Gli esperimenti medici e scientifici sugli animali sono pratiche moralmente accettabili se si mantengono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane
Il Parlamento europeo ha da poco approvato un piano per incentivare anche quei laboratori che faranno ricerca in maniera innovativa e rimpiazzeranno ratti e criceti con riproduzioni robotiche e di microingegneria. Questa iniziativa fa parte di un programma pluriennale denominato Horizon 2020, che prevede oltre 70 miliardi di finanziamenti per soggetti pubblici o privati per progetti anche di altra natura.
Una misura che sembra riflettere anche l’opinione pubblica: il primo novembre si è conclusa, infatti, la raccolta firme per l’iniziativa popolare europea STOP VIVISECTION ed è stato superato di molto l’obiettivo minimo del milione di firme in tutta Europa (ben 12 paesi hanno raggiunto e superato gli obiettivi nazionali fissati dal Regolamento europeo).
STOP VIVISECTION chiede di abrogare la direttiva 2010/63/UE con la presentazione di una nuova proposta di direttiva che sia finalizzata al definitivo superamento della sperimentazione animale e che renda obbligatorio per la ricerca biomedica e tossicologica l’utilizzo di dati specifici per la specie umana in luogo dei dati ottenuti su animali.
L’uomo può realmente fare a meno della sperimentazione sugli animali, alla luce di motivazioni scientifiche ed etiche? Aleteia lo ha chiesto a Santiago Vega García, dell’Universidad CEU Cardenal Herrera di Valencia (Spagna).
Cosa sono la vivisezione e la sperimentazione animale?
Santiago Vega García: La vivisezione (dal latino vivus e sectio) è la dissezione di un animale quando è ancora vivo. Più precisamente e in base a ciò che afferma la “Real Academia de la Lengua”, si può definire la vivisezione come la “dissezione degli animali vivi al fine di compiere studi fisiologici o ricerche patologiche”. Potremmo quindi dire che la vivisezione è un metodo di ricerca che permette l’uso di animali vivi per lo sviluppo delle conoscenze biomediche.
La sperimentazione con animali o “sperimentazione in vivo” è l’uso di animali non umani in esperimenti scientifici.
La sperimentazione con animali, e in particolare la vivisezione, si è diffusa a partire dal XVII secolo, soprattutto ad opera del filosofo francese René Descartes, le cui teorie attualmente hanno perso gran parte del proprio senso.
Secondo Descartes, gli animali non soffrivano visto che non avevano l’anima, e le grida che emettevano quando venivano vivisezionati dagli scienziati erano come rumori emessi da macchine rotte. Partendo da questi principi, non ci si doveva preoccupare degli animali. Dio li aveva creati per servire gli esseri umani.
Qual è la posizione cattolica su entrambe le questioni?
Santiago Vega García: Nel Catechismo della Chiesa Cattolica si può leggere come il settimo comandamento esiga il rispetto dell’integrità della creazione. Gli animali, come le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene comune dell’umanità passata, presente e futura. L’uso delle risorse minerali, vegetali e animali dell’universo non può essere separato dal rispetto delle esigenze morali. Il dominio concesso dal Creatore all’uomo sugli esseri inanimati e gli esseri vivi non è assoluto, ma è regolato dalla cura della qualità della vita del prossimo, includendo quella delle generazioni a venire, ed esige un rispetto religioso dell’integrità della creazione.
Per il solo fatto di esistere, gli animali lo benedicono e gli danno gloria. Ma anche gli uomini devono apprezzarli. Si ricordi con quale delicatezza trattavano gli animali San Francesco d’Assisi o San Filippo Neri.
Dio ha affidato gli animali all’amministrazione di colui che ha creato a sua immagine. È quindi legittimo servirsi degli animali per alimentarsi e per confezionare vestiti. Si possono addomesticare per ottenerne cibo e perché aiutino l’uomo nel suo lavoro e nel tempo libero. Gli esperimenti medici e scientifici sugli animali sono pratiche moralmente accettabili se si mantengono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane.
