Trasportava circa 500 migranti, all’appello ne mancano ancora 250. A provocare il naufragio, un incendio divampato a bordo
Dopo il dramma di Scicli di lunedì, un’altra tragedia del mare: questo giovedì mattina un barcone con 500 africani è naufragato al largo di Lampedusa, nei pressi dell’Isola dei Conigli in seguito all’incendio di una coperta. Finora sono 85 i cadaveri recuperati – tra i morti anche due bambini e una donna incinta -, mentre mancano all’appello ancora 250 persone.
Già 150 profughi – molte le donne e i bambini – sono stati recuperati in mare e portati sulla terraferma; sono eritrei, somali e ghanesi. Nella zona di mare coinvolta sono subito accorsi natanti da diporto e decine di peschereggi lampedusani per aiutare le motovedette della Capitaneria di porto a soccorrere gli immigrati in mare. Una vera e propria catena umana per aiutare gli stranieri.
Secondo le testimonianze di alcuni superstiti, nella notte a bordo erano state incendiate delle coperte per farsi avvistare e soccorrere da alcuni motopescherecci. Il fuoco si sarebbe poi propagato senza controllo, provocando il panico tra i passeggeri che si sono gettati in mare.
"Non posso non ricordare con grande dolore le numerose vittime dell’ennesimo tragico naufragio avvenuto oggi al largo di Lampedusa. Mi viene la parola vergogna: è una vergogna", ha detto papa Francesco a conclusione del discorso celebrativo per i 50 anni dell’Enciclica "Pacem in Terris" ed ha scritto in un tweet “preghiamo Dio per le vittime del tragico naufragio a largo di Lampedusa".
“Una notizia che fa sorgere sentimenti di tristezza e indignazione perché non possiamo continuare a contare morti come se fossimo semplicemente testimoni”, ha affermato invece monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Commissione Cei per le migrazioni oltre che della fondazione Migrantes, in merito alla nuova tragedia che ha colpito Lampedusa con il naufragio di un barcone carico di migranti. “Le storie di persone che si mettono in viaggio, come ha detto il papa a Lampedusa – aggiunge mons. Montenegro, secondo quanto riferito dal quotidiano ‘Avvenire’ – sono storie che si intrecciano con le nostre e quindi ci interessano. Papa Francesco ci ha interrogato se questi morti ci causano lacrime. Ecco perché non possiamo solo tenere una contabilità o rassegnarci passivamente”.
“È una tragedia sconvolgente, che ripropone con urgenza la necessità di permettere a queste persone di raggiungere il territorio italiano in sicurezza”, ha commentato a MISNA Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas. “Anche se la nazionalità delle persone a bordo non è stata ancora chiarita – ha sottolineato Forti – è certo che a tentare la traversata del Mediterraneo non sono solo migranti che si spostano per motivi economici ma anche uomini e donne in fuga perché nel loro paese c’è la guerra o perché sono perseguitati; persone che dunque avrebbero diritto a forme di protezione internazionale”.
Il responsabile di Caritas ha quindi ricordato che di recente la Germania ha acconsentito ad accogliere 5000 profughi originari della Siria, una misura piccola se si considerano i numeri della tragedia mediorientale ma significativa da un punto di vista simbolico. Secondo Forti, “gli strumenti in grado di evitare tragedie come quella di oggi esistono ma ci deve essere quella volontà politica che finora in Italia e in Europa spesso manca”.
“È un orrore, è un orrore”. “Basta! Ma che cosa aspettiamo? Cosa aspettiamo oltre tutto questo? È un orrore continuo”, ha affermato sconvolta Giusy Nicolini, sindaco di Lampedusa. Il premier Enrico Letta, appena appresa la notizia della tragedia degli immigrati a Lampedusa, ha invece incontrato il ministro dell’Interno e vice premier, Angelino Alfano, con il quale ha concordato che lo stesso Alfano andrà al più presto possibile a Lampedusa a nome di tutto governo. "E’ una tragedia immane, ci sarà subito un sopralluogo sull’isola", ha fatto sapere.