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“Matrimonio” omosessuale: la strategia di papa Francesco

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Solène Tadié - Aleteia Team - pubblicato il 21/11/13
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Mentre alcuni cristiani rimproverano papa Francesco di non affrontare le grandi controversie della società, lui sembra comunque avere una strategia ben precisa in proposito.“Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio”. Così si era espresso il Cardinal Bergoglio nel 2010, mentre era al culmine il dibattito sul progetto di legge di matrimonio tra persone dello stesso sesso in Argentina. Aveva anche definito “guerra contro Dio” l’appoggio a questa misura da parte del governo di Cristina Kirchner, attirandosi così le ire della presidente argentina che aveva paragonato i suoi discorsi a quelli “d’epoca medievale e d’Inquisizione”.

Approvata la legge, tuttavia, il cardinal Bergoglio ha continuato la propria lotta seguendo una strategia differente. In effetti, Sandro Magister scrive sul suo blog – dedicato a questioni di Chiesa – che Bergoglio aveva deciso di prendere posizione contro la legge rivolgendosi direttamente ai membri della Chiesa piuttosto che attaccando frontalmente i poteri politici. Il cardinale ha dunque scritto due lettere, la prima indirizzata alle suore di clausura di quattro monasteri carmelitani di Buenos Aires e la seconda a un dirigente del laicato cattolico argentino.

Questa manovra, spiega Sandro Magister, ha avuto notevoli ripercussioni sulla vita politica argentina: pur restando naturalmente assente dal Parlamento, il cardinale Bergoglio era considerato il principale avversario dai promotori del diritto al matrimonio e all’adozione per le coppie omosessuali.

Discorsi che possono sorprendere, considerando che l’attuale posizione di papa Francesco a tale proposito intende essere più pragmatica e moderata di quella, ad esempio, di papa Benedetto XVI. In effetti, nel libro – conversazione con il rabbino Skorka, dal titolo Il cielo e la Terra, che ci offre una sorte di sintesi del pensiero di papa Francesco, questi si pone in una posizione alquanto misurata sul tema del matrimonio omosessuale. Nel dialogo il rabbino afferma: “Le coppie conviventi dello stesso sesso sono un dato di fatto oggettivo e hanno diritto a una soluzione legale di problemi quali la pensione, l'eredità, ecc. (che potrebbero inquadrarsi in una figura giuridica nuova), ma equiparare la coppia omosessuale a quella eterosessuale è un'altra cosa”. Al che Bergoglio replica dicendo: “A volte il ministro religioso richiama l'attenzione su certi punti della vita privata o pubblica perché è la guida dei fedeli. Non ha il diritto di intromettersi nella vita privata di nessuno, certo. Se nella creazione Dio ha corso il rischio di renderci liberi, chi sono io per intromettermi? Condanniamo l'eccesso di pressione spirituale, che si verifica quando un ministro impone le direttive, la condotta da seguire, in modo tale da privare l'altro della sua libertà. Dio ci ha lasciato addirittura la libertà di peccare. Occorre parlare con chiarezza dei valori, dei limiti, dei comandamenti, certo, ma l'ingerenza spirituale, pastorale, non è consentita”.

Se alcuni cattolici hanno potuto rimproverare al Papa una certa mancanza di fermezza in materia, altre testimonianze, come quella della senatrice cattolica Liliana Negre (in un libro dedicato a papa Francesco pubblicato negli Stati Uniti), dimostrano l’esatto contrario. Sandro Magister, nel suo articolo, ce ne fornisce qualche estratto: “Il cardinale Bergoglio ha sempre mostrato molto coraggio e gagliardia nel confrontarsi con i potenti e nel dire quello che pensava: era la voce di tutti quelli che non avevano voce”, afferma la donna.

E aggiunge, riferendosi al procedimento di promulgazione della legge: “Lui intervenne a un nostro congresso e volle incontrare i parlamentari pro vita dell’Argentina per salutarci e incitarci a proseguire il lavoro, ad avere coraggio. Poi irruppe la questione del matrimonio omosessuale. Il passaggio nella camera dei deputati fu velocissimo e quando il progetto di legge arrivò al senato, io ero la presidente della commissione. […] In quel periodo la presidente dell'Argentina era Cristina Fernández e suo marito, lo scomparso ex-presidente Néstor Kirchner, era deputato nazionale.[…] Sulla questione del matrimonio omosessuale la coppia Kirchner aveva identificato in Bergoglio il nemico. Il motivo era che il cardinale e la Chiesa la pensavano allo stesso modo su questo tema. Addirittura, ci fu una manifestazione pubblica il pomeriggio precedente l’approvazione della legge, davanti al congresso. Quel giorno, il cardinale indirizzò una lettera al presidente del consiglio dei laici dell’arcidiocesi di Buenos Aires. La lettera fu letta con il suo permesso e così il cardinale rese pubblica la sua posizione, incoraggiando i laici a proseguire nell'impegno e nella lotta per i nostri valori”.

Infine, va evidenziato che nella sua testimonianza la senatrice e prima presidente mondiale dei "Parlamentari per la vita e la famiglia" conferma le parole di Sandro Magister sull’impatto dell’azione di Bergoglio sulla scena politica: “La coppia Kirchner diceva che era il cardinale colui che coordinava in lungo e in largo tutto il movimento pro famiglia, in Argentina. Il cardinale inviò anche una lettera alle monache carmelitane scalze di Buenos Aires. E non so come, il testo iniziò a circolare nei social network. Questo testo non solo criticava con durezza la catastrofe umana alla quale poteva condurre la legalizzazione del “matrimonio” omosessuale, ma anche chiedeva alle suore di pregare affinché i senatori aprissero gli occhi. Il 14 luglio alle 10 del mattino ebbe inizio la discussione, che fu molto aspra e finì il 15 luglio con la nostra sconfitta”.

Al momento dell’intervista concessa a La Civiltà Cattolica papa Francesco ha chiaramente espresso la propria opinione riguardo le lotte su temi sociali. Le sue parole parlano da sole: “Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione”.

Si potrebbe dire che un cardinale non è un papa. Tuttavia la sua strategia pare essere quella di affidare questo compito ai laici tramite i religiosi, esattamente come aveva già fatto quand’era arcivescovo di Buenos Aires.

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