È contrario alla dignità umana, prosegue il Catechismo della Chiesa Cattolica, far soffrire inutilmente gli animali e sacrificare senza necessità la loro vita. È anche indegno investire in loro somme che dovrebbero piuttosto rimediare alla miseria degli uomini. Si possono amare gli animali, ma non si può sviare verso di loro l’affetto dovuto unicamente agli esseri umani.
Come si tutela la salute umana senza abusare della vita animale?
Santiago Vega García: Carlson commenta che se una persona crede che non sia corretto usare un altro animale in alcun modo, indipendentemente dai benefici che questo possa avere per gli esseri umani, non c’è nulla che possiamo dire per convincerla del valore della ricerca scientifica con gli animali, visto che per lei la questione è chiusa fin dall’inizio. La ricerca con animali ha dato importantissimi contributi alla salute pubblica e ha favorito importanti scoperte su possibili cause e cure di molti disturbi neurologici e mentali, come il morbo di Parkinson, la schizofrenia, i disturbi maniaco-depressivi, quelli ossessivo-compulsivi, quelli dell’ansia, l’anoressia nervosa, l’obesità o la tossicodipendenza, per citare i più rilevanti.
Credo che si comprenda facilmente l’impossibilità assoluta di studiare questi fenomeni in piante, coltivazioni di cellule o simulazioni informatiche. Anche i vaccini, lo sviluppo dei trapianti di organi, le trasfusioni di sangue, la dialisi per i pazienti affetti da problemi ai reni, le tecniche chirurgiche e i farmaci testati sugli animali sono stati possibili grazie a questo tipo di ricerca e hanno contribuito enormemente a prolungare la vita umana, raddoppiando l’aspettativa di vita media in appena un secolo. Allo stesso tempo, come sottolineano alcuni ricercatori, “le nostre migliori speranze per lo sviluppo di prevenzioni, trattamenti e cure per malattie come l’Alzheimer, l’Aids e il cancro includono anche ricerca biomedica utilizzando gli animali”.
Sui giornali appaiono in modo ricorrente le proteste di quanti difendono gli animali dalla sperimentazione. Che risposta si dà a questa posizione?
Santiago Vega García: La sperimentazione con animali nell’ambito della ricerca scientifica è ben regolata da normative statali e internazionali che danno indicazioni concrete sulla cura e l’ubicazione degli animali in laboratori e strutture apposite; è sottoposta a ispezioni periodiche e la ricerca deve essere giustificata e approvata da un comitato bioetico. Se ci sono eccessi o abusi o non si rispettano le regole, il problema è piuttosto legale e la soluzione passerà per il miglioramento delle norme e non per la soppressione della ricerca. Le ragioni per curare bene gli animali non sono solo etiche, ma anche scientifiche, perché i risultati siano validi, il che a sua volta provoca un minor uso di animali. Lungi dal voler fare un’apologia assolutista della ricerca con animali, credo che l’atteggiamento più ragionevole sia evitare gli estremi di condannare ogni ricerca o lodarla ingenuamente, considerando l’uso di animali come “necessario allo stato attuale della scienza per adeguarsi all’imperativo morale di curare e prevenire malattie umane, ma cercando forme per sostituire e ridurre il numero di animali e diminuire la loro sofferenza”. Attualmente bisogna riconoscere l’impossibilità di sostituire in molti casi la ricerca con animali, il che non annulla il dovere parallelo di impiegarne il minimo indispensabile e di ridurre per quanto possibile la loro sofferenza, sia per ragioni “umanitarie” che per lo stesso interesse scientifico. Con il tempo, in concomitanza con l’aumento del patrimonio delle conoscenze scientifiche, sarà forse possibile porvi fine prescindendo da modelli animali, ma bisogna percorrere ancora molta strada.
A me dispiace così intensamente della sofferenza degli animali che non mi sono mai dedicato alla caccia o allo sport da traino. Il grido di un’allodola mi arriverebbe all’anima, ma quando dobbiamo indagare sui misteri della vita o raggiungere nuove verità, la sovranità del proposito si antepone.
Louis Pasteur