Dalla periferia di Manaus un parroco mette in guardia dagli influssi negativi della modernità che irrompe violenta
di padre Piero Gheddo
Padre Luigi Mandelli, missionario del Pime in Brasile e Amazzonia da 30 anni, mi racconta la situazione nella sua parrocchia alla periferia estrema di Manaus, definita “Area missionaria Santa Chiara”. «È una parrocchia che sta nascendo – dice – fra un popolo sbandato e non ancora stabilizzato nella metropoli. A Manaus c’è una continua immigrazione da ogni parte del Brasile e anche da paesi limitrofi perché la capitale dell’Amazzonia è “zona franca” che non paga tasse. Il lavoro c’è, pagato poco, ma c’è. Solo un dato. La Honda importa dal Giappone i pezzi delle sue moto, a Manaus vengono montati ed esportati in tutto il mondo. Sai quante moto produce ogni giorno? 5.000, cinquemila!».
«Tu non hai l’idea di come i costumi più pazzeschi e disumani che voi inventate in Occidente, reclamizzati da televisioni, giornali e internet, prendono piede in un povero popolo che ha bisogno di tutto ed è frastornato dalla modernità che irrompe violenta in una metropoli in cui la vita, trent’anni fa, era ancora lenta e basata sui valori tradizionali. Nella mia grande parrocchia, che può avere 25-30.000 abitanti, sono quasi tutti battezzati e ci tengono alla fede e alle loro devozioni. Ma le famiglie si sfasciano, i giovani non si sposano nemmeno più, molti crescono e diventano adulti senza sperimentare l’amore della mamma e del papà e il calore protettivo ed educativo della vita familiare. Io sono l’unico prete e la mia è l’unica parrocchia in quest’area missionaria S. Chiara, faccio quel che posso e i fedeli vicini alla chiesa vengono alle funzioni, mi ringraziano della mia presenza e collaborano alle attività pastorali. La diocesi (e la città) di Manaus ha poco più di un milione e mezzo di abitanti, con 56 preti diocesani, 115 missionari e religiosi e 171 suore».
«Poco prima che venissi in vacanza in Italia, una ragazzina di 13-14 anni è venuta a trovarmi e mi ha detto: “Padre, io non so cosa fare. Debbo scegliere se fare l’uomo o la donna, me lo dicono i miei compagni a scuola. Io non so cosa scegliere, ma lei cosa mi consiglia?”. Non è la prima volta che sento questo discorso – continua padre Mandelli – però questa volta ho potuto andare a fondo. La bambina è sincera e sono stato sincero anch’io. Prima abbiamo pregato assieme e poi, con l’aiuto di Dio, spero di averla convinta a non rovinarsi la vita con una scelta contro natura (è anche una bella ragazzina) che la renderebbe infelice. Le ho dato una immaginetta della Madonna a cui è devota e ha promesso di tornare a vedermi. Però tu che parli e scrivi in Italia, dillo ai nostri compatrioti italiani: le scelte pazze che voi fate hanno pesanti conseguenze nel nostro popolo ancora in formazione».
Fin qui padre Mandelli. Leggo sui giornali che nella politica italiana si stanno votando o preparando leggi disumane, che affonderanno sempre più la moralità del nostro popolo e la famiglia italiana: omofobia, divorzio breve, matrimoni gay, adozioni di bambini da parte di coppie gay, eutanasia, ecc. L’Italia è un paese democratico e dal punto di vista legale non c’è nulla da dire: chi ha un voto in più decide. “Summum ius, summa iniuria” sentenziava Cicerone: “La massima rigidità nel giudicare è una grande ingiustizia”. Ma i cattolici che sostengono i partiti favorevoli a queste leggi, si rendono conto che contribuiscono ad affondare ancor più la già fragile famiglia italiana, fondata come Dio vuole (e lo proclama anche la nostra Costituzione) sull’unione fra uomo e donna? Di quanto poco conta la fede in Cristo e nella Chiesa nella loro vita? E della responsabilità che assumono davanti a Dio, di cui dovranno rendere conto? Non solo, ma l’Italia (che ospita il Papa!) è considerata nel mondo il “paese cattolico” esemplare, i nostri costumi e le nostre leggi hanno un notevole influsso, nel bene e nel male, anche nel resto del mondo, specie fra le popolazioni più povere e abbandonate.