Organizzata da Anonymous, nella ricorrenza della congiura di Guy Fawkes, la manifestazione ha coinvolto 430 piazze del mondo
"Enough is enough (Adesso basta)": è questo lo slogan con il quale migliaia di persone si sono ritrovate in 430 piazze del mondo – soprattutto nei Paesi occidentali ma anche in Afghanistan, Pakistan, Yemen, Nigeria, Uganda, Madagascar e Turchia – per protestare contro le intercettazioni di massa. La manifestazione è stata organizzata dal movimento Anonymous, con la collaborazione di Wikileaks, la società di Julian Assange, il Partito dei pirati e altre sigle note ai navigatori di internet.
Aleteia ne ha parlato con don Marco Sanavio, direttore dell'Ufficio di comunicazioni sociali della diocesi di Padova.
Come si può leggere questo movimento così ampio che riesce a coinvolgere tante piazze in tutto il mondo?
Sanavio: La manifestazione ha un significato altamente simbolico in coincidenza con il ricordo della "congiura delle polveri" nella quale Guy Fawkes – la maschera adottata dal movimento Anonymous -, progettò di far saltare il Palazzo di Westminster nel pomeriggio del 5 novembre 1605 per uccidere re Giacomo I d'Inghilterra che opprimeva i cittadini di fede cattolica. Porta alla luce un fenomeno inquietante: l'intercettazione resa molto più semplice a livello digitale di quanto potesse esserlo a livello telefonico. Il pericolo, come evidenziava un tweet oggi in circolazione, non è solo quello di essere intercettati ma la possibilità che attraverso i dati che vengono carpiti si costruisca un profilo di te e delle tue scelte. Questo è, chiaramente, un mercato molto appetitoso per gli esperti di marketing e per quelli di strategie militari.
Il movimento reclama completa libertà sia dai controlli del governo che dal copyright: è possibile l'assenza di regole in Rete?
Sanavio: Internet è un luogo di libertà ma l'assoluta libertà è un mito: basti pensare solo al fatto che occorre comunicare attraverso protocolli e regole di codifica, Per quanto riguarda i contenuti, la libertà di espressione non può essere censurata da governi o enti ma è chiaro che deve essere comunque rispettosa della convivenza civile. Ho in mente episodi di cyber bullismo o di attacchi pretestuosi contro politici che vengono demoliti in Rete che non sono accettabili. Abbiamo bisogno di regole per la tutela dell'integrità e della dignità della persona e non per niente negli ultimi anni sono sorti studi legali che si occupano in maniera specifica di questo tipo di tutela in Internet. La manifestazione di oggi è rivolta soprattutto alla "società della sorveglianza" anche se va sottolineato che, ad esempio, per i ragazzi il valore della privacy non è così evidente perchè per loro è pacifico cedere l'utilizzo dei propri dati personali in cambio dell'utilizzo di Internet. Per quanto riguarda l'abbattimento del copyright e del diritto d'autore ci sono più elementi da tener presente.
Quali?
Sanavio: La base di Internet è la condivisione. Oggi è difficile rivendicare la proprietà di un contenuto che viene immesso in Rete proprio con la destinazione di farlo circolare. I diversi Stati hanno delle proprie norme sul copyright e questo "infastidisce" la Rete che vorrebbe ogni contenuto libero da diritti. Tuttavia ci sono coloro che lavorano con l'ingegno – come i musicisti e gli scrittori – che vivono di questa attività così come le persone che lavorano nella discografia o nell'editoria. Altro discorso è la speculazione da parte delle grandi case discografiche o di produzione cinematografica ma è aumentata anche la consapevolezza da parte di queste che è necessario rivedere i costi o le politiche di distribuzione stante proprio il fenomeno della Rete. Finchè esistono le norme sul copyright occorre rispettarle.
Si è chiuso da poco a Bali l'Internet Governance Forum che ha ribadito che "la Rete è di tutti e tutti devono contribuire a fare le regole": si può interpretare anche così il concetto di partecipazione?
Sanavio: La prospettiva del Forum è interessante perchè parla di una autonormazione che spesso funziona, ad esempio nei comitati etici della tv, ponendo paletti utili a tutti. Però il Bill of rights che governa questa apertura della Rete non è di facile applicazione in quanto ci sono differenze normative e fiscali e anche interessi politici diversi tra i diversi Stati. Ogni Stato sta normando a proprio modo l'accesso a Internet, chi in modo troppo restrittivo e chi lasciando margini dubbi di legalità. La Rete deve agire in funzione di stimolo alla democraticità e alla crescita. Internet è un ambiente di condivisione e offre una opportunità di connessione mai sperimentata prima. In mancanza di un governo internazionale – la stessa Onu che sollecita questi incontri del Forum ha un potere limitato sulla sovranità degli Stati – devono essere le istituzioni dei singoli Paesi a prendere le decisioni.