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Pace per la Siria e per tutti i luoghi in guerra

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Chiara Santomiero - pubblicato il 05/09/13
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L’impegno di Caritas italiana per il Medio Oriente e i “conflitti dimenticati” nella I Giornata internazionale della carità

Si celebra il 5 settembre per la prima volta in tutto il mondo la Giornata internazionale della Carità, voluta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nella data che commemora l'anniversario della scomparsa nel 1997 di Madre Teresa di Calcutta, Premio Nobel per la Pace nel 1979, e a 10 anni dalla sua beatificazione. Un'occasione, secondo Caritas italiana che dà risalto all'iniziativa sul suo sito, per ripensare il significato autentico di carità e della solidarietà mentre ferve più che mai l'opera di assistenza alla popolazione siriana in fuga dal conflitto.

Ammonta a 550 mila euro l'aiuto già messo a disposizione da Caritas italiana, in coordinamento con la rete internazionale Caritas, alle Caritas di Siria, Giordania, Libano e Turchia per interventi di assistenza di base come viveri, vestiario e medicine. Caritas Siria, che riesce ancora ad operare in sei regioni del paese, assiste migliaia di sfollati indipendentemente dal loro credo religioso, grazie alla collaborazione di molti volontari e di tutte le strutture della Chiesa attive nel paese.

L'organismo di solidarietà della Chiesa italiana è coinvolta sin dalle prime battute della crisi siriana nell'assistenza e si è da poco conclusa una missione guidata dal direttore di Caritas italiana, don Francesco Soddu, che dal 24 al 30 agosto ha visitato le Caritas del Medioriente, a partire da quelle di Giordania e Terra Santa, in segno di vicinanza e di incoraggiamento. La delegazione ha potuto visitare anche alcune comunità che accolgono i rifugiati siriani in Giordania.

«La Caritas Giordania – ha riportato don Soddu – ha notizia di decine di migliaia di profughi siriani che, dopo i drammatici bombardamenti dei giorni scorsi, in queste ore sono ammassati alle frontiere con il Paese. Inoltre più dell'80% dei rifugiati attualmente presenti in Giordania sono donne e bambini, mentre gli uomini sono rimasti in Siria. Questo porta a una condizione ancora peggiore proprio per i ragazzi, che nella stragrande maggioranza dei casi non posso andare a scuola, ma sono costretti a lavorare o ad elemosinare per mantenere la famiglia».

Secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, il conflitto siriano, negli ultimi due anni, ha provocato almeno 100.000 vittime mentre il numero degli sfollati interni è valutato a 4.500.000 persone. Incerto rimane il numero dei rifugiati nei paesi limitrofi (Libano, Giordania, Turchia, Iraq, Egitto): circa due milioni sono registrati ufficialmente presso i centri di raccolta dell’Unhcr, ma moltissimi hanno scelto di non registrarsi. Solo nel Libano, mentre il dato ufficiale dei rifugiati siriani registrati parla di 700.000 presenze a luglio 2013, fonti locali Caritas ipotizzano una cifra notevolmente più alta, intorno ad 1.300.000.
 
«La povertà – ha aggiunto il direttore di Caritas italiana -, l’insufficienza dell’assistenza sanitaria, l’impossibilità di andare a scuola per centinaia di migliaia di bambini e giovani, gli inevitabili traumi psicologici e le violenze (i rifugiati sono in grande maggioranza donne e bambini) dipingono un quadro così drammatico e precario di cui spesso non ci si rende conto". «La certezza che anche noi riportiamo dal nostro viaggio – ha affermato don Francesco Soddu – è che l’uso delle armi in Siria ha e avrà come risultato niente altro che una “spirale” della violenza e un aggravarsi della già drammatica condizione in cui vivono centinaia di migliaia di persone. Ogni ulteriore militarizzazione del conflitto non farà altro che rendere ancor più insostenibile questa situazione».

Per questo, aderendo alla iniziativa di preghiera per la Siria di Papa Francesco del 7 settembre che cade proprio a ridosso della Giornata internazionale della carità, Caritas Italiana ha invitato tutte le Caritas diocesane a proporre nei percorsi pastorali delle chiese locali esperienza che oltre ad andare incontro ai bisogni concreti delle persone in difficoltà, incoraggino stili di vita di solidarietà e nonviolenza a livello personale, professionale, familiare.

Da anni Caritas italiana è impegnata a tenere viva l'attenzione sui "conflitti dimenticati": la crisi siriana, che dura da oltre due anni, diventa anche l'occasione per invitare a "superare la logica dell'emergenza e della transitoria rilevanza mediatica per prestare attenzione costante e continuativa alle troppe situazioni di conflitto più o meno latenti in atto nell'intero pianeta, che causano morte e sofferenza per milioni di persone e riflettere a livello personale e comunitario sulle cause che generano i conflitti".

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