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“Ciao Aleteia”: il saluto di Papa Francesco

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Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 25/10/13
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A margine dell’incontro con il presidente della Guinea equatoriale, Bergoglio invia il suo saluto alla squadra di Aleteia"Santità, posso portare il suo saluto ai colleghi della mia testata?". C'è solo qualche secondo per stringere la mano a Papa Francesco al termine della visita ufficiale del presidente della Guinea equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mabasogo il 25 ottobre. Il pool di giornalisti che ha seguito l'incontro è in fila per un rapido saluto al pontefice che ha ancora una giornata fittissima di impegni. Il vice direttore della sala stampa vaticana, Angelo Scelzo, ha spiegato al Papa che sono della testata Aleteia e lui con il solito sorriso accogliente mi risponde: "Sicuro, un grandissimo saluto!".

La cordialità di Bergoglio ha riscaldato l'incontro che si è appena concluso con piccoli gesti di grande attenzione: è uscito dalla Biblioteca per incontrare oltre la soglia il presidente della Guinea equatoriale parlandogli in spagnolo con espressioni di benevenuto che cogliamo dalla risposta di Nguema Mabasogo: "muchas gracias". Al termine del colloquio privato ha salutato uno per uno i membri della numerosa delegazione che ha accompagnato il presidente, tra cui molte donne, consegnando a ognuno il rosario nella custodia con il suo stemma e il motto "Miserando atque eligendo": a grani bianchi per le signore e neri per gli uomini. Ha congedato la consorte di Nguema Mabasogo con un piccolo segno di croce sulla fronte.

Lo stile accogliente del Papa stempera la cornice solenne della visita ufficiale di un capo di stato che inizia dal cortile di S. Damaso con il picchetto delle Guardie svizzere rigidamente allineato per il saluto di accoglienza: il rosso, blu e oro delle divise cinquecentesche (ma non disegnate da Michelangelo, come si è sempre detto) si contrappone al grigio e nero dei gentiluomini di Camera del papa. Sono questi ultimi a fare da scorta agli ospiti illustri, accompagnati dal Prefetto della Casa pontificia, mons. Georg Gänswein, aprendo la strada verso la Seconda loggia del Palazzo apostolico e alla Biblioteca.

Gli affreschi di Raffaello e della sua scuola nelle logge vaticane accolgono il visitatore con una magnificenza di azzurro e di ori. E' difficile non rimanere colpiti dallo spettacolo, anche per chi questi luoghi li frequenta quotidianamente come il Decano di Sala che confessa di non essersi ancora abituato e che, soprattutto quando non ci sono ospiti e c'è silenzio, vive la sensazione di tornare indietro di secoli. Nella sequenza di sale che porta alla Biblioteca del Papa, da una parte si coglie con lo sguardo la sedia gestatoria che i pontefici non usano più per elevarsi al di sopra della folla.

La Guinea equatoriale è uno dei più piccoli stati dell'Africa continentale in termini di superficie e il più piccolo per popolazione: si estende solo per circa 28 mila chilometri quadrati e conta meno di 700 mila abitanti secondo le stime ONU del 2009, poco più di un milione secondo il censimento governativo del 2001. L'attuale presidente è in carica dal 1979 da quando ha destituito il precedente dittatore, suo zio, con un colpo di stato. La scoperta di ingenti giacimenti di petrolio, nel 1995, ha cambiato gli assetti economici del Paese ma non le profonde diseguaglianze sociali. C'è da scommettere che pur nella brevità del colloquio Bergoglio non avrà trascurato di raccomandare al presidente di prendersi cura dei poveri del suo paese, salvaguardandone la dignità e la speranza di futuro.

Al termine dell'incontro, immortalati dai flash dei fotografi, c'è il consueto scambio di doni: Nguema Mabasogo ha portato al Papa una scultura in bronzo di ispirazione etnica e delle statuette di ebano della manifattura tradizionale del suo Paese raffiguranti soggetti impegnati in vari mestieri. Francesco ricambia con una incisione di piazza S. Pietro e la medaglia del primo anno di pontificato. Pare si tratti di quella "sbagliata", cioè coniata e poi ritirata perchè sul retro, al posto della lettera "J" di Jesus (che fa parte della frase di Beda il Venerabile da cui Francesco ha tratto il suo motto), è stata incisa la lettera "L". Se così fosse, non ce ne sarebbero in giro solo quattro esemplari destinati a suscitare l'accanimento dei collezionisti. Di certo apparterrebbe alla sobrietà di Bergoglio utilizzare gli esemplari già coniati e anche farne dono con generosità non solo a pochi fortunati acquirenti.

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