La solidarietà tra generazioni era caratterizzata dal lascito della saggezza dei nonni ai nipoti, un legame da riscoprire
di Antonio Mazzi
…vado a spulciare, tra i grandi e i vecchi patriarchi, qualche brano che ci accompagnerà e ci aiuterà a camminare verso la felicità interiore, perché questa è, in sostanza, la saggezza.
I nonni, un tempo, radunavano i nipoti attorno al fuoco e raccontavano, facevano sognare… Oggi non c'è più il fuoco, non ci sono più nonni, soprattutto non ci sono più nipoti. E, se ci sono, stanno guardando la tv.
Una volta, quando la vita era più semplice e non c'era la tv, i nonni radunavano i nipoti attorno al fuoco e raccontavano, insegnavano, sognavano. Dentro a quelle serate c'era la sapienza della storia.
I nostri nonni non sapevano leggere e nemmeno scrivere. Eppure la storia l'hanno fatta loro, raccontando ai nipoti, con il linguaggio semplice dei nonni, le cose più vere. Oggi non c'è più il fuoco, non ci sono più nonni (sono tutti all'ospizio) ma, soprattutto, non ci sono più nipoti. E, se ci sono, stanno guardando la televisione.
Io, che arrivo sempre in ritardo, ho invece presupposto quello che non c'è. Per questo ho scritto queste "pillole di saggezza", in parte mie e in parte di altri. Non si sa mai che un giorno, tutti stufi di bere televisione, non riesumiamo il fuoco.
Grandi e vecchi patriarchi
Se non vi faccio perdere tempo vado a spulciare, tra i grandi e i vecchi patriarchi, qualche brano che ci accompagnerà e ci aiuterà a camminare verso la felicità interiore, perché questa è, in sostanza, la saggezza. Qohelet, ad esempio, nella Bibbia, la pensa così: «Prima che si rompa il cordone d'argento e la lucerna d'oro si infranga e si rompa l'anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo e ritorni polvere alla terra come era prima, e lo spirito torni a Dio che l'ha dato, vanità delle vanità, dice Qohelet, tutto è vanità». E chi sa capire che tutto è vanità, è saggio.
C'è un altro bellissimo brano di Qohelet che non posso non citare: «C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante; un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare i sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per ricucire. Un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare. Un tempo per la guerra e un tempo per la pace».
Seneca in Consigli per vivere felici, dialogando con Lucillo, dice: «Prima di tutto, caro Lucillo, impara a godere. Non devi credere che io voglia privarti di molti piaceri perché voglio allontanare da te ciò che dipende dal caso e credo che sia da evitare la dolce consolazione della speranza. Al contrario voglio che la gioia non ti manchi mai, che ti nasca in casa, e nascerà purché venga da dentro di te. Le altre forme di contentezza non riempiono il cuore, rasserenano il viso, ma restano alla superficie a meno che tu non giudichi felice una persona solo perché ride. […] Credi a me: la vera gioia è sempre austera. […] Ti prego, Lucillo carissimo, fai la sola cosa che può darti la felicità: rompi e calpesta tutte quelle cose che hanno uno splendore solo esteriore».
Epicuro, così descrive il saggio: «Il vero saggio, così come non gli dispiace vivere, così non teme di non vivere più. La vita per lui non è ma le, ma è un male il non vivere. Ma come cibi sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode ma il più dolce. […]. Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell'animo nostro».
Gandhi, invece, ha così sintetizzato la saggezza: «libertà esteriore, che conquisteremo, sarà esattamente proporzionale alla libertà interiore alla quale potremo esserci elevati in un dato momento. E se questa visione di libertà è esatta, dobbiamo concentrare la massima energia nel rifornirci dal di dentro».
Ce ne sono altre centinaia di citazioni, molto più filosofiche e complicate. Mi fermo qui e incomincio le mie povere e sbrindellate parole.
Fatene una doppia lettura. La prima è la più banale: leggete adagio ciò che c'è scritto. La seconda volta meno banale: chiudete il libro e leggete quello che dentro al vostro cuore ha scatenato la parola. Scatenare è un verbo impegnativo. Non va applicato a quello che ho scritto io, ma a quello che può succedere dentro di voi, anche partendo da cose banali e scontate.
Il cuore è sempre una macchinetta imprevedibile e sconvolgente… Accendete il fuoco e leggete. Prima o dopo una briciola di felicità vi attraverserà il cuore. Allora non leggete più ma cantate.