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Giorgio La Pira e le parole vuote della politica odierna

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Vinonuovo.it - pubblicato il 30/09/13
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Il realismo di un uomo che visse sempre la politica con il Vangelo in mano

di Marco Pappalardo

«Ho un solo alleato: la giustizia fraterna quale il Vangelo la presenta; ciò significa: lavoro per chi ne manca, casa per chi ne è privo, assistenza per chi ne necessita, libertà spirituale e politica per tutti, vocazione artistica e spirituale di Firenze nel quadro universale della civiltà cristiana ed umana. Non mi servo dei comuni metodi di meccanica parlamentare e partitica: a Firenze c'è posto per tutti gli uomini di buona volontà che hanno come obiettivo di azione i punti sopra indicati».

Queste parole sembrano a prima vista quelle di un sacerdote o di un vescovo, e non certo di un politico; eppure sono le parole di Giorgio La Pira, il laico "sindaco santo" di Firenze, che tanto stridono per profondità, bellezza e praticità con quelle spesso superficiali, irresponsabili, volgari e propagandistiche di una certa classe politica che purtroppo ben conosciamo.

Mentre gli attuali politici si riempiono la bocca della Costituzione o cercano di stracciarla, La Pira poteva permettersi di dire: «Facemmo la Costituzione. Fu un'esperienza interessante. Ma se ora faccio il confronto fra quella esperienza e l'esperienza di dopo al Ministero del lavoro e quella successiva come sindaco di una città, vedo che (…) ero ancora un poco ingenuo, consideravo le cose da un punto di vista teorico. Al Ministero del Lavoro fui improvvisamente messo a contatto con le correnti dei lavoratori, occupati e disoccupati. E poi il problema si è allargato. Dovetti studiare i problemi a dimensione mondiale, per rendermi conto di cosa la disoccupazione fosse… (…). Cerco di dire: "Ma va, il mondo si aggiusta da sé…". Poi penso al giudizio finale. Per quel giudizio sta scritto chiaramente così: "Ebbi fame e mi desti da mangiare, ebbi sete e mi desti da bere, fui senza tetto e mi hai ospitato, fui malato e mi hai visitato". Aggiungo: "Fui disoccupato e mi hai occupato…"».

Mentre deputati e senatori girano le rispettive feste di partito, La Pira in piena "guerra fredda" indisse i Convegni  per la pace e la civiltà cristiana. Convegni che, nelle cinque edizioni, vedranno la partecipazione ufficiale di molte nazioni, compresa la Santa Sede,  e di intellettuali, cristiani e no, di altissimo livello.

Mentre c'è una crisi come la nostra gli attuali leader fanno solo proclami, La Pira invece di fronte alla grave crisi degli alloggi, sia per sfratti come per le distruzioni della guerra, nonché per l'arrivo di molti alluvionati del Polesine, promosse la costruzione di centinaia di "case minime" per far fronte all'emergenza più immediata e inizia e porta a compimento la costruzione del grande, nuovo quartiere dell'Isolotto che darà un'abitazione bella e stabile a migliaia di cittadini.

Mentre i politici di questo tempo girano i talk show in cerca di fama La Pira, a Natale e a Pasqua, inviava lettere ai ragazzi delle scuole elementari e medie, ai malati e ai "nonni" per parlare della "vocazione" della loro città e per spiegare le realizzazioni dell'Amministrazione  e le sue scelte politiche.

Così scriveva ne "Le città sono vive": «Quando Cristo mi giudicherà, io so di certo che Egli mi farà questa domanda: come hai moltiplicato, a favore dei tuoi fratelli, i talenti privati e pubblici che ti ho affidato? Cosa hai fatto per sradicare dalla società la miseria dei tuoi fratelli e, quindi, la disoccupazione che ne è la causa fondamentale? Né potrò addurre, a scusa della mia inazione o della mia inefficace azione, le ragioni scientifiche del sistema economico. Abbiamo una missione trasformante da compiere: dobbiamo mutare – quanto è possibile – le strutture di questo mondo per renderle al massimo adeguate alla vocazione di Dio. Siamo dei laici: padri di famiglia, insegnanti, operai, impiegati, industriali, artisti, commercianti, militari, uomini politici, agricoltori e così via; il nostro stato di vita ci fa non solo spettatori, ma necessariamente attori dei più vasti drammi umani. (…) Credevamo che chiusi nella fortezza interiore della preghiera, noi potevamo sottrarci ai problemi sconvolgitori del mondo; e invece nossignore… L'elemosina non è tutto: è appena l'introduzione al nostro dovere di uomini e di cristiani; le opere anche organizzate della carità non sono ancora tutto; il pieno adempimento del nostro dovere avviene solo quando noi avremo collaborato, direttamente o indirettamente, a dare alla società una struttura giuridica, economica e politica adeguata al comandamento principale della carità. (…) Problemi umani, problemi cristiani; niente esonero per nessuno».

Mentre la classe politica difende poltrone e interessi personali, La Pira scriveva al segretario della Dc di Firenze: «Fino a quando voi mi lasciate a questo posto mi opporrò con energia massima a tutti i soprusi dei ricchi e dei potenti. (…) Tutta la vera politica sta qui: difendere il pane e la casa della più gran parte del popolo italiano… Il pane (e quindi il lavoro) è sacro; la casa è sacra: non si tocca impunemente né l'uno né l'altra! Questo non è marxismo: è Vangelo».

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