Dopo Roma, anche a L’Aquila emergono casi di prostituzione minorile. Per Save the children il fenomeno “indoor” è in aumento
Brutte storie. Non bastavano le ragazzine che ricevevano "clienti" (se si può parlare di uno scambio commerciale di dare e avere quando una delle persone coivolte è minorenne) dopo la scuola in un appartamento nell’esclusivo quartiere Parioli di Roma, adesso si aggiungono quattordicenni che a L’Aquila si vendono per una ricarica telefonica. La denuncia arriva da un medico ed è stata rilanciata dal vescovo ausiliare, mons. Giovanni D’Ercole. Brutte storie e brutte parole da accostare insieme: "baby prostitute" o "baby squillo". Magari la parola "tendenza" usata per descrivere il fenomeno è solo un’esagerazione dei media e forse no.
Non c’era solo la casa ai Parioli, le studentesse si prostituivano anche altrove. Gli uomini che procuravano i clienti alle liceali avevano a disposizione appartamenti in altri quartieri della città, uno al Pigneto. Scoprire tutte le alcove dove sono entrate le minorenni è una nuova pista che i carabinieri stanno percorrendo per potere avere un quadro, il più dettagliato possibile, del giro delle baby squillo (Il Messaggero.it 6 novembre).
Sale anche il numero dei clienti delle baby prostitute dei Parioli indagati. Nel mirino dei carabinieri sarebbero finiti, oltre i cinque tra cui imprenditori, notai, commercialisti già iscritti nel registro, altri sette nominativi di facoltosi uomini della Roma bene che avrebbero avuto rapporti con le minorenni. Il capo d’imputazione non è soltanto sfruttamento della prostituzione minorile ma anche violenza sessuale su minore di 16 anni (La Repubblica.it 5 novembre). La vera sfida dell’inchiesta sarà riuscire a dimostrare se i clienti disposti a pagare fino a duemila euro per trascorrere una giornata intera con le ragazzine nell’appartamento dei Parioli o a portarle in "vacanza" a Cannes fossero a conoscenza della loro minore età.
Uno degli strumenti per contattare le ragazzine erano i social network e Facebook in particolare. Altri si rivolgevano direttamente agli sfruttatori: "richieste di appuntamento, ‘dibattiti’ sul prezzo, sconti. Nei cellulari e nei computer delle persone finora identificate, ‘personalità random’, si nascondeva un mondo fatto di perversione e abusi" (Today.it 5 novembre).
E le ragazzine, che ruolo hanno giocato davvero in questa storia? "Le due ragazzine zitte: eseguivano in cambio di soldi, quasi sempre il 40% di quello che incassavano i tre sfruttatori. Costrette a rapporti sessuali con persone molto più grandi e senza scrupoli" (Today.it 5 novembre). Le minorenni erano finite in un giro troppo più grande di loro, "«volevamo uscirne», hanno detto agli inquirenti, «all’inizio era un gioco, ma poi volevamo starne fuori, però ormai era difficile». Le ragazzine oggi hanno 16 e 15 anni, la più grande si trova in una casa famiglia, l’altra è stata affidata ai nonni" (Il Messaggero.it 6 novembre).
Trovarsi davanti questa realtà sconvolge ma solo perchè normalmente la si ignora o non ci si pensa.Secondo un’indagine qualitativa di Save the Children, nel 2010 il fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori in Italia è rimasto nel complesso stabile rispetto all’anno precedente, ma per quanto riguarda i circuiti indoor si è invece registrato un incremento. "Secondo le stime, in Italia la baby squillo ha quasi sempre un «volto» straniero: molte minorenni rumene e nigeriane, di età prevalente tra 16 e 18 anni, meno spesso tra 14 e 16 anni. Il sommerso, però, riguarda soprattutto la prostituzione al chiuso (indoor) che rimane sconosciuta e incommensurabile. Come il caso delle baby prostitute romane. Secondo le testimonianze le ragazzine vengono sfruttate sia in appartamenti privati che in locali pubblici, come night club, e centri massaggi. La collocazione al chiuso, tuttavia, rende invisibili anche le persone e le loro condizioni, riducendo le possibilità di intervento degli operatori, di accesso ai servizi e di opportunità di aiuto. Rispetto all’età, l’indagine ha confermato che la maggior parte delle ragazze vittime di sfruttamento sessuale ha un’età compresa tra i 16 e i 18 anni. Tuttavia, in Calabria, nelle Marche e Abruzzo, in Veneto, Campania e Lazio è stata riportata anche la presenza di ragazze tra i 14 e i 16 anni. E proprio in questi casi, difficilmente si prostituiscono in strada. Quasi nessuna, tra l’altro, si dichiara minore, soprattutto durante i primi incontri con gli operatori sociali, probabilmente per paura e in seguito agli ordini ricevuti dagli sfruttatori (Il Messaggero.it 6 novembre).
"Un fenomeno drammatico legato alla crisi", ha detto del caso dell’Aquila mons. Giovanni D’Ercole. Forse, ma certo questo non assolve coloro ai quali la crisi non ha tolto le risorse per comprare delle ragazzine nel peggiore dei modi. "Il disagio deve essere – ha detto il prelato – una delle più grandi preoccupazioni per noi adulti" e ha lanciato un appello affinché "si incoraggino i ragazzi a parlare con gli adulti, gli insegnanti, i sacerdoti, gli educatori in modo tale che si possano prevenire certi fenomeni" (La Repubblica.it 5 novembre).