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Com’è il calendario della Bibbia?

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Simone Venturini - pubblicato il 09/09/13
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Se per noi il futuro è qualcosa che ci sta davanti, per gli ebrei il futuro riguardava qualcosa che stava dietro l’uomoTra i popoli dell’antichità vi erano diversi modi di concepire lo scorrere del tempo. In Grecia, per esempio, il tempo era considerato come un ciclo che si ripete continuamente, senza mai che si produca una vera e propria novità. Per gli ebrei era invece una linea continua che parte da Dio e che si dirige verso uno scopo globale voluto da Dio (cfr. per es. Apocalisse cap. 1, vers. 8).

Se per noi il futuro è qualcosa che ci sta davanti, per essi il futuro riguardava qualcosa che stava dietro l’uomo – in ebraico achar – poiché era sconosciuto, mentre ciò che stava davanti agli occhi era piuttosto il passato – in ebraico qedem. Intorno al 160 d.C., Jose ben Halafta stabilì che il tempo ebraico dovesse essere calcolato a partire dalla creazione del mondo, il 7 ottobre del 3761 a.C.

Così gli ebrei calcolano l’anno in corso aggiungendo al 3761 gli anni dopo la nascita di Cristo (per esempio il 2010 corrisponde per costoro all’anno 5771). Gli esperti ritengono che calcolando dalla creazione un ciclo di quattromila anni, l’esodo dell’Egitto si sia compiuto in un tempo calcolabile in due terzi del ciclo di quattromila anni, quindi intorno al 2666 A.M. (= Anno Mundi).

Si tratta, però, di calcoli arbitrari, poiché nessuno sa fino ad oggi quale fosse il sistema di calcolo del tempo usato nella Bibbia, del quale troviamo solo sparuti elementi (cfr. per esempio Primo libro dei Re cap. 6, vers. 1).

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