Cercare la causa prima di ricorrere ai farmaci, consiglia lo psichiatra Paulino CastellsMolta ansia e troppi farmaci; un'inchiesta realizzata dal Centro di Ricerca sulla Fitoterapia (INFITO) indica che un terzo degli spagnoli prende o ha preso qualche farmaco contro l'ansia.
Ricorrere alle pillole di fronte alla tensione e al malessere psicologico può essere efficace a breve termine, ma non è sempre la soluzione più adeguata, avverte lo psichiatra Paulino Castells, esperto in tematiche familiari.
In questa intervista rilasciata ad Aleteia, l'esperto, docente di psicologia presso l'Università Abat Oliba CEU, propone piuttosto di frenarsi, guardare dentro di sé e ritrovare se stessi e il senso della vita.
Un terzo degli spagnoli si cura contro l'ansia. Come giudica questo dato?
Siamo in un Paese con altissimi tassi di ansia, con tutta la situazione critica dalla quale, a quanto sembra, stiamo uscendo. C'è sicuramente un altissimo consumo di farmaci ansiolitici e antidepressivi – i quadri ansioso-depressivi vanno sempre insieme. È una condizione normale nella situazione critica che stanno attraversando molte famiglie.
Si riferisce alla crisi economica?
Sì, la crisi lavorativa si sta ripercuotendo sul portafogli di molti spagnoli e i casi di ansia sono saliti alle stelle.
Come sapere se si prova ansia?
L'ansia è una sensazione di malessere psicologico – può essere che si sappia la causa o no – che dà al corpo uno stato di allerta, di tensione, che non accade quando si è rilassati e senza preoccupazioni.
È necessario trattarla con i farmaci?
No, ma in una società in cui si valorizzano la rapidità e l'immediatezza delle soluzioni è la cosa più efficace. Non dormo, non mangio: pillolina anziché andare a cercare l'origine, la causa di questi disturbi.
Non sempre è necessario ricorrere ai farmaci. Ci sono cure naturali, omeopatiche o erbe, che possono aiutare.
L'industria farmaceutica ha qualcosa a che vedere col ricorso facile alle medicine?
Influisce anche questo fattore. Siamo in un momento critico in cui alcuni accusano i laboratori anche di inventare patologie, ad esempio il Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività (DDAI). Non è giusto neanche questo, ma è vero che c'è una vera pressione dei laboratori per vendere medicinali.
Nel caso del DDAI, un'alimentazione adeguata potrebbe sostituire le medicine.
Perché risulta sempre più difficile l'equilibrio mentale nelle nostre società?
Perché ci stanno programmando per squilibrarci. Si cerca di annullare il criterio personale, il pensiero tradizionale, si cerca di dare una serie di nuovi paradigmi, di forme di vivere, e tutto questo non dico che aliena o fa impazzire, ma sicuramente disorienta le persone.
Le famiglie perdono un po' la bussola. Per questo alcuni medici fanno il possibile per diffondere un altro approccio. Non bisogna cadere in un pensiero unico di consumismo o unidirezionale (se hai questo devi prendere quest'altro). Io preferisco offrire argomentazioni ampie per avere un criterio personale.
Come si può raggiungere questo equilibrio?
Fermandosi, tappandosi le orecchie e chiudendo gli occhi, guardando dentro di sé anziché fuori, spegnendo la televisione e altri media e chiedendosi se si ha davvero bisogno di questo o di altri modi per risolvere la questione.
Perché c'è un movimento quasi migratorio di gente giovane o anziana che va via dalla città per andare in campagna? Proprio per fuggire da questa voragine. Lo fa molta gente, e gente con responsabilità e incarichi importanti.
Non è sempre facile sollevare il piede dall'acceleratore. I doveri e le responsabilità spesso impediscono di fermarsi e iniziare un lento processo di cambiamento…
Non ho tempo? Bisogna cercarlo; tempo per la lettura, per giocare con i bambini, per meditare. L'uomo deve trovare se stesso. Quello che diceva il dottor Frank, l'uomo in cerca di senso. Bisogna cercare il senso della vita. Noi cristiani stiamo un po' meglio perché abbiamo una trascendenza, ma tutte le persone possono trovare questo senso della vita.