Mons. Aillet (Bayonne): i catechisti chiamati al primo annuncio per ragazzi “analfabeti” della fede
L’evangelizzazione non è un compito tra gli altri: senza evangelizzazione non c’è Chiesa. Lo ha ricordato mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione al congresso internazionale di catechesi che si è aperto nell’Aula Paolo VI del Vaticano sul tema "Il catechista, testimone della fede". La nuova evangelizzazione, un impegno che la Chiesa assume "in un mutato contesto culturale" segnato dal "distacco dalla fede battesimale" che vale soprattutto per i Paesi di antica evangelizzazione ma è ormai una "tendenza mondiale", guarda alla catechesi come "tappa adeguata, coerente e specializzata" per ravvivare la fede dei credenti e portare il primo annuncio a quanti sono in ricerca. Tra i 1600 partecipanti al congresso anche mons. Marc Aillet, vescovo di Bayonne (Francia), a Roma con un gruppo di 60 catechisti della sua diocesi per vivere "il respiro della Chiesa universale".
Nella sua diocesi qual è il contesto nel quale si inserisce la proposta di catechesi?
Aillet: I ragazzi che arrivano per la preparazione ai sacramenti vivono in un contesto secolarizzato e la trasmissione della fede che prima avveniva in famiglia non c’è più. Sono quindi "analfabeti" dal punto di vista della cultura cristiana così che il primo annuncio è anche il primo compito in parrocchia e a scuola. Occorre parlare loro del nucleo del Vangelo, Gesù morto e risorto, e insegnare l’abc della vita cristiana così che possano decifrarne i segni che sono iscritti nei monumenti e nelle chiese che ancora caratterizzano i nostri paesaggi. Nei ragazzi più grandi, che sono al liceo e sono a contatto con una cultura del tutto laica, avvertiamo una grande sete di conoscenza che è propria del contesto francese. Me ne sono accorto tenendo le catechesi in occasione delle Gmg di Madrid e di Rio de Janeiro: i giovani francesi hanno fame di conoscere il cristianesimo e bisogna dare loro "cibo solido".
Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano nel parlare di fede ai giovani?
Aillet: Il relativismo diffuso nella cultura odierna e l’apparente frattura tra ragione e fede. Occorre aiutare i "cercatori di Dio" che sono tanti a dialogare con il mondo della fede e mostrare che non c’è separazione con la cultura. L’enciclica di Papa Francesco Lumen fidei è importante proprio in questo senso perchè aiuta a capire che la fede è una luce che permette di cogliere la verità, contro il pregiudizio dell’opposizione tra fede e ragione.
Quali risorse occorre mettere in campo?
Aillet: E’ necessario curare la preparazione dei catechisti con una buona formazione spirituale oltre che di contenuto. I catechisti devono essere uomini e donne di fede che incontrano Cristo vivo nella Chiesa attraverso la Parola di Dio e i sacramenti. Inoltre bisogna curare la conoscenza dei contenuti propri della fede attraverso la valorizzazione del catechismo della Chiesa cattolica.
I nuovi strumenti di comunicazione possono dare una mano?
Aillet: Sicuramente Internet così come i social network – Facebook, Twitter – sono di aiuto nella diffusione di notizie e contenuti. Sul sito della diocesi abbiamo una pagina di informazione appositamente dedicata ai catechisti perchè trovino aiuto per il loro compito. Anche il lavoro di Aleteia è importante perchè attraverso le notizie delle varie redazioni ci si mette in relazione con il resto del mondo e con la Chiesa universale. Questo è proprio il motivo per cui siamo a Roma in questi giorni: per incontrare catechisti di tutto il mondo, scambiandosi esperienze, e per vivere da vicino l’abbraccio con Papa Francesco.