In un manifesto si oppone al reato di opinione per chi è contrario ai matrimoni omosessuali“Testimoniare la bellezza della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna e aperta al dono della vita, motore del mondo e della storia e luogo dove il sogno di un amore per sempre diventa realtà possibile e concreta”. Questo l'obiettivo del comitato “Sì alla famiglia”, nato a Torino nel 2013 e che riunisce sedici associazioni cattoliche torinesi, da Alleanza Cattolica al Forum delle Famiglie e al Movimento per la Vita, dall'Agesc al Movimento Cristiano Lavoratori e a Medici Cattolici.
“Ci hanno mosso a incontrarci i pericoli dell’ideologia e della propaganda di genere, che diventano indottrinamento nelle scuole e leggi e proposte di legge in Europa e nel nostro Parlamento: leggi sull’omofobia che limitano gravemente la libertà di opinione, leggi che riconoscono le unioni omosessuali come forme surrettizie di matrimonio e di famiglia, leggi che consentono alle coppie omosessuali di adottare bambini”, hanno spiegato (Siallafamiglia, 29 ottobre).
Il comitato presenterà il 1° dicembre un manifesto che “denuncia ogni forma di violenza, minaccia o insulto contro le persone omosessuali, di cui chiede il rispetto rifiutando ogni marchio d’ingiusta discriminazione, ma distingue fra questo doveroso rispetto delle persone e l’introduzione nell’ordinamento giuridico di norme ispirate all’ideologia di genere e di forme alternative che danneggiano la famiglia, in un momento in cui più che mai ha bisogno di essere preservata e difesa”.
Il manifesto, ha spiegato il sociologo Massimo Introvigne, coordinatore del comitato, “nasce com'è normale tra cattolici da una riflessione sul Magistero della Chiesa. La frase del Papa 'Chi sono io per giudicare gli omosessuali?' ci ha profondamente impressionato e ci ha condotto a partire nel manifesto da quanto insegna il Catechismo: le persone omosessuali 'devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione'” (Vatican Insider, 27 novembre).
L'invito, ha aggiunto Introvigne, è stato declinato “in quattro ambiti: l'omofobia, chiedendo l'applicazione severa delle leggi che vietano di offendere, minacciare e picchiare le persone omosessuali, con l'applicazione di aggravanti quando gli omosessuali sono colpiti per odio alla loro condizione; l'educazione contro il bullismo che colpisce chi è 'diverso' nelle scuole; l'accoglienza delle persone omosessuali nella società e nella Chiesa; e l'accoglienza di tutti i bambini, con chiunque si trovino a vivere”.
Il manifesto è però contrario a norme sull'omofobia che creino “reati di opinione” e “puniscano con la reclusione chi semplicemente propugna idee considerate discriminatorie, così minacciando la libertà religiosa di tutte quelle confessioni – non solo la cattolica, e compreso l'islam – che considerano gli atti omosessuali disordinati”. “Certo”, ha sottolineato Introvigne, “se omofobia significa insultare e minacciare, allora l'omofobia non è libertà di opinione. Ma affermare che gli atti omosessuali sono 'intrinsecamente disordinati', come fa il Catechismo, potrà essere contrastato sul piano delle idee, ma non dovrebbe portare nessuno in prigione”.
Il testo, ha aggiunto Introvigne, è contrario anche al matrimonio omosessuale, “perché il matrimonio, per sua natura, è solo quello tra un uomo e una donna”, e al riconoscimento di unioni civili, “perché nei Paesi europei che le hanno introdotte sono sempre state non l'alternativa ma l'apripista per passare dopo qualche anno al 'matrimonio' omosessuale. Perché mai l'Italia dovrebbe essere diversa?”.
Si vuole poi essere “molto chiari” sulle adozioni da parte di omosessuali: “non abbiamo mai detto che i bambini adottati da coppie dello stesso sesso corrano maggiori rischi di violenze, maltrattamenti e disturbi rispetto ad altri bambini adottati. E non mettiamo in dubbio la convinzione sincera di persone omosessuali di poter essere buoni genitori. Il problema è un altro, e lo sollevava il cardinale Bergoglio in una lettera del 2010 ai laici argentini in occasione dell'approvazione di una legge che introduceva il 'matrimonio' e le adozioni omosessuali nel suo Paese. Per crescere ogni bambino ha bisogno di un papà e di una mamma”.