salvataggio i soldi dei contribuenti tedeschi, di aver fatto da scudo alle debolezze dei Paesi debitori per salvare la moneta unica, invece di spingerli a tornare alle monete nazionali per recuperare competitività attraverso la svalutazione.

Infine in Olanda il partito della Libertà (Pvv) xenofobo e anti islam di Gert Wilders è il grande vincitore delle elezioni amministrative in Olanda e passerebbe dall'essere il quinto al terzo partito in Olanda su base nazionale. Il suo programma: stop all'immigrazione dai paesi islamici; registrazione "etnica" per chiunque sia arrestato; deportazione degli stranieri che commettono reati; chiusura di tutte le scuole islamiche e stop a nuove moschee; una incredibile tassa sui "veli" ostridicolo; e accoglimento massimo di 1.000 rifugiati all'anno.

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