Il musicologo tedesco Marius Schneider dedicò la sua vita alla ricostruzione delle arcaiche cosmogonie sonore elaborate dal mondo anticodi Fabio Brigidi
A volte per rendersi conto di dove si trovi lo spirito di una certa epoca, non c'è cosa migliore che verificare se e quanto vengano presi in considerazione determinati lavori e ricerche. Pochi casi in questo senso possono essere così emblematici a nostro parere di quello di Marius Schneider (1903-1982), un musicologo ancora oggi troppo poco conosciuto rispetto all'enorme importanza della sua opera: egli dedicò l'intera vita a un lavoro straordinario di ricostruzione delle arcaiche cosmogonie SONORE elaborate dal mondo antico in cui tutti gli elementi venivano legati fra loro per analogie rese evidenti dal ritmo (forma) sonora COMUNI che si stabiliva fra di essi.
Con metodo rigorosamente positivista riuscì a dimostrare che aree culturali apparentemente lontane e incomunicanti fra loro erano unite da una "forma mentis" straordinariamente unificata dove il suono era il fattore che determinava e teneva insieme le strutture di pensiero da cui poi scaturiva a ogni livello la stessa organizzazione sociale delle comunità: questo avveniva principalmente nelle più arcaiche e primitive culture totemiche e pre-totemiche ma anche (su un livello già più speculativo) nelle alte culture del mondo antico per poi trovare una sua sistemazione in autentica cosmogonia nell'era megalitica con una straordinaria unità di concezione guardando ai vari angoli del globo.
Echi di queste cosmogonie sono entrate appieno fin dentro il Medioevo cristiano europeo: Schneider in tal senso arrivò esclusivamente per intuizione personale a scoprire che dei chiostri romanici catalani raffiguravano nelle scene di animali favolosi o reali e santi scolpiti sui capitelli il corrispondente visivo delle melodie gregoriane dei santi a cui quei chiostri erano intitolati; e, fatto ancor più stupefacente, tale corrispondenza era determinata utilizzando il sistema di corrispondenze fra suoni e animali simbolici che veniva da tradizioni dell'antico oriente apparentemente lontanissime dal medioevo europeo.
Quello che dovrebbe – ma evidentemente, per la struttura mentale della nostra epoca, non trova riscontri adeguati – interessare di tutta questa faccenda è quello che Schneider chiamava pensiero per analogia: ossia, i piani del reale venivano messi in relazione fra loro e poi sistemati attraverso un lucidissimo sistema di corrispondenze attraverso il ritmo sonoro comune ad essi. Per ritmo qui si intende qualcosa di più ampio del ritmo come lo intendiamo noi oggi, ossia una "forma" data dal suono nella sua essenza più pura sul nostro piano percettivo che poi si rispecchia su tutti i vari piani dell'esistenza: elementi naturali, atteggiamenti e comportamenti dell'uomo e degli animali, stagioni, rotazione degli astri nel firmamento, rituali e attività del singolo e della comunità.
Che fosse il suono l'elemento guida di tutto pareva essere straordinariamente evidente all'uomo antico e questo si riscontra pure a livello della quasi totalità dei miti della creazione che si mostrano in ciò concordi al noto incipit "in principio era il Verbo" con cui principia il Vangelo di Giovanni. La domanda è legittima, a questo punto: cosa ci siamo persi per strada nel frattempo? Il suono, e con esso la musica, l'arte dei suoni, ha sì conosciuto uno straordinario sviluppo in Occidente, ma non ha mai ricoperto di fatto il ruolo di "ordinatore" in senso cosmogonico nella visione e nella struttura del mondo e della società.
Meno che mai oggi. Eppure i segnali di tutto ciò dovrebbero, proprio ora, essere evidenti come non mai. La fisica moderna, dopo avere attraversato un'epoca in cui si era concentrata su una spiegazione esclusivamente "materica" del cosmo, ha dovuto per forza di cose "arrendersi" all'evidenza di una realtà dove, oltre un certo limite, sia il microcosmico che il macrocosmico sfuggono all'osservazione materiale della realtà. In altre parole, oltre un certo limite non più raggiungibile né dai sensi umani, né dalla tecnologia, tutto è definito non più in termini di materia, ma di OSCILLAZIONE.
La vibrazione torna a essere indicata, per altra via, come il costituente primario e ultimo di tutto ciò che esiste, ma nella vita di tutti noi, questo fatto è ancora lontanissimo dal venire considerato in tutte le conseguenze che comporta. Lo si è visto attraverso la fisica quantistica, e attraverso il dispiegarsi di misteri cosmici che sono di fronte all'osservazione innegabile degli scienziati e in attesa di adeguate spiegazioni: l'esistenza di materia ed energia "oscura" nell'universo di cui non si conosce praticamente nulla e dimensioni supplementari oltre a quelle note e percepite con i nostri sensi fisici che sono "arrotolate" nelle pieghe del nostro spazio tempo.