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Legge di stabilità: quali misure per il sociale?

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Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 17/10/13
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Redattore sociale: manca il sostegno per l’inclusione attiva, una misura di contrasto contro la povertà assoluta
La legge di stabilità 2014 sarà "senza tasse e senza tagli sul sociale": lo ha spiegato in conferenza stampa il presidente del consiglio Enrico Letta, aggiungendo che "questo avviene per la prima volta da anni". L’agenzia di notizie Redattore sociale prova a fare i conti in maniera più dettagliata.

La legge di stabilità, che sostituisce la legge finanziaria, costituisce insieme alla legge di bilancio, la manovra di finanza pubblica per il triennio di riferimento e rappresenta lo strumento principale di attuazione degli obiettivi programmatici definiti con la Decisione di finanza pubblica. Prima del passaggio in Parlamento, "abbiamo mantenuto impegni con Bruxelles, siamo usciti dalla procedura di deficit eccessivo" ha annunciato Letta con soddisfazione e "faremo una legge di stabilità in cui i conti quadrano senza aumentare tasse e senza fare tagli al sociale e alla sanità come accadeva negli anni scorsi". Non ci sono tagli nei tre anni coperti dalla legge. "Lo dico – ha sostenuto il premier – per tranquillizzare rispetto alle tante voci allarmistiche che sono state messe in giro in questi giorni. E non aumenta la pressione fiscale su cittadini e imprese, anzi diminuisce" (Repubblica.it 15 ottobre).

Nel dettaglio, la Legge di stabilità – nella quale non sono presenti i paventati tagli alla sanità – prevede interventi per 27,3 miliardi di euro nel triennio 2014-2016, di cui 11,6 nel solo 2014, così suddivisi: 14,6 miliardi nel triennio per sgravi fiscali (rispettivamente 9 per le famiglie e 5,6 per le imprese); i 3,7 miliardi del 2014 sono destinati per 2,5 miliardi alle famiglie (1,5 riguardano l’Irpef) e per 1,2 miliardi alle imprese; 11,2 miliardi nel triennio per azioni sociali, progetti di investimento, impegni internazionali, di cui 6,2 in conto capitale; per il 2014 si prevedono 6,4 miliardi; 1,5 miliardi per investimenti a livello locale e la restituzione di debiti commerciali di parte capitale (Corriere.it 15 ottobre).

Per Redattore sociale.it (16 ottobre) dalla stabilità arriva "solo lo stretto indispensabile" mentre i fondi per il sociale "non decollano". Ecco le cifre. Al fondo per le politiche sociali vengono assegnati 300 milioni, la stessa cifra che era stata assegnata dalla legge di bilancio per il 2013 (poi nel riparto alle regioni la cifra effettiva è arrivata a quota 344 milioni). Al Fondo per la non autosufficienza vengono assegnati 250 milioni, 25 in meno di quelli dello scorso anno.

Trova spazio il 5 per mille ma con le stesse modalità degli anni passati, più volte oggetto di critiche: "in attesa della da tempo promessa stabilizzazione della misura, sulle scelte che i contribuenti italiani faranno in dichiarazione dei redditi viene posto il tetto a quota 380 milioni (lo scorso anno era fissata a quota 400)". Vengono stanziati 130 milioni per evitare l’aumento dell’Iva per le cooperazioni sociali in grado di evitare problemi in termini di posti di lavoro e di assistenza personale ai non autosufficienti. Cento milioni, inoltre, vanno al Fondo per i lavori socialmente utili.

La delusione più grande nasce dal fatto che non sembrano esserci rilevanti novità sul capitolo povertà e sebbene si parli di "nuove misure contro la povertà", nel testo sia menzionato solo l’incremento di 250 milioni per la carta acquisti, la tradizionale social card attiva su tutto il territorio nazionale. Anche questa, tra l’altro, una misura "più volte criticata, e in fondo già superata dalla sperimentazione della nuova carta che è recentemente partita nelle 12 città più grandi del paese".

Anche se c’è una novità: la carta acquisti non è più riservata solo ai cittadini italiani ma a cittadini italiani o comunitari ovvero familiari di cittadini italiani o comunitari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno e soggiornanti di lungo periodo" (Panorama.it 16 ottobre).

La carenza più vistosa riguarda per Redattore sociale un disegno unitario di lungo termine in materia di povertà. "Non c’è traccia –  conclude l’analisi – del Sia, il sostegno per l’inclusione attiva, quella misura che era stata pensata dal ministro del Welfare Giovannini per combattere la povertà estrema in un ottico di lungo periodo, ripensando l’intero modello italiano e attuando un mix di diritti e doveri per garantire un sostegno a quanti si trovano al di sotto della soglia di povertà assoluta".

 

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