Ricercatore di testi smarriti della nostra memoria, riscopre i canti della tradizione, legati alla trasmissione di una fede popolareAmbrogio Sparagna, virtuoso dell’organetto ed esperto etnomusicologo, ha una passione: riportare in vita suoni e una tradizione antichissima che canta la fede, il lavoro, l’amore. Tutte storie condivise che hanno contributo a plasmare l’identità del nostro Paese fino al secondo dopoguerra.
Nel 1976 dà vita alla prima scuola di musica popolare contadina, compone opere, pubblica una decina di album, propone spettacoli straordinari. Nel 2007, poi, fonda l’Orchestra popolare italiana dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Nel 2012 inizia un sodalizio musicale con il cantautore Francesco De Gregori, ma vanta collaborazioni con musicisti del calibro di Angelo Branduardi, Lucio Dalla, Teresa De Sio, Franco Battiato, Carmen Consoli e Giovanni Lindo Ferretti.
Una passione assorbita quasi per osmosi in famiglia, racconta in una intervista alla rivista “A Sua Immagine” (31 agosto): “Mio padre suonava in chiesa durante le liturgie. Mio nonno viveva con il salario che la Confraternita del paese gli forniva perché organista, oltre al lavoro di gestione della parrocchia. Mamma stressa cantava nel coro della chiesa”.
Un amore a prima vista divenuto poi uno studio scientifico e un esercizio per rivitalizzare un patrimonio quasi dimenticato che parla della religiosità della nostra terra. Perché le origini della musica popolare italiana, spiega Ambrogio Sparagna, affondano “le radici nei canti popolari sacri e nella poesia in volgare, come le 93 Laudae di Jacopone da Todi. Nascono dalla necessità di raccontare il Vangelo in una società in cui la scrittura era appannaggio solo dei ricchi. Erano un catechismo per i poveri. Si imparava la melodia, si ricordavano i testi e si formava alla tradizione della fede”.
“La stessa forma della canzone – ricorda –, ossia strofa, ritornello e intermezzo strumentale, come oggi è conosciuta, è stata inventata da Sant’Alfonso Maria dei Liguori, il famoso autore di Tu scendi dalle stelle”.
Tra le scoperte più belle del musicista c’è un canto tradizionale di Borghetto a Palermo. E’ il dialogo tra un poeta che spiega la verginità di Maria a un turco convertito al cristianesimo. Nel testo tradotto in italiano si dice: “Prendi il più grande specchio che ci sia che sia di cristallo finissimo e integro; tu guardi a lui, e lui guarda a te perché la tua immagine entra dentro di lui; se tu t’allontani anche la tua immagine si sposta; lo specchio rimane intatto; senza macchia, integro; così fu Cristo nel ventre di Maria, s’incarna, nasce e vergine la lascia”.
Il bello della musica popolare, continua il musicista, sta anche nella sua capacità di generare comunione: “Con la musica popolare si sfaldano le divisioni di classe, le sovrastrutture mentali. Si riesce, così, a generare una comunità unita. Anche temi che sembrerebbero divisivi, come i canti di Natale a Gesù bambino, sono, in realtà, quanto di più inclusivo ci possa essere anche per alcuni appartenenti ad altre religioni”.