Dobbiamo essere “segni di contraddizione” per difendere i valori dello spirito e assicurare il rispetto della dignità umanaNella nostra società si rischia di rimanere imprigionati nel mondo delle cose, del relativo. Cosa fare per non perdere di vista la nostra anima, per curarla e nutrirla?
Erica
Capita spesso che più si desidera la libertà più si vive l'esperienza della schiavitù. E' molto facile essere schiavi di se stessi, oppure di un tipo di società dove non sempre quei valori assoluti dell'uomo sono rispettati e difesi. Certo possiamo correre il rischio di rimanere prigionieri di tante cose, spesso inutili, ed essere sopraffatti solo dalla materialità del mondo in cui viviamo. Questo ci porta a valorizzare l'aspetto esterno, fatto di apparenza e relativismo, a scapito di quei valori spirituali eterni, assoluti e insostituibili. Giorno per giorno possiamo sperimentare come l'affanno per le cose materiali ci faccia dimenticare quei valori spirituali che sono l'unica nostra ricchezza. Personalmente sono convinto che, soprattutto noi cristiani, dobbiamo riscoprire l'importanza dell'esercizio della “virtù della vigilanza”, che è la capacità di essere più presenti a noi stessi e al rispetto della nostra dignità. Non abbiamo soltanto un corpo da “alimentare”, ma anche un'anima da rispettare e salvare. Questo principio deve diventare la spinta per farci rendere conto che le tante cose da fare non devono annullare quello che è assolutamente necessario, e cioè potenziare e privilegiare il rapporto interiore con Dio. Per difendere i valori assoluti del nostro spirito, dobbiamo curare la preghiera, ascoltare la Parola di Dio e vivere i sacramenti che abbiamo ricevuto. Ciò non è facile e ci ricorda che come Cristo fu presentato dal vecchio Simeone quale “segno di contraddizione”, anche noi cristiani siamo chiamati, soprattutto nel mondo di oggi, a essere “segni di contraddizione” per difendere i valori dello spirito e assicurare il rispetto della dignità umana.
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