Si diffondono orientamenti legislativi contro l’uso di simboli religiosi negli spazi pubbliciUna "Carta dei valori laici" per la Provincia del Quebec in Canada o una "nuova religione laica" auspicata in Francia: la rivista "Tempi" esplora orientamenti a livello istituzionale in alcuni Paesi occidentali che mirano a vietare l'espressione religiosa di qualsiasi tipo nelle istituzioni stesse e nella manifestazione pubblica in generale.
Già le scuole cattoliche della Provincia del Quebec avevano dovuto sostituire l’ora di religione con quella di morale laica programmata dalle istituzioni provinciali, denuncia "Tempi" del 28 agosto, ma adesso, secondo il Journal of Montreal, «il partito di maggioranza (Parti Quebecois) ha pronto un disegno di legge che vieterà di indossare qualsiasi simbolo religioso nei tribunali, negli edifici delle forze dell’ordine, nelle scuole, negli asili e negli ospedali». Il divieto colpirà allo stesso modo turbanti indiani, veli islamici, crocifissi cristiani o kippah ebraiche e, sebbene non siano stati precisati i termini in cui ciò potrà avvenire, la norma riguarderà anche le attività private e religiose.
Il Parti Quebecois, precisa la testata, è lo stesso che ha sostenuto lo scorso anno in campagna elettorale la necessità di approvare una “Carta di valori laici” della Provincia. E già tre anni fa «sono state vietate le celebrazioni religiose negli spazi pubblici, anche se affittati, e l’ingresso di esponenti religiosi negli asili finanziati dalla Provincia per cui non si può più far alcun riferimento al sacro, neppure nei canti o nei lavoretti natalizi».
Questo orientamento legislativo soprattutto nei luoghi educativi come la scuola non risponde più a un desiderio di non urtare alcuna sensibilità religiosa privilegiandone solo alcune, ma a una diversa concezione valoriale: «Riconoscere che il secolarismo è un valore – sottolinea "Tempi" riportando le parole della governatrice del Quebec Pauline Marois – significa prendere consapevolezza dell’evoluzione della popolazione che negli ultimi cinquant’anni si è sempre più secolarizzata, vietando l’espressione religiosa nelle istituzioni».
"Una Carta della laicità" è stata già diffusa nelle scuole francesi su indicazione del ministro Vincent Peillon la cui "presunta neutralità" è, invece, secondo "Tempi" (29 agosto) un «semplice paravento per imporre idee di una precisa corrente culturale». Ad esempio, sottolinea "Tempi" «Peillon è convinto che "le scuole private non debbano parlare di matrimonio" ed è favorevole all’introduzione nelle classi di letture quali "Papà porta la gonna" che ha lo scopo di insegnare ai più piccoli che i sessi si possono cambiare a piacimento, "permettendo in questo modo di affrontare i temi del sessismo e dell’omofobia, che sono legati"».
In realtà, insiste "Tempi" (4 settembre) riportando le parole del filosofo Martin Steffens intervistato dal "Foglio" «l’obiettivo “educativo” dello Stato francese governato dai socialisti è "strappare il bambino da tutti i suoi legami pre-repubblicani per insegnargli a diventare un cittadino" privo di identità» come pure «"creare un mondo" dove individui senza memoria e legami "godono come ubriachi del loro diritto di fare qualsiasi cosa"». E' la perdita della memoria culturale complessiva di un Paese: durante una lezione di filosofia, come spiega ancora Steffens, «"ormai non è più possibile parlare di Sant’Agostino o di Tommaso d’Aquino senza che uno studente salti su a ricordare che viviamo in un paese laico"» ma questi studenti non si rendono conto che «"tanti dei valori che stanno alla base della Francia provengono dalla tradizione cristiana"». Allo stesso modo non possono apprezzare fino in fondo l'espressione artistica presente nei paesi e nelle città che pure ammirano e che spesso è frutto dell'arte religiosa.
Nè si può secondo il filosofo Steffens affermare una nuova "religione laica" come quella auspicata dalla sinistra francese e dal ministro dell’educazione Peillon: infatti, «"a meno di non essere abbastanza pazzi da adorare un dio costruito in un think thank, creare dal nulla una religione vuol dire non crederci"».