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Papa Francesco: 91,5% di simpatia

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Chiara Santomiero - pubblicato il 03/10/13
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Il Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo evidenzia il grande apprezzamento dei giovani per gesti e parole di Bergoglio
Il 91,5% considera Papa Francesco "simpatico", l’83,6 % sostiene che le parole che sceglie sono "adatte al mondo contemporaneo", capaci cioè di "raggiungere il cuore delle persone", l’81% ritiene che Bergoglio sia capace di "far crescere la coerenza morale tra i comportamenti e i valori affermati": i dati del Rapporto Giovani, l’indagine curata dall’Istituto Toniolo, in collaborazione con l’Ipsos e la Fondazione Cariplo, attribuiscono al pontefice indici di popolarità da autentica star.

La ricerca, basata su un campione rappresentativo su scala italiana di 9 mila giovani tra i 18 e i 29 anni, ha raccolto informazioni dettagliate su valori, desideri, aspettative e progetti di vita degli intervistati con l’obiettivo di conoscere e interpretare i mutamenti in corso. In aggiunta ai risultati dell’indagine principale, a giugno 2013 è stato sottoposto a un campione di 928 giovani rappresentativo a livello nazionale, un questionario di approfondimento su temi di attualità e sull’atteggiamento verso il nuovo Papa e le aspettative riguardo al suo pontificato.

Ciò che colpisce in particolar modo i giovani è l’attenzione del pontefice per i problemi sociali: l’85,5% esprime gradimento per l’atteggiamento del Papa nei confronti di chi soffre, mentre l’85,2% considera Bergoglio vicino alla gente. All’84,2% del campione piace che il Papa mostri una così grande attenzione al tema della pace e l’86,7% segnala il particolare amore del Pontefice nei confronti dei più disagiati. 

Aleteia ne ha parlato con il professore Pierpaolo Triani, docente di Didattica dell’Università Cattolica e fra i curatori della ricerca.

Dal sondaggio Papa Francesco ricava una enorme popolarità tra i giovani: come si spiegano questi dati?

Triani: I giovani interpellati hanno riconosciuto a Papa Francesco una grande capacità comunicativa e una grande vicinanza alla gente. Non si tratta solo del modo di comunicare  – con parole che toccano tutte le generazioni e soprattutto i giovani – ma anche di una comunicazione che tocca temi essenziali, vicini all’attenzione dei giovani e in modo immediatamente comprensibile. Il dato, letto dall’altra parte, denuncia due bisogni: una comunicazione di tipo vitale e una densità di significati e di orizzonti.

La ricerca, al contrario, ha registrato un basso grado di fiducia nei confronti della Chiesa istituzione: è così?

Triani: Tutte le istituzioni registrano in genere un basso tasso di fiducia; nella nostra ricerca le uniche due che hanno raggiunto la sufficienza sono state la famiglia e le forze dell’ordine, mentre "gravemente insufficienti" sono risultate, ad esempio, Camera e Senato. Alla Chiesa è stata assegnata una insufficienza "medio grave", tra il 3 e il 4, ma se scorporiamo dal dato complessivo il voto espresso dai credenti, la valutazione aumenta in positivo. Questi risultati si ricollegano ad altre analisi che hanno evidenziato come la fiducia verso la Chiesa sia distinta dalla fiducia verso le persone di Chiesa e ci raccontano una verità: le persone, per fidarsi, hanno bisogno di un incontro. E’ quanto afferma spesso Papa Francesco sottolineando che per far conoscere il Vangelo occorrono persone che incontrano le altre persone e non che si difendono. Ciò che maggiormente "spiazza" del pontefice è che non assume nessun atteggiamento di difesa, ma si lascia incontrare da chiunque, credente o non credente. Se la Chiesa dà di sè un’immagine di istituzione ferma, incapace di reagire ai cambiamenti, il distacco dai giovani aumenterà sempre di più. A proposito delle aspettative dei giovani verso la Chiesa, il sondaggio ha rilevato che essi richiedono un linguaggio capace di parlare  ai contemporanei e la capacità di spendersi per le questioni sociali come i poveri e la pace.

Eppure Bergoglio ha 76 anni: come la mettiamo con la distanza tra le generazioni?

Triani: La vicinanza e l’attenzione sono elementi oltre il dato generazionale. Il teologo Romano Guardini affermava che "la vita viene accesa solo dalla vita": i giovani sentono quando un messaggio offerto viene accompagnato dall’esperienza di chi cerca di viverlo a sua volta. Ciò che non accettano è chi non si mette in gioco. E’ la differenza più volte sottolineata tra autorità e autorevolezza: un educatore è autorevole quando mostra un bene e invita a cercare di raggiungerlo insieme; è autoritario quando mostra il bene senza condividerne la ricerca. In Papa Francesco la sua disponibilità a mettersi in gioco è vitalmente percepita da chi lo ascolta. Certo poi c’è la fatica pastorale che spetta alle parrocchie, alle associazioni, ai movimenti di accompagnare le persone in un percorso formativo fatto di quotidianità, altrimenti il Papa verrebbe ridotto ad una specie di leader comunicativo di grande impatto. Ma Francesco è il primo a distogliere l’attenzione da sé per riportarla sul Vangelo e a invitare a non confondere il messaggero con il messaggio.

I media hanno effetto su questa popolarità?

Triani: Al contrario: l’abbiamo chiesto esplicitamente ai giovani ed essi ritengono che i media ne parlino proprio perchè è capace di comunicare e dimostra accoglienza verso tutti. Sono rimasto colpito da questi indici così alti di gradimento nei confronti del Papa; pensavo che i giovani sarebbero stati più sospettosi e meno disponibili a dare fiducia al rappresentante massimo della Chiesa cattolica. E’ un dato molto interessante perchè rivela una disponibilità di fondo ad accogliere chi offre una capacità comunicativa vivace e soprattutto autenticità di vita. Dal punto di vista dei media potrebbe significare un ritorno al contenuto della comunicazione oltre la forma, o meglio, all’inseparabilità tra contenuto e forma.

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