Evangelizzare significa mostrare le braccia aperte a Gesù sulla croce, e dire “Ho fatto tutto per te”di Juan Ávila Estrada
L’evangelizzazione (il “predicare la buona novella”) è il grande mandato della Chiesa; è il motivo per cui è stata fondata, creata e sostenuta dal potere dello Spirito Santo. Questa buona novella altro non è che l’amore di Dio – un amore incondizionato, assoluto e sincero come la croce; un amore che non è soltanto “per l’umanità” (espressione che dice tutto e niente), ma per me e per te. È un amore che non è solo il frutto dell’avidità o realizzazione personale, quanto piuttosto della benevola generosità del Signore.
È un amore distribuito così liberamente che non deve essere né meritato né condizionato dai cambiamenti della nostra attitudine o comportamento (anche se possiamo scegliere di accettare o rifiutare questo amore per mezzo delle nostre azioni).
Non è facile evangelizzare, perché è necessaria un’esperienza personale dell’amore di Dio: la sua dolcezza, la compassione, il desiderio di “rendere nuova ogni cosa” in me. Senza questo, possiamo solamente trasmettere la verità dei fatti così come raccontata nelle Scritture, con il rischio di trasformarci in freddi Cristiani che difendono questi concetti senza permettergli di cambiare la loro vita.
Evangelizzare non significa spaventare tutti coloro che fanno del male con la minaccia della dannazione eterna, né sguainare la lama della giustizia contro tutti i peccatori, isolandoli e dichiarandoli perduti. E non significa nemmeno dichiararli nemici della causa, perché forse l’ignoranza gli impedisce di vedere la verità, che è Gesù.
Evangelizzare significa mostrare le braccia aperte a Gesù sulla croce, e dire “Ho fatto tutto per te”. È questo ciò che davvero cambia il cuore e ci porta a vivere una nuova vita. Evangelizzare è come accendere una luce. Ma come si fa? Mostrando la verità. Quale verità? La verità della persona, la verità che è Gesù Cristo: “Io sono la via, la verità e la vita”. Ma la conoscenza della persona di Gesù non è limitata al “conoscere cose” su di lui; piuttosto, conoscerlo davvero vuol dire vivere l’esperienza del suo amore, capire che ciò che lui ha fatto è direttamente collegato a me.
Non si può fare opera di evangelizzazione ficcando concetti astratti nella testa delle persone. Una fede percepita solo con la ragione può portare a rendere alcuni di noi fanatici della religione; d’altro canto, una fede che tocca solo le emozioni può diventare instabile. Ma una fede che interagisce con la ragione, volontà ed emozioni è uno strumento potente, che trasforma significativamente la nostra vita. Ed è così che la cambia il nostro comportamento. È così che impariamo che, grazie alla fede, si consegna la propria vita per il bene degli altri.
Evangelizzare non significa aprire le porte dell’inferno ai peccatori, ma dichiarare a chiunque l’amore di Dio in modo che grazie ad esso si possa giungere alla conversione. Significa mostrare il volto della Chiesa: un volto di misericordia e rispetto; un volto gentile e accogliente di una Madre e un Maestro. Evangelizzare vuol dire guarire le ferite che ci affliggono grazie all’amore di Dio.